Menu

Ucraina: un compromesso che sa di colpo di stato

17.30 – L’esercito ucraino non sarà “coinvolto in nessuna maniera” nel conflitto: lo hanno detto i funzionari del ministero della Difesa in un comunicato. “Le forze armate non saranno in nessuna maniera coinvolte nel conflitto politico”, recita la nota. “I militari restano fedeli al popolo ucraino”, aggiunge il comunicato che termina con la frase “Gloria all’Ucraina!”, slogan caratteristico dei miliziani delle organizzazioni ultranazionaliste e di estrema destra, insieme a “Gloria agli eroi”.

17.00 –  “Vanno a rimorchio degli estremisti armati e minacciano la sovranità e il sistema costituzionale del paese” ha commentato il Ministro degli Esteri di Mosca in un comunicato riferendosi alle ex opposizioni ucraine. Gli stessi ministri degli esteri di Francia, Germania e Polonia (Laurent Fabius, Frank-Walter Steinmeier e Radoslaw Sikorski) hanno ammesso durante una conversazione telefonica con il capo della diplomazia russa, Sergej Lavrov, che le opposizioni ucraine non hanno rispettato gli impegni sottoscritti ieri mattina e imposti a Yanukovich proprio dall’Unione Europea.

16.30 – Il Presidente Yanukovich, dato per fuggito all’estero dalle a questo punto ‘ex opposizioni’, è ricomparso in pubblico intervenendo sul colpo di stato in corso a Kiev. “Non sono opposizioni, sono banditi” ha detto. Durante una intervista televisiva Yanukovich ha affermato che non ha intenzione di dimettersi e che farà di tutto per evitare un ulteriore bagno di sangue, affermando che tutte le decisioni prese dal parlamento del paese dopo il colpo di stato sono da considerarsi nulle e che quindi non le firmerà, e si rifiuterà di promulgarle e renderle effettive.

16.00 – La nuova maggioranza golpista all’interno del Parlamento dell’Ucraina ha approvato la convocazione di elezioni presidenziali anticipate per il prossimo 25 maggio.

15.30 – L’automobile con a bordo il Víktor Yanukóvich è stato oggetto di colpi di arma da fuoco, a Kiev, mentre era diretta all’aeroporto per recarsi a Kharkov, dove il presidente ha incontrato alcuni esponenti politici di partiti che si oppongono al colpo di stato.

15.00 – L’ex presidente del Parlamento, il 67enne Volodímir Rybak, è stato picchiato da alcuni sconosciuti. L’uomo è stato trasferito a Donetsk per ricevere le cure necessarie. 

13.45 – Nella città di Kharkov è in corso una conferenza di eletti di tutti i livelli istituzionali – dai parlamentari ai consiglieri comunali – e di rappresentanti politici di diversi partiti convocata per reagire alla presa del potere da parte dei partiti di destra filoccidentali. I rappresentanti delle regioni del Sud e dell’Est e quelli della Repubblica Autonoma della Crimea, hanno annunciato che assumono i pieni poteri fino a che nel paese sarà ristabilito l’ordine costituzionale violato dal colpo di stato in atto. La conferenza denuncia che le opposizioni hanno violato gli accordi siglati ieri con il presidente Yanukovich sotto supervisione internazionale impossessandosi del potere, e destituendo alcune delle principali cariche dello stato, mentre in molte regioni del paese sono in corso aggressioni a oppositori politici e irruzioni e assalti alle sedi del Partito Comunista, del Partito delle Regioni e dei sindacati (guarda il video più in basso).

13.00 – E’ stata scarcerata quella che i media occidentali chiamano ‘la pasionaria di Kiev’, l’ex premier ‘arancione’ Yulia Tymoshenko, condannata nel 2010 a 7 anni di reclusione per corruzione e abuso di potere. La liberazione della leader del partito ‘Patria’ era stata votata ieri dalla nuova maggioranza parlamentare di destra.

11.50 – La nuova maggioranza golpista del parlamento ucraino ha eletto poco fa un nuovo presidente della Rada: si tratta di Olexandr Turchínov che, dall’arresto della ex premier ‘arancione’ Yulia Timoshenko, nel 2011, è sempre stato considerato il suo braccio destro ed è il vicesegretario del partito ‘Batkivshina’ (Patria). 

11.25 – Le autorità aeroportuali della città di Kharkov smentiscono il fatto che l’areo con a bordo il presidente della repubblica sia atterrato ieri in città. E’ giallo sulla destinazione di Yanukovitch.

11.15 – Il parlamento dell’Ucraina ha revocato gli incarichi al ministro dell’Interno Vitaliy Zakharchenko il quale, secondo alcune fonti, dovrebbe avere già varcato il confine della Bielorussia. Zacharchenko è stato uno dei sostenitori della linea dura, la sua testa era stata più volte chiesta dalla opposizioni durante i negoziati con Yanukovitch.

11.00 – A Kiev un gruppo di miliziani ha preso il controllo di tutti gli uffici dell’amministrazione presidenziale con elmetti e scudi si è messo a guardia del palazzo presidenziale. Non c’è polizia in vista. Gli agenti intanto hanno abbandonato le loro postazioni intorno alla capitale, e i dimostranti hanno fatto irruzione nella residenza del presidente. L’abitazione si trova a circa 20 chilometri da Kiev, lungo le rive del Dnipro, nel parco Mezhighiria.

La situazione alle 10.30

Accordo raggiunto, su pressione dell’Ue, degli Usa e della Nato sul governo ucraino: elezioni anticipate entro pochi mesi, governo di unità nazionale e ritorno alla costituzione del 2004, quella imposta dalla cosiddetta ‘rivoluzione arancione’ imposta dai movimenti filo-occidentali e poi naufragata per colpa dell’inconsistenza dell’appoggio sociale e per la furiosa competizione tra i due leader della protesta, Viktor Yushchenko e Yulia Tymoshenko, finita poi in galera per malversazione, abuso di potere e corruzione ma dipinta dalla stampa mondiale come una sorta di eroina, di “pasionaria rivoluzionaria”.

Tra le varie leggi adottate ieri dalla Rada (il parlamento di Kiev) in fretta e furia, dopo la firma dell’intesa tra Partito delle Regioni ed opposizione nazionalista filoccidentale – Udar, Patria e Svoboda – anche la liberazione della Tymoshenko, oltre che l’impunità per gli ‘insorti’ e il ritorno alla Costituzione del 2004, che tra le altre cose decurta i poteri presidenziali aumentando le prerogative del premier. Di fatto ieri si è creata una nuova maggioranza parlamentare, perché ai deputati che sostengono l’ingresso dell’Ucraina nello ‘spazio vitale’ dell’Unione Europea si sono sommate alcune decine di parlamentari – sembra 41 finora – eletti nel Partito delle Regioni ed in altre forze satellite che, vista la malparata, hanno deciso di passare con i nuovi padroni del paese.

Ma l’accordo non disinnesca la mobilitazione dei gruppi paramilitari dell’estrema destra, né dei neonazisti del ‘Pravyi sektor’, né dei radical-nazionalisti di ‘Spilna Prava’ che ieri in piazza Maidan hanno annunciato la continuazione della ‘rivoluzione nazionale’ finché Yanukovich non si dimetterà e non sarà processato e “punito per i suoi crimini” e finché non saranno sciolti il Partito delle Regioni e il Partito Comunista.

Anche il leader dell’opposizione, l’ex campione di pugilato Vitali Klitschko, chiede misure che vanno assai oltre quanto concordato nelle ultime ore col governo con la ‘mediazione’ dei ministri degli Esteri dell’Ue. L’uomo della Merkel ha sollecitato il parlamento ad approvare una risoluzione che inviti il presidente a dimettersi “immediatamente”. L’opposizione nel suo insieme ha inoltre rivolto un appello per la destituzione di Yanukovich e per la convocazione di elezioni anticipate entro il 25 maggio.

Intanto nelle regioni occidentali, dove i palazzi istituzionali rimangono occupati e dove la polizia è passata con gli ‘insorti’ – migliaia di armi sono state saccheggiate e distribuite tra i miliziani – si segnalano aggressioni e minacce contro esponenti dei partiti avversari e di fatto l’intenzione di impossessarsi delle istituzioni in una sorta di secessione di fatto da Kiev. Lo stesso dicasi per la Crimea, regione russofona che è molto vicina al distacco dall’Ucraina e ad una qualche forma di unione con la Russia. Se come ha detto il ministro degli Esteri tedesco Frank Walter Steinmeier dopo il raggiungimento del compromesso la posta in gioco era l’integrità territoriale dell’Ucraina, le profonde fratture prodotte in questi mesi non si sono certo rimarginate con la firma di un documento che disinnesca l’emergenza ma non chiude uno scontro che alcune forze oltranziste continuano a perseguire.
Anche Svoboda, (fino a pochi anni fa Partito Nazional-Socialista dell’Ucraina), che pure fa parte della troika parlamentare filo-Ue e filo-Nato e che teoricamente ha aderito al compromesso imposto al governo dalle violenze di piazza, in realtà continua a soffiare sul fuoco.

Nelle ultime ore l’estrema destra ha dato un ultimatum al presidente Yanukovich, minacciando di ‘andarlo a prendere’ se non si dimetterà quanto prima. Una minaccia che il capo del Partito delle Regioni deve aver preso sul serio se poche ore fa ha abbandonato la capitale per rifugiarsi nella più protetta città orientale di Kharkiv. Nelle ultime ore l’opposizione, utilizzando toni trionfalistici, aveva addirittura annunciato che Yanukovich era scappato ed aveva abbandonato il paese. Già ieri pomeriggio alcuni giornalisti avevano in precedenza raccontato di essere riusciti senza difficoltà ad entrare all’interno della residenza presidenziale, normalmente blindata, alla periferia di Kiev. I dimostranti, alcuni dei quali armati, questa mattina hanno fatto irruzione all’interno del Palazzo della presidenza, che si trova invece nel centro della città.

Nel frattempo il Partito delle Regioni continua a sfaldarsi, e anche il presidente del Parlamento ucraino, Volodymyr Rybak, ha rassegnato le dimissioni. 

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *