“Vendetta, tremenda vendetta”. Non l’hanno presa bene i leader politici e militari israeliani la denuncia di 43 riservisti dell’unità di intelligence 8200 che ha del resto scatenato un vero e proprio vespaio, rifiutandosi di servire all’interno delle forze di occupazione nei Territori Palestinesi, accusando Tel Aviv di perseguitare i cittadini della Cisgiordania e di Gaza e mettendo in discussione la stessa politica colonialista del cosiddetto ‘Stato ebraico’.
Quando si erano arruolati, hanno scritto, erano convinti che il loro compito fosse essenzialmente preventivo, cioè legato allo sforzo costante di impedire attentati e di salvare vite innocenti. Col tempo sono giunti invece alla conclusione che la finalità principale del loro lavoro è “perpetuare l’occupazione militare israeliana nei Territori”. Quindi l’annuncio della decisione: non presteranno più servizio nella ‘8200’.
“La popolazione palestinese è del tutto esposta allo spionaggio e al controllo dell’intelligence israeliana” sostengono i 43 firmatari, in buona parte ufficiali, tutti specializzati nel monitoraggio di telefonate, messaggi fax o sms, comunicazioni via web o anche in codice.
Nei loro confronti ora Tel Aviv minaccia ritorsioni spettacolari. Come dire, “colpirne uno – anzi 43 – per educarne 100”.
Il ministro della difesa Moshe Yaalon ha informato di aver ordinato al capo di stato maggiore dell’esercito Benny Gantz di “trattare” gli obiettori della prestigiosa unità di intelligence come “criminali”. “Dilemmi etici e morali fanno parte delle discussioni che possono accadere nell’esercito, ma usarli per fini politici – ha detto il ministro, – è contro la legge. Nessuno di loro – ha aggiunto – ha servito durante la recente operazione a Gaza, é ovvio dunque che il loro è un atto politico”.
Il ministro della Difesa ha descritto la lettera-denuncia come “un tentativo stupido e osceno di sostenere la falsa campagna di delegittimazione contro lo Stato di Israele e contro i soldati dell’IDF” mentre il generale Motti Almoz, portavoce dell’esercito israeliano, aveva scritto su Facebook che i refusenik affronteranno “un procedimento disciplinare che sarà nitido e chiaro” perché “non c’è posto per il rifiuto nell’IDF”.
I responsabili militari non sono stati certo gli unici a scagliarsi contro i 43 obiettori. Venerdì 200 loro commilitoni dell’unità di spionaggio hanno pubblicato una presa di posizione esprimendo “disgusto” nei confronti dei refuseniks. Anche il Parlamento si è scatenato, senza grandi differenze di orientamento politico. Numerosi esponenti del Likud e delle altre forze della destra sionista ma anche il portavoce del partito laburista all’opposizione, Isaac Herzog, hanno detto tutto il male possibile dei riservisti considerati come dei veri e propri ‘traditori’.
Il can can isterico suscitato dalla denuncia degli ‘spioni’ pentiti dimostra che ha colpito nel segno, e che la macchina ideologica israeliana è assai più debole e precaria di quanto non appaia.
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