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I genitori dei desaparecidos di Ayotzinapa a Ginevra e Bruxelles: “vogliamo giustizia”

“Il nostro governo non ci ha dato nemmeno un rapporto. Per questo andiamo alle Nazioni Unite”. I genitori degli studenti della Escuela Normal di Ayotzinapa, scomparsi o assassinati il 26 settembre scorso dai narcos e dai poliziotti agli ordini di politici corrotti, sono arrivati nei giorni scorsi a Ginevra da dove si sono rivolti all’Onu chiedendo “giustizia” per i loro ragazzi.

Appena arrivati i due portavoce Bernabé Abraham e Hilda Legideño avevano annunciato ai media l’intenzione di sollecitare il “Comitato contro le sparizioni forzate” affinché faccia pressione sul governo del Messico, e così ieri hanno consegnato nella sede svizzera dell’ente internazionale una petizione in tal senso: “Vogliamo la verità, vogliamo che ci restituiscano i nostri figli” ha detto Legideño, esprimendo la rabbia e la frustrazione dei parenti all’annuncio del procuratore generale Jesús Murillo Karam, secondo cui i 43 sono stati tutti assassinati e i loro resti dati alle fiamme e fatti sparire. Una versione di comodo che esclude ulteriori inchieste anche sulle responsabilità politiche e dell’esercito e che si basa esclusivamente sulle confessioni di alcuni narcos tra l’altro sottoposti a torture dalle forze di sicurezza messicane.

In base alla versione ufficiale ad eseguire materialmente l’eccidio dei ragazzi sarebbe stato i cartello della droga locale dello stato del Guerrero, i “Guerreros Unidos”, stando a quanto dichiarato da uno dei sicari del gruppo criminale, Felipe Rodríguez Salgado, alias ‘El Cepillo’, arrestato a metà gennaio.

Per i genitori invece è impensabile chiudere l’inchiesta, a fronte delle “molte irregolarità mai chiarite”, e sono andati a Ginevra per chiedere che anzi si vada a fondo, denunciando ad esempio che le indagini sul caso “sono iniziate con ben otto giorni di ritardo” e che i numerosi arrestati sono imputati “solo di sequestro e crimine organizzato, ma non di ‘sparizione forzata’”, il che dimostra che “lo Stato Messicano è incapace di sradicare il fenomeno delle sparizioni forzate”.
I rappresentanti dei genitori e dei comitati del Guerrero a Ginevra hanno anche deplorato il fatto che l’inchiesta ufficiale coordinata dal procuratore generale Jesùs Murillo Karam sia stata chiusa prima che giungessero i risultati delle analisi realizzate da un team argentino di Antropologi forensi commissionate dalle famiglie dei desaparecidos sui presunti resti di alcuni dei rapiti, o quelli delle analisi compiute da cinque esperti di Cile, Colombia, Guatemala e Spagna incaricati dalla Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH).

In Messico “non c’è giustizia per i poveri. Per questo chiediamo di venire ascoltati, che si faccia giustizia. Io rivoglio mio figlio, vivo” ha insistito Legideño.

Dopo la tappa svizzera, i genitori degli adolescenti ‘desaparecidos’ della scuola Isidro Burgos di Ayotzinapa andranno a Bruxelles per interpellare anche le istituzioni dell’Unione Europea.

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