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Ucraina: opposizione spaccata, i fascisti minacciano la guerra civile

L’opposizione ucraina si dice pronta ad abbandonare il municipio di Kiev occupato ormai dallo scorso dicembre dai manifestanti filoccidentali. Ad occupare la sede istituzionale da mesi sono i militanti del partito di estrema destra Svoboda, una delle tre formazioni parlamentari che insieme a Udar e a Patria ha tentato inutilmente di dare la spallata al governo del presidente Viktor Yanukovich dopo che questi ha rifiutato di firmare un patto di associazione con l’Unione Europea considerandolo controproducente per l’economia del paese.

D’altra parte, lo sgombero del comune è una delle condizioni poste dall’esecutivo per l’applicazione della legge d’amnistia approvata dal parlamento poche settimane fa nei confronti dei 234 manifestanti che sono stati scarcerati ma che teoricamente possono ancora essere processati per vari reati.
Il numero due di Svoboda, Iuri Syrotiuk, si è detto pronto a far sgomberare il municipio appena possibile ed entro mezzora, visto che la decisione è stata adottata all’unanimità dal cosiddetto “consiglio di Maidan”, composto da rappresentanti di partiti politici e gruppi che da mesi si sono impossessati di piazza dell’Indipendenza. Ma secondo quanto riportano i media ucraini alcuni dei gruppi più estremisti sono contrari a questo passo e alla distensione in generale col governo, e continuano a puntare sul muro contro muro.
“L’ultimatum scade lunedì (…) Noi vogliamo che questa decisione venga approvata da tutte le forze dell’opposizione. Serve che sia una decisione unanime”, ha spiegato lo stesso leader dell’estrema destra, Syrotiuk.

Ma l’opposizione è sempre più spaccata. Molti alcuni gruppi ultranazionalisti e fascisti vogliono far saltare le trattative per la formazione di un governo di coalizione tra una parte dei partiti filo-Ue e filo-Nato e il Partito delle Regioni, che rappresenta buona parte dei voti delle comunità russofone delle regioni orientali del paese, più inclini ad un rapporto privilegiato con Mosca e la sua Zona di unione doganale.
Dalle stesse file dell’opposizione ‘moderata’ – o divenuta tale dopo che è diventato evidente che la spallata al governo non avrebbe funzionato – ci si chiede come reagiranno i gruppi estremisti dell’estrema destra ad un possibile varo, già la prossima settimana, di un nuovo governo tra le forze filoccidentali e Viktor Yanukovich.

L’ala della destra radicale nelle ultime settimane si è rafforzata, acquisendo legittimità nello scontro con le forze dell’ordine, a furia di attacchi e aggressioni contro i suoi nemici – militanti comunisti, attivisti sindacali, esponenti della comunità ebraica, poliziotti ed esponenti politici governativi – fino ad arrivare ad accusare la leadership dei tre partiti dell’opposizione parlamentare di tradimento nei confronti della causa di Piazza Maidan.

Svoboda – l’ex partito nazionalsocialista ucraino guidato da Oleg Tiahnybok – è combattuto tra la fedeltà al fronte parlamentare e alla trattativa per il governo e la contestazione dura. Teme di perdere consensi verso i gruppi ancora più estremisti che continuano a gestire una parte importante dei punti di Kiev dove la protesta rimane in piedi nelle forme dure, blindati dietro barricate costruite con sacchi pieni di ghiaccio e suppellettili varie ammucchiate a difesa dei propri fortini.

In particolare Pravyi Sektor (Settore di destra) – che riunisce diversi gruppi come Tryzub (Tridente), Bilyi Molot (Martello bianco) o i Patrioti ucraini – ha già annunciato nei giorni scorsi di essere pronto alla ‘guerra civile’ e che non ‘esiterà a ricorrere alla violenza’ per buttare già il governo. “Siamo pronti a imbracciare i fucili, se necessario” ha tuonato il leader della coalizione fascista, Dmytri Yarosh, affermando che gli obiettivi del Pravi Sektor sono immutati e vanno dalle dimissioni immediate del presidente Viktor Yanukovich alla messa al bando del Partito delle regioni e di quello comunista. In una intervista concessa all’agenzia Ansa, Yarosh si dice a favore della firma del Trattato di associazione con l’Ue ma contrario all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione che, secondo lui, “distruggerebbe i valori nazionali” visto che alcuni dei paesi aderenti permettono l’aborto, l’immigrazione di massa o le nozze tra omosessuali. Ma l’ingresso dell’area di influenza europea al 42enne Yarosh va bene, rafforzerebbe il nazionalismo antirusso che è alla base di questa nuova realtà politica che secondo lui può contare su migliaia di combattenti in tutto il paese, soprattutto in Galizia, la regione più occidentale dell’Ucraina.

Di fronte alla minaccia che i gruppi paramilitari e ultranazionalisti scatenino una sorta di pogrom contro le sue sedi e i suoi militanti – già oggetto di numerosi attacchi e aggressioni – il Partito Comunista Ucraino nei giorni scorsi ha lanciato la formazione di un Fronte Antifascista non solo nella capitale, ma anche in altre regioni, invitando tutte le forze della sinistra ad unirsi contro un pericolo sempre più patente.

Le minacce dell’estrema destra non vanno prese con leggerezza. Lo scorso 11 febbraio un giudice è stato ucciso a colpi di pistola da due sconosciuti a Kremenchuk, 300 chilometri a sudest della capitale Kiev. Il giudice Olexandr Lobodenko, 34 anni, “aveva di recente esaminato il caso di vari partecipanti alle azioni di protesta” e aveva deciso di incriminarli per occupazione di edificio pubblico, condannandoli a due mesi di reclusione, anche se aveva scelto di mandarli agli arresti domiciliari rifiutando la detenzione preventiva in carcere.

Domani a Kiev è prevista l’ennesima manifestazione da parte del fronte filoccidentale, e si vedrà se i gruppi oltranzisti avranno guadagnato ulteriore consenso. Il futuro dell’Ucraina è oggetto di uno scontro aperto tra Mosca da una parte e l’asse USA-UE dall’altra; un asse assai litigioso ed in competizione, come hanno dimostrato le invettive rivolte dall’inviata statunitense Victoria Nuland – “Fuch the EU!” – nei confronti di Bruxelles. In un clima esplosivo come questo la manovalanza fascista potrebbe diventare l’elemento da poter manovrare per far saltare un eventuale accordo tra le diverse parti che stoppi le aspirazioni della Nato, di Washington o di Bruxelles a mettere del tutto le mani su Kiev. E le conseguenze potrebbero rivelarsi tragiche, scatenando un bagno di sangue. D’altra parte il presidente dell’Ue, Herman Van Rompuy, ha affermato senza mezzi termini che “l’avvenire dell’Ucraina appartiene all’Ue”, un’affermazione che non può che irritare la Casa Bianca.

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