È stata una bomba ad aver causato l’esplosione in un gasdotto nella regione di Poltava, in Ucraina. Il Ministro dell’Interno di Kiev ha reso noto che l’eplosivo è stato piazzato sotto un pilone di cemento armato. La deflagrazione ha scatenato un incendio con fiamme di duecento metri. Il gasdotto Urengoy-Uzhgorod-Pomary, sul cui percorso è esplosa la bomba, porta il gas russo verso l’occidente e secondo il ministro dell’Interno di Kiev, Arsen Avakov, l’esplosione potrebbe essere un atto di sabotaggio.
Intanto Gazprom, il colosso energetico russo, ha assicurato che i flussi di gas verso l’Europa che passano per il territorio ucraino sono stabili. E ciò nonostante il fatto che pochi giorni fa Mosca abbia introdotto un regime di pagamenti anticipati vista l’insolvenza dell’Ucraina – in debito di almeno 2 miliardi di euro con Gazprom – avvertendo di “possibili interruzioni” del flusso del gas verso l’Unione Europea qualora Kiev sottragga metano dal flusso in transito.
Intanto le regioni meridionali e orientali dell’Ucraina, insorte contro il colpo di stato filoccidentale di febbraio a Kiev e che hanno proclamato un’indipendenza che naturalmente il regime non riconosce, continuano ad essere sotto assedio e sotto il fuoco dell’esercito e delle milizie di estrema destra inquadrate nella Guardia Nazionale.
In un comunicato diffuso dai responsabili militari ucraini si afferma che in uno scontro armato nella provincia di Lugansk almeno 30 combattenti delle autodifese popolari sono stati feriti o uccisi. “Le ostilità nelle vicinanze del villaggio di Schastye sono durate per diverse ore: Un gruppo corazzato è stato inviato per salvare un’unità ucraina attaccata. Le forze combinate ucraine hanno attaccato. Da quel che sappiamo oltre 30 miliziani sono stati uccisi o feriti”, ha detto il portavoce di Kiev Vladyslav Seleznyov secondo il quale i soldati regolari ucraini sono finiti sotto attacco cinque volte nelle ultime 24 ore.
Almeno sei persone sono morte l’altro ieri a Kramatorsk, una delle città assediate nell’est dell’Ucraina, in seguito all’offensiva militare in corso sulla città da parte delle forze di Kiev e ai violenti scontri che ne sono seguiti. Anche nelle ultime ore sulla città si sono susseguiti forti bombardamenti che hanno distrutte case ed edifici pubblici uccidendo un numero imprecisato di civili.
Intanto sono state violente le proteste del governo di Mosca dopo che ieri il reporter della tv russa Rossyia 24 Igor Korneliuk è morto in un ospedale di Lugansk in seguito alle ferite riportate per l’esplosione di un colpo di mortaio sparato dalle truppe fedeli alla Giunta che ha ucciso sul colpo anche l’operatore Anton Voloshin, stessa sorte toccata a maggio al fotoreporter italiano Andrea Rocchelli, morto a Slaviansk.
Il ministro dell’Interno ucraino Arsen Avakov ha annunciato l’arresto di Natalia Grudzenko, una delle leader degli insorti di Mariupol, importante città portuale sul Mar Nero riconquistata qualche giorno fa dalle forze golpiste al termine di una sanguinosa offensiva militare. Assieme a Grudzenko è stato arrestato anche un altro rappresentante delle autorità parallele elette dagli abitanti in alternativa a quelle imposte da Kiev, Oleksandr Shakhaiev. Secondo le accuse i due avrebbero opposto resistenza ai militari ucraini anche lanciando granate.
I miliziani della Repubblica popolare di Donetsk si sono intanto impossessati della sede della Banca centrale ucraina del capoluogo del Donbass, cuore industriale e minerario del Paese. Secondo gli insorti, l’obiettivo è impedire che i soldi e i proventi delle tasse della zona di Donetsk finiscano nelle casse del nuovo regime di Kiev e vengano utilizzati per rafforzare la repressione contro le popolazioni insorte.
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