Gli aggiornamenti
11.45 – Aleksej Vereshaghin, leader del gruppo russo dei bikers “I lupi della notte” sarebbe stato rapito a Kharkov da alcuni agenti ucraini con la collaborazione dei neonazisti di “Pravij sektor” e di lui non si hanno più notizie. Vereshaghin si era recato a Kharkov per portare un carico di aiuti umanitari (fonte: Komsomol’skaja Pravda,)
11.30 – Uno dei leader degli insorti nell’est dell’Ucraina, il governatore popolare della regione di Lugansk, Valeri Bolotov, ieri è stato vittima di un attentato ed è stato ferito a colpi d’arma da fuoco. “Sconosciuti hanno sparato con armi automatiche sulla macchina dove si trovava Valeri Bolotov. Ha perso molto sangue ma la sue condizioni non sono gravi”, ha detto alla stampa il suo portavoce, Vassyl Nikitine, rifiutandosi di dire in quale ospedale si trova Bolotov per ragioni di sicurezza. “Siamo convinti che questo attentato è una risposta di Kiev al nostro referendum”, ha accusato Nikitin, riferendosi alle consultazioni popolari per l’indipendenza organizzate due giorni fa simultaneamente nelle regioni orientali di Donetsk e di Lugansk.
11.10 – La compagnia energetica russa Gazprom ha chiesto 1,66 miliardi dollari all’Ucraina per le forniture di giugno. Lo ha detto il portavoce del monopolista russo, Sergei Kuprianov, citando la richiesta di “un pagamento anticipato delle forniture di gas ai sensi del paragrafo 5.8 del contratto del 2009” con la controparte Naftogaz Ucraina.
11.00 – Kiev: a sparare sulla folla a Majdan non furono i reparti speciali della polizia
10.40 –Ieri i militari ucraini hanno mitragliato un veicolo con a bordo i corrispondenti della televisione russa LifeNews. I giornalisti sono rimasti illesi.
10.30 – Nelle ultime ore nuovo assalto delle forze militari fedeli al regime di Kiev contro le postazioni della guerriglia nella città assediata di Slaviansk. Nel centro urbano si sono udite a partire da ieri sera numerose esplosioni.
10.20 – Le autorità polacche hanno proposto ai colleghi dell’Unione Europea l’abolizione del visto per i cittadini ucraina e l’ingresso di Kiev nella zona Schengen. “L’Ucraina ha adottato le leggi necessarie alla transizione verso la seconda fase del dialogo sulle facilitazioni dei visti, il che permette di introdurre un regime senza visti tra Ucraina e Zona Schengen” ha detto il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski.
10.10 – Il gruppo parlamentare del partito neonazista Svoboda, che fa parte della maggioranza di governo a Kiev, ha proposto alla Rada Suprema – il Parlamento – di considerare ‘terroristiche’ le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, permettendo così di perseguire lagalmente coloro che ne sostengono l’attività.
La situazione alle 10.00
Doveva essere una giornata di relativa calma in Ucraina visto che le grandi potenze – almeno l’Ue e la Russia – sono alla ricerca di un compromesso sulla base di una road map dell’Osce che teoricamente dovrebbe ricomporre la crisi e porre fine alla guerra civile in corso nel paese dove a febbraio un colpo di stato filoccidentale ha imposto una giunta di estrema destra e nazionalista.
Ieri nel primo pomeriggio, nel corso di un attacco contro le truppe governative da parte delle milizie di autodifesa popolare sono stati uccisi 7 soldati di Kiev. A causa di quella che i media descrivono come un’imboscata sarebbero rimasti feriti anche nove membri della Guardia Nazionale – le milizie di estrema destra legalizzate dal golverno golpista attraverso l’istituzione di un corpo militare ad hoc – uno dei quali poi è morto durante il suo trasporto in ospedale a bordo di un elicottero. L’attacco è avvenuto nei pressi della località di Kramatorsk, bastione dell’insurrezione antigolpista: una colonna di blindati della 95 Brigata Aerotrasportata dell’Esercito Ucraino è stata assaltata a sorpresa da parte di una trentina di membri delle milizie popolari armati di lanciagranate in prossimità del villaggio di Oktiábrskoye, a circa 15 chilometri da Kramatorsk. “Le forze di autodifesa hanno bloccato la colonna, hanno distrutto due blindati, un carro armato e un altro veicolo militare. Uno di questi, carico di munizioni ed esplosivi si è incendiato e per circa mezz’ora ha provocato numerose esplosioni” ha raccontato uno dei membri delle milizie popolari del Donbass che nel corso dell’assalto hanno ricevuto il supporto di un’altra cinquantina di volontari giunti da Kramatorsk.I guerriglieri antigolpisti hanno ammesso la perdita di un loro membro. Dopo l’attacco, il villaggio è stato completamente circondato da forze militari ucraine con l’appoggio di vari elicotteri da combattimento con a bordo gruppi di paracadutisti. Numerose abitazioni sono state rastrellate dalle forze fedeli al governo di Kiev alla ricerca dei guerriglieri.
Nelle ultime ore, dopo aver proclamato l’indipendenza delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, il comandante militare delle milizie del Donbass Igor Strelkov aveva annunciato l’inizio di una “operazione anti terrorista” contro le truppe di Kiev e le milizie di Pravyi Sektor. Da parte sua il ministro della Difesa della giunta golpista, Michaíl Koval, ha dovuto riconoscere che l’Esercito ha serie difficoltà nel cercare di ristabilire il controllo del governo di Kiev sulle regioni meridionali e orientali del paese. E’ la tattica di guerra di guerriglia che mette in difficoltà le truppe regolari.
“Da due notti colpiscono le nostre posizioni con i mortai” si è lamentato il ministro. “I separatisti si nascondono nelle case”.
Ieri i leader della Repubblica di Donetsk hanno annunciato la formazione di un verso e proprio esercito, così come era avvenuto per la Crimea al momento del distacco dall’Ucraina. Inoltre le due repubbliche popolari del sud-est del paese hanno formalmente proibito l’ingresso nel loro territorio del presidente statunitense Barack Obama, della cancelliera tedesca Angela Merkel e della leader della diplomazia dell’Unione Europea Catherine Ashton, accusati di connivenza con la giunta golpista ucraina. In particolare la Ashton viene accusata di ‘negligenza’ per aver permesso che i nazisti si insediassero al governo con la conseguente caccia agli oppositori politici che ha poi condotto alla strage di Odessa del 2 maggio, definita nel decreto del governo di Donetsk “un crimine contro l’umanità”.
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