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Grecia, terra bruciata. Dalla Troika

In questi giorni i vari responsabili di settore del governo ellenico lanciano segnali di speranza, di incoraggiamento. “La fine della crisi è vicina – affermano – ce la stiamo facendo”. E i media accondiscendenti mandano in giro notizie rassicuranti, come quella diffusa dal Ministero delle Finanze secondo il quale circa 17,6 milioni di euro provenienti da tangenti intascate da persone processate e condannate per corruzione sarà destinato a coprire le necessità più urgenti della sanità e dell’istruzione della Grecia. La notizia è di quelle altisonanti: “Per ordine del primo ministro Antonis Samaras una prima somma di 17,6 milioni di euro proveniente da attività illegali contro lo Stato sarà restituita alla società greca”.

Di tale somma, precisa il comunicato del dicastero, 13 milioni saranno destinati alla sanità pubblica per finanziare gli interventi chirurgici dei pazienti che non godono della previdenza sociale e quattro milioni alle necessità di alloggio di 3.000 studenti e per l’acquisto di computer per i non vedenti.

Alleluja alleluja? Macché.

A ben guardare dopo cinque anni di crisi economica conclamata e sei di recessione, la situazione non fa che peggiorare, e se anche qualche dato macroeconomico comincia ad essere soddisfacente per i cinici economisti del Fondo Monetario e della Banca Centrale Europea, le statistiche appena diffuse dall’Elstat di Atene parlano chiaro.

Solo per rimanere all’ultimo trimestre del 2013 il reddito disponibile delle famiglie è sceso di 2,6 miliardi di euro, cioè l’8% del totale, rispetto all’anno precedente che era già stato disastroso. Un crollo che secondo l’Istituto Ellenico di Statistica è da attribuire alla diminuzione del 9.9% del reddito dei lavoratori e ad un calo dell’8.2% delle prestazioni sociali.

Secondo una ricerca condotta dall’Istituto per le Piccole Imprese della Confederazione Generale Professionisti, Commercianti e Artigiani ellenici (Ime-Gsevee) su un campione di 1.207 nuclei familiari rappresentativi lo scorso dicembre in Grecia una famiglia su tre teme di perdere la propria casa a causa dei debiti accumulati, mentre gran parte della popolazione dichiara di non essere in grado di soddisfare i propri impegni finanziari. Attualmente ben 1,4 milioni di famiglie (gli abitanti in Grecia sono meno di 11 milioni) hanno almeno un disoccupato in casa e di loro solo un 9,8% riceve il sussidio di disoccupazione, mentre oltre un milione non hanno alcuna garanzia per la continuazione del loro attuale rapporto di lavoro.

Il 44,3% dei nuclei familiari risulta indebitato con le banche mentre un greco su 10 si è visto sinora costretto a vendere parte della sua proprietà per riuscire a superare la crisi. Una situazione che sarà peggiorata durante l’anno in corso da nuove misure di austerità che riguardano, tra l’altro, la tassa sugli immobili e il sequestro dei depositi bancari in caso di mancato pagamento delle tasse.

Il 94,6% delle famiglie, afferma lo studio, ha subito una riduzione media del 39,47% del proprio reddito dal 2010 sino ad oggi, con un picco nella Regione dell’Attica, quella di Atene. La disoccupazione è arrivata a livelli così alti che il principale reddito di moltissime famiglie (48,6%) proviene dalle pensioni. Quasi due terzi delle famiglie – il 63,7% – ha ridotto le spese per l’alimentazione, il 90,3% ha tagliato le spese per il vestiario e il 90% ha limitato quelle per  ristoranti, bar e cinema. Il 75% delle famiglie ha ridotto anche le spese per il riscaldamento e il 36,5% ammette che ormai acquista solo prodotti di qualità inferiore perché non può permettersene di migliori.

Un altro spaccato terribile sulle conseguenze della guerra che l’Unione Europea ha dichiarato al popolo greco giunge dal Comitato ellenico dell’UNICEF. Il rapporto presentato insieme all’Università di Atene sulla conizione dell’infanzia afferma che nel paese il 23% dei bambini è povero rispetto all’indice di povertà medio europeo (pari a un comunque alto 20,5%): ormai i minorenni che vivono sotto la soglia di povertà sono 439.000. Le famiglie povere sono ora il 20,1% della popolazione totale e la Grecia possiede la più alta percentuale di bambini sottopeso dei paesi OCSE.

Di fronte ad una situazione come questa le risposte sociali e sindacali di qualche peso cominciano a scarseggiare. E non potrebbe essere altrimenti vista la mancanza di una proposta politica generale in grado di catalizzare rabbia e disperazione sociali verso un progetto di rottura e trasformazione. Anche se proteste e conflitti continuano, a volte in modo coraggioso e non scontato. Ieri i lavoratori della società ellenica per la produzione dell’energia elettrica (Deh), hanno occupato gli uffici centrali dell’azienda addetta alla distribuzione dell’energia elettrica (Admie) vicino ad Atene, per contestare il disegno di legge del governo che impone la sua privatizzazione. Secondo alcuni media, sono stati occupati anche gli uffici di Salonicco e quello di Santo Stefano nella Regione dell’Attica. Ieri pomeriggio alle 17:00 si è svolta una manifestazione di protesta a Ptolemaida, dove si trovano il principale centro di produzione di energia elettrica e i più grandi giacimenti di carbone della Grecia, alla quale hanno preso parte i lavoratori del settore provenienti da tutto il Paese. Il disegno di legge relativo alla privatizzazione dell’azienda prevede la vendita ai privati del 66% delle azioni della compagnia. E naturalmente la forte riduzione dell’organico. 

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