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Dittatura della troika, fuga dal Portogallo

Continua a crescere, a causa della crisi economica e della sua gestione da parte del governo di destra sottomesso ai diktat della troika europea, l’esodo dei portoghesi che cercano un lavoro all’estero. Un fenomeno che riguarda sempre più anche i lavoratori stranieri che erano arrivati negli ultimi anni in cerca di una sistemazione migliore, ed ora preferiscono tornare ai Paesi d’origine o cercare fortuna in lidi meno depressi.

Negli ultimi tre anni – secondo quanto ha rilevato l’Istituto Nazionale di Statistica (INE) – dal piccolo paese sono andati via oltre 300 mila portoghesi, una cifra ragguardevole se rapportata alla popolazione complessiva, scesa ora a 10.420.000 abitanti.
Il “picco” massimo si è avuto lo scorso anno, con 128.108 emigranti, dei quali 53.786 in modo permanente e 74.322 per meno di un anno. Un dato in aumento rispetto al 2012, quando gli emigranti portoghesi furono 121.418, 6.690 in meno rispetto all’anno successivo.
La crisi condiziona anche il tasso di natalità, rendendo difficile progettare la messa al mondo di figli a causa dell’estrema precarietà del mondo del lavoro o della mancanza di sostegno pubblico in caso di disoccupazione. Nel 2013 le nascite sono state 82.787, ben il 7,9% in meno rispetto all’anno precedente. Il tasso di fertilità ha raggiunto un nuovo minimo storico di 1,21 figli per donna, mentre era 1,44 dieci anni fa.
Così, da Paese che negli Anni ’60 e ’90 era stato scelto come meta preferita da centinaia di migliaia di stranieri – provenienti soprattutto dal Sud America e dalle ex colonie lusofone in Africa – dal 2011 la tendenza si è invertita, con un saldo migratorio negativo che ha raggiunto quota 36.232 nel 2013. Colpito duramente dalla crisi, il Portogallo è stato costretto a ricorrere ad un maxi-prestito di 78 miliardi di euro da parte della Troika (UE-BCE-FMI). Proprio in queste settimane il paese è uscito formalmente  dal programma di assistenza, ma la politica di austerità del Governo di destra guidato da Pedro Passos Coelho continuerà e a lungo, come dimostrano i recenti nuovi tagli ai salari dei dipendenti pubblici e come ha chiesto espressamente la Troika.
Le misure anticrisi – contestate da partiti di opposizione, dai sindacati e da un movimento popolare trasversale più volte sceso in piazza contro i tagli a salari, pensioni e stato sociale e contro l’aumento dell’orario settimanale di lavoro nel pubblico impiego – hanno prodotto si recentemente una diminuzione della disoccupazione, passata dal 17,5% al 15,1% del primo trimestre di quest’anno, ma hanno causato un picco di precarietà e sottoccupazione, con un drastico calo degli stipendi.
Tra i giovani di età inferiore ai 25 anni, che sono anche i principali candidati a recarsi all’estero, la disoccupazione rimane comunque intorno al 37,5%.

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