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Lagarde in pole position per la presidenza Ue

Qualche volta anche i piccoli giornali, come noi, ci azzeccano. Oggi diversi quotidiani riportano la notizia – definendola in alcuni casi un “giallo” – secondo cui Christine Lagarde, attuale direttore del Fondo monetario inetrnazionale (Fmi) sarebbe il nome proposto per la presidenza dell’Unione Europea.

Ma come?! Si è votato soltanto dieci giorni fa per il parlamento di Strasburgo, con tanto di nome indicato sulla scheda… Era la prima volta che il presidente della Ue poteva essere “scaelto” dagli elettori invece che dall’oligarchia che maneggia le istituzioni continentali per conto del capitale multinazionale…

Tutto uno scherzo, una finzione di democrazia, mica ci avevate creduto davvero! Il parlamento europeo non è un parlamento vero (non fa le leggi, pensate un po’), ma il presidente della Ue deve comunque coordinare le decisioni vincolanti che vengono prese dalla Commissione, un governo i cui componenti sono nominati dai singoli governi nazionali. Un ruolo centrale, di equilibrio tra interessi giganteschi, insomma, che non può certo essere affidato a una lotteria elettorale. Tanto più che le elezioni non hanno dato una maggioranza chiara. I popolari sono il primo partito, ma non rappresentano neanche un terzo dell’elettorato continentale. Quindi sarà necessario formare una maggioranza con il noto sistema delle “larghe intese” (o grosse koalition, in tedesco). Perché se pure il parlamento non ha potere legislativo, qualche paletto qua e là potrebbe anche metterlo.

Addirittura tra Berlino e Parigi stavano pensando di imbarcare anche i “liberali”, in modo da evitare qualsiasi inciampo. Ma se così è e sarà, è inevitabile che il presidente della Commissione non possa essere né il popolare Jean-Claude Juncker, né il “socialdemocratico” Martin Schulz, indicati agli elettori come candidati di “partito”. E ancora prima che si votasse già girava il nome della Lagarde, ex ministro dell’economia francese con Sarkozy e poi sostituta “naturale” di Dominique Strauss-Kahn alla guida del Fmi, quando l’attempato satiro cadde nella più scontata delle trappole-scandalo.

Il suo nome sarebbe stato proposto direttamente da Angela Merkel, che ha prima appoggiato pro-forma l’incarico a Juncker (“popolare” come lei), poi – davanti alla minaccia inglese di uscire dalla Ue se il lussemburghese fosse stato nominato, ha ripiegato – come previsto – su Lagarde, che può far apparire come una concessione ai francesi.

Tutto molto democristiano e addirittura “italiano”. L’intoppo – un classico – è venuto proprio fa Francois Hollande, che sente questa candidatura come un altro tassello del cerchio che lo va stringendo. Da Berlino hanno quindi democristianamente smentito di aver mai proprosto l’algida signora del neoliberismo.

Una cosa sola, in questo balletto, è chiara: la democrazia non esiste, nel tecnostato chiamato Unione Europea. C’è un’oligarchia molto ristretta, molto selezionata nelle carriere fin dall’uscita dalle università. E che decide sulle nostre vite a prescindere da qualsiasi cosa vogliamo o neghiamo. Ricordatevene, uan buona volta. E preparatevi a scendere in piazza. Si comincia il 28 giugno!

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