La precarietà alla tedesca sembra quasi un paradiso, al confronto di quella italiana. Ma sempre precarietà è. I margini di profitto del capitale tedesco, però, sono in questo momento tali che si può cercare di “comprare consenso” fissando per legge un livello di “salario minimo” che qui da noi non si spunta più neppure con la contrattazione nazionale (del resto, se non fai conflitto vero, perché le imprese dovrebbero regalarti qualcosa?).
La Germania apre dunque la partita del “salario minimo” dentro l’Unione Europea. Bisogna infatti ricordare che questo modo di regolare il salario è tipico della tradizione anglosassone, non del “modello sociale europeo” del secondo dopoguerra. Otto euro e mezzo l’ora, naturalmente “lordi”, ossia antetasse e contributi; in pratica 1.500 euro mensili (lordi!). Se pensiamo che nel nord Italia ci sono aziende che non si vergognano neppure nel proporre lavori pagati 6 euro lordi l’ora, si comprende bene che lo “spread” salariale tra i due paesi è alquanto pronunciato.
Un disegno di legge concordato dalla ministra del lavoro Andrea Nahles con gli altri ministri è stato presentato ieri in Parlamento; visto che è il frutto di una mediazione di “larghe intese” (la misura era stata chiesta dai socialdemocratici come “irrinunciabile” per giustificare la loro partecipazione subordinata al governo Merkel) non dovrebbero esserci incertezze sulla sua approvazione.
Il testo finale uscito dal confronto sembra persino “meno peggio” rispeeto alle previsioni. Sono infatti molto poche le tipologia di lavoratori per cui un’impresa potrà derogare da quest’obbligo di legge.
Secondo quanto riferito dalla stessa Nahles in conferenza stampa, i datori di lavoro potranno fare eccezioni, fino alla fine del 2016, solo per i minorenni (ma non dovrebbe essere vietato il lavoro minorile, nela “civilissima Unione Europea”?), per chi svolge lavori a “titolo onorifico” e per chi viene reinserito nel mondo del lavoro dopo un lungo periodo di disoccupazione, ma solo per i primi sei mesi di contratto. Provate a fare il paragone con i contratti di “apprendistato” o “a termine” già approvati per decreto col “jobs act” e vedrete la differenza…
Secondo il governo di Berlino, dovrebbero essere circa 4milioni i lavoratori che beneficeranno della nuova norma.
Il passaggio non è però senza opposizione. La Cdu si era fin qui opposta affermando che con un salario minimo sarebbero doiminuiti i posti di lavoro, perché troppo “vincolante” per le imrpese. La stessa posizione presa dalla locale Confindustria e dall’istituto di ricerca economia Ifo, per cui il salario minimo a 8,50 euro all’ora cancellerà circa 900mila posti di lavoro. I padroni sono incontentabili a tutte le latitudini…
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