I miliziani dell’Isis in Libia hanno colpito i campi petroliferi di Al Bahi e Al Mabrouk, provocando seri danni. A riferirlo sono l’agenzia Reuter e fonti libiche che citano il portavoce del corpo militare di guardia alle installazioni, Ali Al Hassi, senza precisare con che tipo di armi pesanti siano stati attaccati. Risulta danneggiato anche l’oleodotto che li collega e il terminal petrolifero di Sidra, il maggiore del paese. Il 4 febbraio scorso c’era stato un attacco al giacimento di Mabrook gestito della francese Total con Noc (il bilancio era stato di 13 morti, tra i quali cinque stranieri), una bomba aveva anche fatto saltare l’oleodotto che collega il primo giacimento del Paese – el Sarir, in Cirenaica, della compagnia libica Noc che ha in mano due terzi della produzione nazionale – al terminale portuale di Hariga. L’oleodotto era stato poi riparato, ma una volta bloccato el Sarir, la produzione libica è precipitata a 200 mila barili al giorno, un ottavo dei livelli del 2010, sotto alla media dei 500 mila barili raggiunta a fine 2014. Il clamore della notizia sembra avere una qualche relazione con la flotta militare e anfibia italiana partita la settimana scorsa da La Spezia e da Taranto, puntando verso le coste libiche, anche se ufficialmente non entrerà nelle acque territoriali della Libia.. Formalmente si tratta di un’esercitazione, ma le caratteristiche non sono quelle dell’addestramento, al contrario le forze speciali delle forze armate italiane (il reggimento dei lagunari del San Marco e gli incursori del Comsubin) sarebbero pronte a intervenire se la situazione dovesse precipitare. E’ stato pianificato l’approdo in Libia, dove gli interessi commerciali italiani sono rilevanti. In particolare sulla costa, dove passa il Greenstream, il gasdotto subacqueo dell’Eni che si snoda fra la stazione di compressione di Mellitah, ed il terminale di ricevimento del gas di Gela, in Sicilia.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa