Il gruppo petrolifero russo Lukoil ha annunciato di aver raggiunto un’intesa preliminare per la vendita della sua rete di stazioni di servizio in Ucraina, dopo che i gruppi nazionalisti radicali e fascisti hanno tentato di estorcere benzina alle filiali della compagnia.
Nei giorni scorsi il gruppo paramilitare neonazista ucraino Pravyi Sektor ha bloccato varie pompe di benzina Lukoil in Ucraina occidentale nel tentativo di estorcere carburante per le proprie milizie impegnate nella repressione delle popolazioni russofone dell’est del paese. A denunciare quanto accadeva non è stata solo la compagnia russa ma anche gli ispettori Osce operanti nel Paese.
Il prezzo di vendita di circa 240 stazioni e di sei depositi di benzina all’austriaca AMIC Energy Management GmbH non è però stato reso noto. “La vendita della rete di stazioni di servizio e dei depositi di benzina in Ucraina ad AMIC aiuterà Lukoil a ottimizzare la struttura dei suoi asset in Europa dell’Est” ha commentato in una nota il vicepresidente di Lukoil Vadim Vorobyov. La maggiore società petrolifera russa a capitale privato non ha indicato se la cessione sia legata alla crisi in Ucraina e alle sue recenti difficoltà nel Paese.
Finora Lukoil non è stata colpita dalla sanzioni occidentali che hanno penalizzato varie aziende di Stato russe per la reazione di Mosca al colpo di stato filoccidentale di febbraio in Ucraina, ma martedì sono state decise a Bruxelles e Washington misure punitive settoriali. Il numero uno del gruppo Vagit Alekperov ha detto a giugno che “le sanzioni hanno ripercussioni su tutte le società” russe.
E appare decisamente come una forma di sanzione mascherata la decisione della Corte europea per i diritti umani che ha condannato la Russia a versare quasi 1,9 miliardi di euro agli azionisti del defunto gruppo petrolifero Yukos, a titolo di risarcimento per le irregolarità nel procedimento fiscale aperto nei confronti della società negli anni 2000. Gli ex azionisti chiedevano una somma molto più elevata, quasi 38 miliardi di euro,a comunque la Corte ha dato torto al governo russo.
Lunedì un tribunale arbitrale olandese ha inoltre condannato Mosca a un risarcimento record di 50 miliardi di dollari per i soci di Yukos, società petrolifera fondata da Mikhail Khodorkovsky, oligarca entrato in rotta di collisione con il leader del Cremlino Vladimir Putin.
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