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Iraq: decapitato giornalista Usa, battaglia vicino a Tikrit

In un video diffuso ieri su Internet, i miliziani dello Stato Islamico hanno rivendicato l’uccisione di un giornalista freelance statunitense che lavorava per la France Presse, James Foley, rapito in Siria nel 2012 (quando l’allora Isis era bel tollerato dall’amministrazione statunitense in funzione anti sciita e antisiriana). 

Nel breve filmato, della durata di cinque minuti, appaiono Foley che indossa la tuta arancione riservata dagli americani ai prigionieri rinchiusi a Guantanamo e un presunto membro dell’Is vestito di nero e con il volto coperto da un cappuccio. Ad un certo punto il miliziano mette un lungo coltello alla gola dell’ostaggio, e inizia vigorosamente a tagliare. Nell’immagine successiva si vede il corpo del giornalista riverso per terra, nel sangue, e la sua testa mozzata appoggiata sulla schiena.

I fondamentalisti sunniti attivi in Iraq e Siria affermano che si tratta della loro reazione alla decisione della Casa Bianca di iniziare una campagna di bombardamenti contro le postazioni dello ‘Stato Islamico’ nella regione di Mosul. Nel video, come già era avvenuto tramite alcuni comunicati emessi nei giorni scorsi, Obama e gli Stati Uniti vengono ammoniti dal proseguire l’operazione, pena “un bagno di sangue”. Nel video viene anche citato un altro giornalista statunitense, Steven Joel Sotloff, anche’egli rapito in Siria, di cui si minaccia l’uccisione. 

“Siamo inorriditi dall’uccisione brutale di un giornalista americano innocente” ha detto la portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale americana Caitlin Hayden, precisando che i servizi segreti statunitensi stanno verificando l’autenticità del video. Foley era stato rapito il 22 novembre del 2012 e fino al giorno prima aveva inviato reportage e video dal nordovest della Siria, documentando i duri combattimenti tra i ribelli fondamentalisti e le forze governative di Damasco. Secondo le ricostruzioni, sarebbe stato prelevato nelle vicinanze di Taftanaz, insieme al suo autista e al suo traduttore, che sono poi stati rilasciati. Reporter di guerra esperto, prima del rapimento Foley aveva già coperto i conflitti in Afghanistan e Libia. 

Nel frattempo sul terreno le forze irachene e curde, dopo aver ripreso in parte il controllo della diga di Mosul e di alcune cittadine adiacenti grazie alla copertura aerea dei caccia e dei droni Usa stanno ora attaccando i jihadisti su diversi fronti. Dalle frammentarie notizie a disposizione sembra che i peshmerga, alcuni reparti dell’esercito regolare iracheno e una milizia sciita stiano anche attaccando l’ex feudo di Saddam Hussein, Tikrit, conquistata mesi fa dalle bande dello Stato Islamico. Non sono mancati i tafferugli tra i militari di diverse fazioni contrapposte ai fondamentalisti sunniti, segno della profonda e pericolosa divisione del paese causata dall’irresponsabile strategia statunitense del ‘divide et impera’ degli anni seguiti all’invasione e all’occupazione dell’Iraq.
Secondo l’emittente Al Arabiya, gli iracheni e i curdi avrebbero riconquistato il centro di Tikrit e i miliziani dell’Isis sarebbero in fuga. Ma stando alla Reuters l’avanzata dell’esercito regolare e dei peshmerga sarebbe stata bloccata dai jihadisti. Alcuni testimoni, raggiunti telefonicamente dalla Reuters, sostengono che i fondamentalisti sunniti controllano ancora “saldamente” il centro di Tikrit. 

Intanto le Nazioni Unite preparano una vasta operazione umanitaria per aiutare mezzo milione di sfollati in fuga dalle persecuzioni dei miliziani guidati da Abu Bakr al Baghdadi.

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