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In Medio Oriente è orrore senza “soglie”

I miliziani dell’Isis hanno bruciato vivo un prigioniero di guerra, le autorità giordane impiccano per rappresaglia due prigionieri di guerra tra cui una donna. E’ la legge del taglione, nel XXI Secolo. A beneficio delle telecamere e della più brutale spettacolarizzazione della guerra sporca in corso in un quadrante – quello tra Iraq, Siria, Libano, Giordania – che l’Isis ha perimetrato come nucleo dello Stato Islamico, e i regimi arabi “apostati” vedono come minaccia alla loro esistenza costruita sui confini della spartizione coloniale tra Gran Bretagna e Francia.

Si è scelta la strada dell’orrore e della brutalità nei confronti dei prigionieri di quella che, per quanto sporca e asimmetrica, è una guerra. Eravamo abituati a guerre convenzionali, così definite perchè, pur nella loro brutalità bellica, seguivano delle “convenzioni” internazionalmente riconosciute (anche se spesso non applicate). Poi ci eravamo abituati a guerre non convenzionali perchè asimmetriche. Da una parte le grandi potenze e la loro supremazia militare e tecnologica, dall’altra stati deboli sottoposti ad ogni tipo di bombardamento ed armi sperimentali che falcidiano più civili che combattenti con l’obiettivo di piegare – attraverso il terrore – un leader riottoso o un governo dissonante dagli interessi statunitensi o europei. Insomma ci eravamo abituati perchè il teatro di guerra era distante ed “esotico”.

Il Medio Oriente e la sporca guerra in corso sbaraccano invece ogni giorno di più ogni parametro e spalancano soglie dell’orrore dalle quali molti vorrebbero girare la testa. In qualche modo lo avevano già fatto come durante la mattanza a Falluja durante l’invasione Usa dell’Iraq o le mattanze israeliane su Gaza. Si era pensato che fosse sufficiente negare o accettare quegli orrori come un male necessario nella “guerra al terrorismo”, che l’asetticità di un bombardamento visto dall’alto (di un aereo da combattimento o della cabina di regia a distanza di un drone) potesse rendere relativi, invisibili e inesistenti quelli che in basso venivano colpiti da quelle bombe, sempre più letali, sempre più nuove e micidiali.

Ma quell’orrore ne sta restituendo di altro e di nuovo, ma non ancora simmetrico. Al primo le opinioni pubbliche occidentali si sono assuefatte, al secondo dovranno abituarsi. A Parigi come a New York o Roma si può ritenere che centinaia di missili e bombe lanciate su questo o quell’obiettivo siano un prezzo accettabile, a patto di vedere solo porzioni parzialissime degli effetti collaterali. Dall’altra parte, non potendo competere per mezzi e capacità di fuoco, ci si affida alla spettacolarizzazione su pochi obiettivi: un piccolissimo nucleo che colpisce il cuore di una grande metropoli internazionale (come la redazione di un giornale) o con una esecuzione la cui violenza umana e visiva abbia l’effetto di un bombardamento con le bombe al fosforo pur provocando un centesimo delle vittime.

E obiettivamente non c’è meno orrore nel morire vittima bruciata dalle bombe al fosforo bianco piuttosto che arso vivo in una gabbia, se l’unica differenza è che ci sia una telecamera che lo riprenda oppure no.

In questa escalation dell’orrore non appare più visibile un limite, soprattutto per chi si è assuefatto al limite determinato dalla invisibilità delle vittime. Ma il meccanismo messo in moto in questi anni di interventi militari, bombardamenti, destabilizzazioni ripetute dei paesi del Medio Oriente da parte dei governi occidentali in combutta o indifferenti alle satrapie locali, non appare in grado di essere “normato”, di essere limitato da parametri comuni che avevano reso le guerre “convenzionali”.

In questi mesi abbiamo parlato di apprendisti stregoni che hanno lavorato per far saltare sistematicamente ogni equilibrio senza saperne o volerne costruire di nuovi. Hanno perseguito questo avventurismo in Iraq, in Libia, in Siria, nei Territori Palestinesi. I governi di Washington, Londra, Parigi, Roma hanno ascoltato quelli che facevano proiezioni sul prezzo del petrolio o quelli che costruivano e disfacevano alleanze a tempo determinato sui teatri di guerra. Creando, finanziando, armando e poi abbandonando gruppi, leader, regioni, etnie. Gli apprendisti stregoni hanno pensato di poter continuare a giocare unilateralmente, anche sulle soglie dell’orrore e il terrore da distribuire. Ma tutto, o parte di questo, prima o poi viene restituito. E se si è deciso che le convenzioni erano diventate “lacci e lacciuoli”, la restituzione dell’orrore non può che rivelarsi conforme all’assenza di regole del gioco. Benvenuti nel XXI Secolo.

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1 Commento


  • Fabio

    Sono abbastanza d’accordo. L’unica cosa che proprio non capisco è perché voi come altri continuate a chiamare l’Is con l’acronimo Isis.

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