Le violente proteste di piazza in corso in Venezuela ormai dal 12 febbraio scorso hanno provocato altre due vittime – un agente della polizia militare e un autista di moto-taxi – portando così a 19 i morti e ad almeno 300 i feriti.
Entrambe le vittime sono state uccise quando membri dei gruppi oltranzisti dell’opposizione di destra hanno tentato di impedire, con lanci di pietre e molotov, che la polizia e le squadre di militanti dei “colectivos” – gruppi chavisti motorizzati – rimuovessero le barricate che da settimane bloccano Los Ruices, una urbanizzazione residenziale di classe medio-bassa ad est della capitale Caracas (Stato di Miranda).
Poi all’improvviso sono cominciate a volare le pallottole. L’agente della Guardia Nazionale, ha denunciato il deputato chavista Cabello, è stato colpito da un cecchino, così come l’autista di moto-taxi.
“Questo non è un movimento studentesco…questi sono vandali che odiano la popolazione. Devo dirlo, perché sono tenuto a fare appello alla pace” ha detto il presidente Nicolás Maduro. “Che vuole questa gente con questa violenza? Dove sono i dirigenti politici dell’opposizione” ha tuonato il presidente venezuelano Maduro.
Intanto il governo venezuelano ha dapprima rotto le relazioni con Panamá, che ha a più riprese reclamato una riunione dell’Organizzaizone degli stati americani (Osa) sul tentativo di destabilizzazione del paese, celebrata a Washington, e poi dichiarato persona “non grata” quattro membri dell’ambasciata panamense a Caracas, dando loro 48 ore di tempo per uscire dal paese.
Un pronunciamento è giunto anche dal generale Vladimir Padrino, capo del Comando strategico operativo (Ceo) della Forza armata nazionale bolivariana (Fanb). “Non siamo i ‘montoneros’ del XIX secolo o dell’inizio del secolo scorso. Non ci prestiamo alla barbarie, a colpi di Stato e tanto meno a forzare la volontà popolare” ha sottolineato Padrino. “Queste azioni violente che minacciano i diritti fondamentali vogliono rompere il filo costituzionale” ha aggiunto, affermando inoltre che i militari hanno osservato gli accadimenti delle ultime settimane “indignati dalla violenza”. Questa – ha concluso – “è una battaglia fra il bene e il male, fra la verità e la menzogna” e i soldati resteranno impegnati “a costruire la patria di Bolívar e Chávez”.
Da parte sua l’opposizione afferma che ad uccidere le due ultime vittime degli scontri sarebbero stati cecchini governativi mentre così come era accaduto qualche settimana fa in Ucraina sui social network e su youtube sta rimbalzando un video montato ad arte in cui una giovane ed eterea fanciulla descrive il governo venezuelano come una dittatura e la situazione come il frutto di una brutale repressione del ‘regime’ contro il ‘popolo’. Inquadrature, argomenti e linguaggi uguali a quelli utilizzati per un video simile girato dall’estrema destra ucraina e che ha diffuso nel mondo il verbo di chi voleva preparare l’opinione pubblica al golpe a Kiev.
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