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“Spiavano Erdogan”. Arrestati 33 poliziotti turchi

Decine di agenti di polizia sono stati arrestati oggi in Turchia, accusati di aver realizzato delle intercettazioni illegali di conversazioni private tra il premier Recep Tayyip Erdogan e il suo entourage. Secondo informazioni “preliminari” citate dal quotidiano turco Hurriyet, a finire nin manette sarebbero stati oggi almeno 33 poliziotti che si sommano così a decine di loro colleghi denunciati nei mesi scorsi con accuse simili e a migliaia di agenti, magistrati e funzionari destituiti, rimossi o trasferiti ad altro incarico per ordine del governo nell’ambito di una lotta di potere con una parte dell’establishment turco che fa rimento ad alcuni ambienti militari e in particolare alla potente confraternita guidata dall’imprenditore predicatore Fethullah Gulen, che starebbe cercando di ostacolare la permanenza al potere del suo ex pupillo Erdogan.
Gli arresti sono stati condotti in 14 province del Paese, ha riferito il canale tv NTV. La nuova retata in seno alle forze del ministero dell’Interno arriva a meno di una settimana dalle elezioni presidenziali, che vedono Erdogan come candidato super-favorito alla sostituzione dell’attuale presidente Abdullah Gul.
La forte tensione fra gli schieramenti politici si è manifestata anche con una megarissa all’interno del Parlamento di Ankara scatenata da alcune polemiche sul fenomeno dei cosiddetti ‘pianisti’, cioè i parlamentari che votano anche per i loro colleghi assenti dall’aula falsificando così l’andamento delle votazioni.
Il voto contestato era sulla formazione di una commisisone che indagi sulla minaccia islamica radicale nel vicino Iraq. La commissione è stata richiesta dal Movimento-Partito Nazionalista (Mhp), formazione di destra all’opposizione, che chiede d’indagare sulle azioni dei miliziani dello Stato Islamico, responsabili del rapimento di decine di cittadini turchi nella città di Mosul, nell’Iraq settentrionale. Durante il voto, il parlamentare dell’Mhp Alì Uzunirmak ha accusato i rivali dell’Akp di votare anche per gli assenti, definendoli disonesti. L’esponente della maggioranza Mustafà Sahin si è subito scagliato contro gli avversari uscendo dagli scranni per affrontare quelli che ha definito ‘provocatori’.
Dopo i primi battibecchi verbali la situazione è presto degenerata e i parlamentari dell’opposizione e quelli del partito liberal-islamista al governo si sono presi a pugni, spinti e strattonati.  Le telecamere hanno mostrato anche parlamentari insanguinati.

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