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Kobane: la resistenza curda respinge di nuovo i jihadisti

Secondo le notizie rilanciate da numerosi media locali, i combattenti delle milizie popolari sarebbero riuscite a bloccare durante la notte l’avanzata dei jihadisti dello Stato islamico verso il centro della città di Kobane, nel Rojava siriano al confine della Turchia. 

“C’è stato un assalto dell’Isis dalla parte meridionale della città, con l’obiettivo di raggiungere il centro, ma è stato respinto dai combattenti curdi dopo violenti combattimenti” ha spiegato alla France presse Rami Abdel-Rahman, il direttore dell’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, una ong vicina ai ribelli islamisti ‘moderati’ con base a Londra.

Scontri sporadici sono in corso questa mattina nella zona meridionale, sud-occidentale e orientale della città, e all’alba la coalizione internazionale guidata dagli Usa ha lanciato due nuovi raid aerei nel sud e nell’est della zona.

In queste ore i combattenti curdi stanno anche lanciando “operazioni speciali” nell’est della città, penetrando nelle zone controllate dall’Isis per uccidere membri dell’organizzazione jihadista e ritirarsi poi nelle loro postazioni.

I jihadisti dello Stato islamico hanno conquistato ieri una porzione consistente della città, compreso il quartier generale delle forze curde. A cadere nelle mani dell’Isis era stata ieri l’intera “area di sicurezza” cittadina, che comprende il complesso militare delle Unità di protezione del popolo (YPG), la base di Assayech e la sede del consiglio locale.

Intanto ieri sera era arrivato a 31 morti e a più di 360 feriti il bilancio ufficiale dei quattro giorni di violenta repressione da parte delle forze di sicurezza turche contro le manifestazioni dei curdi e dei gruppi della sinistra antimperialista turca che sono scesi in piazza in tutto il paese contro la complicità del regime islamista di Erdogan con lo Stato Islamico. A fornire il bilancio è stato il ministro degli Interni turco Efkan Ala nel corso di una conferenza stampa realizzata ad Ankara. La stragrande maggioranza delle vittime sono manifestanti curdi, a volte giovanissimi (c’è anche un bambino di otto anni) falciati dalle pallottole sparate dai militari, dai poliziotti ma anche dai membri dell’estrema destra turca legata ai ‘Lupi Grigi’, e di organizzazioni islamiste radicali come Hezbollah (movimento fondamentalista sunnita turco fondato negli anni ’80 e che non ha nulla a che fare con l’omonimo partito sciita libanese) o i ‘cugini’ curdi di Huda-par. Negli scontri hanno perso la vita anche due poliziotti e 139 sono rimasti feriti.

I civili feriti sono stati 221, in 35 città nelle quali sono scoppiati gli scontri. Oltre mille i fermati, 58 dei quali poi arrestati formalmente. “Negli scontri 778 edifici sono stati danneggiati o distrutti tra cui 212 scuole, 67 stazioni di polizia, 25 uffici pubblici e 29 sedi di partiti politici” ha dichiarato il ministro del governo Davutoglu.

 

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