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Nuove stragi a Donetsk, l’Europa regala droni al regime di Kiev

Almeno 19 persone sono state uccise, nelle ultime 24 ore, dagli intensi bombardamenti di artiglieria che si stanno abbattendo senza soste sui quartieri di Donetsk.

Lo ha fatto sapere all’agenzia russa Itar-Tass Eduard Basurin, capo del dipartimento politico del ministero della Difesa della Repubblica Popolare di Donetsk. Già ieri tre civili erano morti a causa di un bombardamento di un quartiere vicino all’aeroporto dove sono ancora in corso violenti scontri tra le milizie popolari e le truppe di Kiev. Che avrebbero perso almeno cinque uomini, alcuni dei quali in scontri in non meglio precisate località di confine.

“Tutti i balconi sono stati danneggiati da proiettili shrapnel, tutto bruciava” ha raccontato una residente. “Se non avessimo mandato via il bambino, sarebbe morto adesso. Ogni giorno ci sono sparatorie. Ogni giorno lacrime”. E questo nonostante teoricamente sia ancora in vigore il cessate il fuoco siglato lo scorso 5 settembre a Minsk. Da quel giorno, in realtà, ci sarebbero state circa 90 vittime, tra civili e militari, dei combattimenti e dei bombardamenti, almeno stando ai dati diffusi dal governo centrale, che tende però a ribassare costantemente il numero dei morti. “Quale cessate il fuoco? Lo chiamate cessate il fuoco?” lamenta una signora rimasta ferita nei bombardamenti. “Possono fare accordi, colloqui, ma non cambia nulla. Continuano a bombardarci”. Venerdì scorso due bambini erano rimasti uccisi sul colpo e altri cinque feriti a Zugres, cittadina a 30 km da Donetsk controllata dagli insorti, nello scoppio di una granata inesplosa.

Intanto in sostegno al regime nazionalista, che guarda con terrore all’arrivo dell’inverno, giunge l’aiuto dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) che, mentre da una parte dispiega alcuni dei suoi uomini per monitorare il fronte e il rispetto della tregua, dall’altra ha annunciato l’arrivo oggi nel paese dei primi due droni di fabbricazione austriaca, teoricamente allo scopo di aiutare l’organismo internazionale a monitorare meglio il terreno a caccia di violazioni. Oltre ai droni targati Ocse – altri due arriveranno a giorni – anche il ministro della Difesa francese, il ‘socialista’ Jean-Yves Le Drian, ha avvertito che anche Parigi e Berlino invieranno a breve velivoli senza pilota in Ucraina. La Germania ha anche promesso l’invio, nei prossimi giorni, di 100 camion carichi di aiuti per un valore di 10 milioni di dollari destinati alla città di Kharkov, grande centro dell’Ucraina orientale contesa tra gli insorti antigolpisti e i sostenitori del regime, teatro pochi giorni fa dell’abbattimento della grande statua di Lenin da parte di alcune centinaia di estremisti di destra. Contestualmente all’arrivo degli aiuti, il 14 ottobre, il ministro  per la Cooperazione di Berlino Gerd Mueller si recherà in visita nella città, con il chiaro obiettivo di dimostrare la magnanimità dell’Ue nei confronti di coloro che rinunciano a contestare il regime.  “Vogliamo mandare un segnale di solidarietà. Il popolo ucraino può contare su di noi come partner affidabile”, ha spiegato Mueller.

E questo mentre il vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha affermato con apparente ingenuità che sono state le pressioni di Washington sull’Unione Europea a convincere Bruxelles a intervenire contro la Russia con sanzioni e altre misure. Servendo così su un piatto d’argento al ministro degli esteri russo un commento al vetriolo: “Gli Stati Uniti hanno costretto l’Unione europea a decidere sanzioni anti-russe contro la sua volontà e contro sui stessi interessi economici” ha detto Sergej Lavrov. Da parte sua la responsabile degli affari europei del Dipartimento di Stato americano, Victoria Nuland, già molto attiva nel sostegno ai golpisti nei mesi scorsi – quando rivendicò, probabilmente esagerando, di aver investito 5 miliardi di dollari per “riportare la democrazia a Kiev” – ha incontrato il presidente ucraino, l’oligarca Petro Poroshenko con il quale ha discusso proprio della necessità di monitorare in maniera più stringente la frontiera del paese con la Russia. Poroshenko si è detto anche “grato” nei confronti della responsabile esteri dell’Unione Europea, Federica Mogherini, per il sostegno accordato al suo regime. “Federica Mogherini appoggia le riforme in Ucraina e il mio piano di pace. Sono grato per il sostegno”, ha scritto il presidente ucraino sul suo account Twitter, allegando un video dell’audizione del ministro degli Esteri come Alto rappresentante designato per la Politica estera e di sicurezza comune di Bruxelles.

Anche l’appena nominato segre­ta­rio gene­rale della Nato, Jens Stol­ten­berg, in visita ufficiale a Var­sa­via, ha assi­cu­rato il pieno impe­gno dell’Alleanza Atlantica al pre­si­dente polacco Bro­ni­slav Komo­ro­v­skij contro la Russia, a partire dalla realizzazione di una pre­senza militare per­ma­nente sulla base di quanto deciso al vertice di inizio settembre a Newport, in Galles. Il capo di stato polacco però non si è accontentato delle rassicurazioni di Stol­ten­berg ed ha chiesto un rafforzamento del sostegno al regime ucraino e un’accelerazione del progetto di scudo missilistico rivolto verso Mosca.

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