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Romania come la Val Susa, migliaia in piazza contro Chevron

Migliaia di persone sono scese in piazza in Romania nei giorni scorsi per dire no ai progetti del colosso energetico statunitense Chevron. La multinazionale di Washington intende avviare l’esplorazione per il gas di scisto “da qui a tre settimane” in alcune regioni della Romania ha informato ieri uno dei responsabili durante la visita di uno dei siti d’esplorazione, mentre gli oppositori del progetto protestavano in diverse città, tra cui la capitale Bucarest dove i manifestanti si sono raccolti in piazza dell’Università.

“Le fratture idrauliche non guariscono mai” hanno denunciato i promotori della protesta denunciando il metodo di perforazione utilizzato per sbloccare il gas di scisto, chiamato fratturazione idraulica o “fracking”. “Abbiamo visto gli effetti del fracking sull’ambiente negli Stati Uniti e non vogliamo che lo stesso accada qui”, ha detto alla stampa Alexandra Paslaru, una studentessa universitaria. La tecnica del ‘fracking’ consiste infatti nel pompaggio di acqua e prodotti chimici ad alta pressione in formazioni rocciose profonde per liberare petrolio e gas, metodo che però aumenta il rischio di contaminazione dell’acqua potabile e dà luogo a scosse sismiche e ad una frattura irreverersibile del suolo.
Chevron ha ricevuto dal governo di centrosinistra di Bucarest, guidato dal primo ministro Victor Ponta, i permessi di esplorare siti per l’estrazione del gas di scisto nel nord-est della Romania e sulla costa del Mar Nero. Nonostante l’opposizione della popolazione locale, il gigante energetico ha iniziato a costruire il suo primo pozzo di esplorazione nel villaggio di Pungesti. Ma comunque le continue e determinate manifestazioni organizzate dagli abitanti dell’area nel sud est della Romania hanno obbligato più volte la Chevron a ritardare l’inizio dei lavori e a volte anche a interromperli. E così ora il cantiere esplorativo è stato circondato da una rete di filo spinato e ‘protetto’ da un ingente numero di gendarmi dopo che durante alcune proteste le reti che delimitavano l’area erano state divelte dai dimostranti.
“Non abbiamo esperienza di questo genere di proteste in altri paesi” si è giustificato un responsabile del gigante Usa, Greg Murphy. Durante una visita organizzata di giornalisti, Chevron ha spiegato che le attività dovranno iniziare “da qui a due, tre settimane”. Ma mentre i funzionari della compagnia parlavano con la stampa la loro voce veniva coperta dagli slogan dei residenti e dei manifestanti arrivati dai villaggi dei dintorni.
Dopo il boom dell’estrazione del gas di scisto negli Stati uniti, Chevron ha diretto la sua attenzione sull’Europa dell’Est, Polonia e Romania in particolare. E ora che il golpe filoccidentale in Ucraina ha scatenato una vera e propria guerra del gas tra Stati Uniti e Russia, i progetti di estrazione del gas di scisto in Europa verranno sicuramente ampliati e rilanciati.
Di ieri la notizia, pubblicata dal quotidiano Kommersant, che il presidente russo Vladimir Putin intende valutare con l’esecutivo la possibilità di limitare l’invio di metano all’Ucraina, a causa dei mancanti pagamenti che, secondo i dati diffusi da Gazprom, hanno superato ormai i due miliardi di dollari. Da parte sua il governo ucraino non ha escluso l’interruzione del transito di gas russo verso l’Europa occidentale in caso di sospensione delle forniture destinate al proprio fabbisogno interno.
Dall’inizio della deflagrazione della crisi ucraina gli Stati Uniti, con l’obiettivo di condizionare l’Unione Europea sul fronte energetico oltre che su quello militare, e di isolare la Russia, ha ‘offerto’ ai paesi europei l’alternativa dello shale gas. Il che tra l’altro permetterebbe alle multinazionali di Washington di aggiudicarsi una grossa fetta di mercato nel vecchio continente, prendendo i famosi ‘due piccioni con una fava’. Che la pratica del fracking sia foriera di una devastazione ambientale senza precedenti e anche antieconomica poco importa a governi che ragionano da un punto di vista meramente geopolitico interno alla logica della competizione globale.
 “Ci dicono – commenta Mariana Morosanu, un’allevatrice di 33 anni di Pungesti – che il fracking non è pericoloso. Ma allora perché la Francia ha vietato la fratturazione idraulica?”.
Un altro residente, Catalin Scantei, lamenta il fatto che Chevron, arrivando a Pungesti, “ha distrutto la tranquillità”. Mostra crepe sui muri della sua casa, causate secondo lui dal passaggio dei pesanti convogli che trasportano motori e materiali per l’esplorazione.
La furia dei residenti è diretta contro il governo romeno, considerato un governo di traditori. In particolare il premier socialdemocratico Victor Ponta, che si era espresso contro l’estrazione del gas di scisto quando era all’opposizione, e che una volta arrivato a guidare l’esecutivo è diventato un fervente difensore di questa fonte d’energia. “Purtroppo – commenta Mariana – i politici in Romania non pensano mai alla popolazione”. Non solo in Romania…

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