Donostia, Euskal Herria. Si parla di TAV con Mikel Alvarez, attivista del movimento basco dell’Asamblada contra el tav e di “AHT gelditu elkarlana”. Un’intervista con Mikel ci chiarisce le idee sulla storia dell’imposizione del TAV-AHT in Euskal Herria, un’altra storia che racconta la grande contraddizione dell’Unione Europea e dei suoi governi burattini.
Come nasce il progetto AHT-TAV in Euskal Herria?
In Euskal Herria si inizia a parlare di TAV verso la fine degli anni ’80. Il progetto è da sempre ribattezzato la “Y Vasca” proprio a causa della sua forma a Y greca che il tracciato dovrebbe percorrere per collegare tre città basche: Donostia, Bilbo e Gasteiz (Vitoria). È stato poi aggiunto il cosiddetto corridoio Navarro, un tracciato che va da Pamplona a Saragozza e che si collega con la Y basca formando un percorso simile ad un H.
Questo progetto faceva parte di un qualcosa di più grande, era incluso in un piano statale che aveva come obiettivo quello di instaurare una rete di trasporti ad alta velocità all’interno dello stato spagnolo compresa Euskal Herria. Il ministro dei trasporti Josè Barrionuevo e il governo socialista di Felipe González erano i primi fautori di questo lungo processo quando già nel 1987 hanno preso la decisione di costruire una linea TAV tra Madrid e Siviglia, soprattutto in vista dell’Expo Universale che nel ’92 si sarebbe tenuta nel capoluogo andaluso. Da allora un progetto che sembrava essere a breve termine cominciò ad allargarsi e ad assumere dimensioni sempre più ampie. Nel 1991 nascevano già le prime bozze dei futuri progetti, in totale segretezza e disinformazione nei confronti della popolazione, mentre in Euskal Herria il PNV (regionalisti liberal-cristiani ndr) e il PSE (sezione basca del Partito Socialista ndr) pensavano al TAV come ad un progetto importante figlio della loro politica di sviluppo e modernità e hanno avviato una serie di studi e di ricerche che hanno portato a prendere decisioni affrettate avvolte da un grande silenzio e senza alcun tipo di partecipazione popolare.
Nel 1992 la Y basca viene inserita nel progetto della Rete Transeuropea di alta velocità voluto dall’Unione Europea. Si localizzano 14 punti chiave, molto spesso di confine, di frontiera, tra i quali ricade anche la Y basca che inizia a diventare un nodo fondamentale nel collegamento tra la Francia e Madrid. Nel Settembre del 1990 si inaugura l’alta velocità francese tra Parigi e Tours, ciò rappresenta un forte impulso per avviare un primo collegamento, attraverso una linea ferroviaria convenzionale, tra Tours, città centro occidentale della Francia e Irún, ultima città della provincia di Gipuzkoa, al confine tra lo stato spagnolo e quello francese. Durante il viaggio di inaugurazione del TAV francese si inizia a dare un primo impulso ad un nuovo progetto, l’asse atlantico europeo, e viene firmato il primo accordo per allungare la Y basca da Donostia ad Irún e quindi a Dax e a Bordeaux, dando al progetto connotazioni che guardano sempre di più al resto dell’Unione Europea.
Quando arriva la mobilitazione popolare?
La prima protesta non riguarda precisamente il progetto TAV ma nasce in seguito ad un episodio politico che avvenne nel 1988. All’epoca, infatti, il governo spagnolo indusse un concorso di appalto per i cantieri del TAV Madrid-Siviglia e l’appalto fu dato in parte ad un’impresa francese in cambio di una massiva consegna, senza processo di estradizione, di quasi 200 rifugiati politici baschi che si trovavano in Francia.
I primi movimenti sociali contro il TAV nascono in Iparralde, la regione nord di Euskal Herria sotto amministrazione francese, verso la fine dell’anno 92, quando una fuga di informazioni rende pubblici i tracciati del progetto che voleva collegare la città basca di Irún con la città francese di Dax. La mobilitazione nasce nella regione Lapurdi, una regione di mare e di verdi vallate, che non voleva vedere devastata la propria terra. La risposta è di carattere locale in difesa dell’ambiente e del territorio tanto che, nel 93, il presidente della regione dell’ Aquitania, Jean Tavernier, dichiarò davanti a circa 1000 persone che il TAV non si sarebbe costruito e così fu per i successivi 15 anni.
Negli stessi anni, nelle regioni basche della Giipuzkoa e della Navarra, si porta avanti una lotta contro la costruzione di un’autostrada ed, anche attraverso lo stimolo delle mobilitazioni avvenute in Iparralde, ci si inizia ad interessare al TAV. Ci si accorge che il progetto è molto avanzato, che già c’erano accordi ufficiali stipulati tra il governo basco e quello spagnolo che avevano l’obiettivo di far partire i lavori nel 95. Iniziano così le prime iniziative e nel luglio del 1993 nasce la “ASAMBLEA CONTRA EL TAV”, un gruppo assembleare di riferimento per tutta Euskadi che inizia un lungo percorso di lotta popolare con basi ideologiche anticapitaliste e che critica il modello di società imposto dai governi. Partendo da questi presupposti il movimento si allarga, nascono nuove dinamiche, le iniziative aumentano, si procede a cercare sempre più informazioni e a passarle alla popolazione e agli stessi municipi.
Nel 97 arrivano da Madrid i primi documenti ufficiali sull’approvazione dei progetti e la lotta contro il TAV inizia ad essere appoggiata da un numero sempre maggiore di realtà sociali e politiche come la sinistra indipendentista basca (Herri Batasuna), i sindacati (ELA e LAB), l’associazione degli agricoltori (EHNE) e anche personalità e professori universitari come Roberto Bermejo. Nascono diversi movimenti e ognuno porta avanti le proprie iniziative e la propria lotta anche con obiettivi e a livelli diversi.
Quali sono le reazioni quando, nel 2001, si ha l’approvazione definitiva della “Y basca”?
In risposta all’approvazione definitiva del progetto la “Asamblea contra el TAV” e la “Asociación de campesinos” (EHEN) convocano entrambe due assemblee dalle quali nasce l’accordo di cominciare ad intraprendere una lotta comune basata su tre punti fondamentali: il rifiuto totale del TAV, la denuncia dell’imposizione che ha soffocato ogni decisione locale ed il dissenso nei confronti del modello dei trasporti, della gestione del territorio e della società. Nasce quindi la piattaforma AHT GELDITU!!! ELKARLANA (Stop TAV!!! lavoro comune) e si sviluppa una nuova generazione di gruppi di informazione, iniziative, movimenti popolari e locali che lavorano alla base e non vogliono negoziare alternative o compromessi con le istituzioni. Si creano reti di contatto e una grande circolazioni di informazioni e intorno al 2005 si riescono a radunare fino a 8000 persone in una grande manifestazione a Donostia.
Un punto chiave è l’anno 2006 con la definizione dell’accordo di finanziamento e l’inizio dei lavori.
Si è sempre detto che l’Unione Europea avrebbe finanziato il progetto fino al 80% delle spese ma questa cosa non è mai avvenuta. Nel 2006 è stato per tanto stipulato un accordo di finanziamento stabilito tra il governo spagnolo di Zapatero e il governo basco di Josu Jon Imaz, presidente del PNV. L’accordo prevede due tipi di finanziamento: uno per la tratta Bilbo-Vitoria e l’altro per la tratta Bergara (Guipúzcoa)-Irún. La prima è finanziata direttamente da Madrid, mentre la seconda è finanziata prima dal governo basco e solo successivamente il governo spagnolo dovrebbe restituire questo anticipo detraendolo dalle tasse (CUPO) che il governo basco manda annualmente a Madrid. La prima tratta è di evidente interesse statale visto che permette di collegare il Paese Basco a Madrid, mentre la seconda è più voluta dal PNV che punta su un’asse transfrontaliera per cercare di aprirsi all’Unione Europea.
ETA comincia a parlare del TAV nel 2006 esponendo una critica di carattere politico proprio su questo punto. Denuncia, infatti, che i grandi investimenti statali ed in particolare l’accordo di finanziamento economico rafforzano la strategia repressiva che lo stato applica in Euskadi e rinvigoriscono la parte più tecnocratica e collaborazionista del PNV creando una sorta di alleanza tra l’ala più capitalista della destra basca e Madrid.
Nel Settembre 2006 iniziano i lavori precisamente a Urbina – Luku, vicino a Vitoria. Nel primo cantiere attivo si crea uno spazio di resistenza che è durato circa 3 mesi che tenta di bloccare i lavori, in città si occupa uno spazio davanti alla sede del governo, successivamente nuovi spazi di resistenza si creano nei paesi coinvolti, si organizzano manifestazioni, cortei e sabotaggi alle imprese dei cantieri.
Presto si è scatenato un processo di criminalizzazione e repressione, in che forma?
La criminalizzazione del governo si è messa in marcia sistematicamente: le azioni di resistenza sono state attaccate e perseguite e durante le iniziative la polizia è diventa sempre più intimidatoria e pressante, di lì a breve sono state proibite le consultazioni popolari tanto che il sindaco del paese di Aramaio è stato arrestato e processato per le sue contestazioni al progetto. Possedere documenti o informazioni riguardanti il TAV è diventato quindi un elemento criminalizzante per molti giovani che, in quegli anni, sono stati indagati e processati in seguito all’illegalizzazione di SEGI, l’organizzazione giovanile della sinistra indipendentista, e dal 2008 tutti i fascicoli giudiziari e i dossier della polizia riguardo alle lotte no tav sono inviati direttamente a Madrid secondo un’ordinanza interna della polizia basca.
Nel 2008 l’ETA pone tra i suoi obbietti primari la questione tav.
Nel Maggio 2008 c’è un primo attentato contro un’impresa coinvolta nei lavori del Tav in Gipuzkoa, l’attentato è più che altro un segnale e si susseguono poi altre collocazioni di bombe presso vari cantieri. Ad agosto ETA pubblica una dichiarazione molto forte nella quale denuncia duramente il sistema di imposizione del TAV e il carattere antisociale dell’opera. Nel mese di dicembre ETA uccide Inaxio Uria, padrone di un’impresa a cui era stata commissionata una parte del tracciato della Y vasca e proseguono altri attentati tra cui uno a Madrid davanti alla sede dell’impresa Ferrocarril.
All’ interno di AHT Gelditu e dentro la stessa Asamblea contra el TAV nasce un grande dibattito, si prendono le distanze dall’attentato all’ imprenditore e si chiede a ETA di non intervenire e rimanere fuori dalla lotta no tav. Molte persone credono che negli anni 80 ETA ha dato un grande slancio alla lotta antinucleare che si era scatenata contro la centrale di Lemòniz e le loro azioni erano sostenute da un grande appoggio popolare, tuttavia la questione del TAV è diversa. l’ETA si trovava, infatti, in un contesto politico nettamente diverso e cambiato, non aveva più la forza di un tempo e il cammino di lotta era ormai influenzato dal delineamento della futura linea politica e dalla decisione prossima sull’abbandono della lotta armata.
Nonostante le difficoltà il movimento è riuscito ad organizzare iniziative di grande impatto.
La risposta è stata forte, si organizzavano manifestazioni di disobbedienza, ci incatenavamo, occupavamo le miniere per bloccare le esplosioni nei tunnel, occupavamo alberi per evitare che li tagliassero e si era lanciata una campagna per il boicottaggio dell’euskotren (la compagnia ferroviaria basca).
Nell’Aprile 2009 circa 1000 persone hanno messo nella cassetta della posta di circa 800 000 case un documento falso del governo basco simulando un addebito di 4790 euro a persona destinati a ripagare le spese pubbliche del tav. In questo modo si è reso palese ed evidente l’ingiustificato dispendio economico del governo che, da un lato, continua ad investire in grandi infrastrutture costosissime e, dall’altro lato, si contraddice imponendo riduzioni dei diritti sociali e tagli nei servizi accessibili a tutti. Non ci sono soldi per realizzare questo maxi progetto ma continuano a perseguire un modello pensato 20 anni fa.
Nel gennaio 2010 si organizza insieme ai movimenti di Iparralde una marcia che va da Irún a Hendaia e si radunano circa 17 000 persone, di cui la maggioranza provengono del movimento di Iparralde. Proprio in quest’occasione viene redatta “la carta di Hendaye” ovvero una dichiarazione di diverse associazioni e movimenti provenienti dai diversi paesi dell’UE che lottano contro le linee TAV. Ogni anno si organizza il Forum contro le grandi opere inutili e imposte che quest’anno sarà nel piccolo comune di Roșia Montană in Romania dall’8 all’11 Maggio.
Noto è il caso del “tartazo” a Yolanda Barcina, presidente della comunità della Navarra. A ottobre del 2011 a Tolosa, in Francia, durante l’inaugurazione della “comunità del lavoro dei Pirenei”, abbiamo lanciato tre torte in faccia al presidente in segno di protesta. Siamo stati giudicati dall’ Audiencia Nacional di Madrid e condannati a due e un anno di carcere per “attentato all’autorità”, una sentenza molto dura e inappropriata.
* Da Bilbao
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