Si spara molto sporadicamente da alcuni giorni sul fronte dell’Ucraina orientale e almeno ufficialmente negli ultimi giorni non si sono registrate nuove vittime. Anche il presidente ucraino, l’oligarca Petro Poroshenko, ha confermato ieri una “graduale de-escalation” nei combattimenti tra forze governative e ribelli del Donbass, ad ormai un mese dall’accordo per il cessate-il-fuoco siglato a Minsk. “Il fatto che non abbiamo subito perdite militari per diversi giorni…è una chiara indicazione di una graduale de-escalation”, ha dichiarato Poroshenko all’emittente televisiva ucraina 1+1.
Intanto dall’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) fanno sapere che raddoppierà il numero di osservatori che l’istituzione internazionale invierà in Ucraina orientale per monitorare il rispetto degli accordi sulla tregua, portandoli a circa 1.000 uomini. La portavoce dell’Osce Mersiha Podzic ha informato che l’Osce ha accettato la richiesta proveniente da alcuni paesi, in particolare dalla Germania e dalla Russia, i cui governi avevano chiesto che il numero di osservatori dispiegati in Ucraina Orientale fosse aumentato dagli attuali 452 a 1000.
Intanto però alcuni media hanno fatto notare una misteriosa ondata di presunti suicidi tra i collaboratori dell’ex presidente Viktor Yanukovich, deposto nel febbraio del 2014 da un golpe filoccidentale originato dalla mobilitazione dei partiti dell’opposizione di destra nota come ‘EuroMaidan’.
Nel giro di poche settimane sarebbero stati ben sei gli esponenti dell’entourage di Yanukovich ad esser stati ritrovati senza vita. Il regime di Kiev per ora liquida la faccenda parlando di una semplice ‘ondata di suicidi’ tra gli esponenti di un sistema caduto in disgrazia ma molti dettagli lasciano pensare a qualcosa di diverso. Ad esempio l’ex governatore della provincia di Zaporizhia, Oleksandr Peklushenko, è stato trovato morto nel villaggio di Soniachne. Per gli investigatori l’esponente dell’ex partito delle Regioni si sarebbe tolto la vita sparandosi un colpo di pistola al collo (!) in una casa di campagna. Il 60enne Peklushenko, già fedelissimo dell’ex presidente, era indagato per aver ordinato alla polizia di disperdere gli insorti all’epoca della rivolta di Maidan. Prima di lui altri cinque ucraini legati a Yanukovich o comunque esponenti della passata amministrazione sono morti in circostanze misteriose. Il 9 marzo l’ex deputato ed ex vicepresidente del Partito delle Regioni, il 53enne Stanislav Melnik, è stato trovato senza vita nel bagno di casa sua: anche lui, per la versione ufficiale, si sarebbe sparato un colpo di pistola. Il 28 febbraio Mikhailo Cecetov si sarebbe suicidato invece gettandosi dalla finestra del suo appartamento al 17° piano. Il 25 febbraio Serghii Valter, sindaco di Melitopol accusato di abuso d’ufficio, è stato a sua volta trovato impiccato. E il giorno dopo è stata la volta di Oleksandr Bordiukh, vice comandante della polizia della stessa città, trovato morto nella sua abitazione. Infine, il 29 gennaio Oleksii Kolesnik, ex presidente del Consiglio regionale di Kharkiv, è stato trovato anche lui impiccato.
Numerosi rappresentanti dell’opposizione ucraina hanno rivolto un appello alle organizzazioni internazionali, incluse l’Unione Europea e il Consiglio d’Europa, affinché reagiscano a quella che hanno definito la “cinica repressione del regime di Kiev contro gli oppositori politici”. Ma il Ministro degli Interni ucraino, il ‘falco’ Arsen Avakov, ha affermato che non esiste alcuna relazione tra i diversi casi di suicidio registrati nelle ultime settimane tra i funzionari del governo rovesciato dal golpe dello scorso anno e che qualsiasi insinuazione sulle eventuali responsabilità dell’attuale esecutivo è una inaccettabile speculazione.
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