Continua ad essere tesa la situazione in Brasile a pochi giorni dall’inizio della Coppa del Mondo di calcio. Nel paese infatti continuano scioperi e manifestazioni contro il governo (guidato dal Pt, centrosinistra) e contro le amministrazioni locali (spesso di centrodestra) accusati di sperperare il denaro pubblico per infrastrutture inutili e costosissime invece di investire in sanità, lavoro, istruzione, trasporti e sicurezza. Proteste che sono spesso trasversali agli schieramenti politici e in alcuni casi vengono strumentalizzate dalla destra per mettere in difficoltà la presidente Dilma Rousseff o attaccare le aspirazioni del Brasile a dimostrare la sua ascesa a livello internazionale anche attraverso l’organizzazione dei mondiali di calcio.
Come sta accadendo ormai da mesi è San Paolo la città più movimentata. Qui ieri la polizia militare ha disperso con i gas lacrimogeni alcune centinaia di manifestanti che erano scesi in piazza a sostegno dei lavoratori della metropolitana in sciopero ormai da cinque giorni per chiedere un aumento del salario e il miglioramento delle loro condizioni di lavoro. I lavoratori avevano chiesto inizialmente un aggiustamento salariale pari al 16,5%, poi ridotto al 12,2%, ma l’azienda e l’amministrazione offrono l’8,7%, ritenuto però largamente insufficiente dai circa 10 mila dipendenti del trasporto sotterraneo.
I dimostranti hanno bloccato una delle strade principali della megalopoli che giovedì ospiterà la partita inaugurale tra Brasile e Croazia e avevano incendiato alcuni cassonetti bloccando la circolazione stradale.
Ieri lo sciopero dei lavoratori della metropolitana era proseguito malgrado il Tribunale regionale del lavoro della capitale economica del Brasile l’avesse dichiarato “illegale”. La corte ha condannato il sindacato di categoria a pagare una sanzione di 222.000 dollari per ogni giorno supplementare di sciopero, oltre una multa di 45.000 dollari per i primi quattro giorni di astensione dal lavoro. Ma al termine di un’infuocata assemblea i lavoratori avevano votato a favore del proseguimento dello sciopero. “C’è il Mondiale, il maggiore evento sportivo del mondo, e ci sono le elezioni. Il governo deve negoziare con noi”, ha detto alla stampa il leader del sindacato dei dipendenti della metropolitana, Altino Melo dos Prazeres.
La reazione del governatore di San Paolo, Geraldo Alckmin, era stata durissima. «Voglio mettere in chiaro – ha detto durante una conferenza stampa il leader del Partito della Social Democrazia Brasiliana (Psdb, centrodestra) – che chi non si reca al lavoro incorre nella possibilità di licenziamento per giusta causa».
Dopo qualche ora, durante la notte, una nuova assemblea ha votato la sospensione dello sciopero per 24 ore. Domani i lavoratori decideranno se riprendere la mobilitazione giovedì 12, giornata inaugurale del Mondiale. «Terremo una nuova assemblea generale per decidere se scioperare», ha fatto sapere Altino Melo dos Prazeres. Che ha poi chiarito come la scelta dipenda «dal reintegro dei 42 lavoratori», che sono stati licenziati durante la fermata.
Nelle scorse ore un’altra protesta, anche se assai simbolica e minoritaria, è andata in scena nei pressi del centro accrediti Fifa al Maracanà di Rio De Janeiro. Un gruppo di alcune decine di persone si è radunato all’esterno del cancello che porta al Media Center, bloccando l’uscita di un gruppo di giornalisti che hanno dovuto quindi scegliere un percorso alternativo. A protestare è stato un gruppo di lavoratori del Maracanà, a quanto sembra per paghe non ancora ricevute e per biglietti promessi ma non ancora consegnati.
Di fronte alla concreta possibilità che le proteste si svolgano anche durante la competizione internazionale, il governo brasiliano ha ordinato a partire da venerdì la mobilitazione di decine di migliaia di effettivi delle forze armate che saranno schierati nelle varie città e a difesa degli stadi. La presidente Dilma Rousseff ha tentato di placare gli animi annunciando che prenderà presto in considerazione alcune delle richieste dei movimenti e dei sindacati scesi in piazza finora, in particolare quelle del Movimento dei Lavoratori Senza Tetto (MTST) che più volte hanno manifestato, a decine di migliaia, a favore di grandi piani statali che garantiscano casa e lavoro a un settore importante della popolazione del paese che non sta partecipando alla crescita della ricchezza nazionale e allo sviluppo del Brasile.
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