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Usa. Afroamericano scagionato dopo 30 anni nel braccio della morte

Un ennesimo caso dimostra la natura razzista e di classe del sistema giudiziario statunitense. Ieri un afroamericano dell’Alabama è tornato libero dopo quasi 30 anni trascorsi nel braccio della morte.
Anthony Ray Hinton, 58 anni, era stato condannato per duplice omicidio nel 1985. Lo scorso anno, dopo forti pressioni da parte di alcune associazioni per la difesa dei diritti umani e di alcuni avvocati, le autorità avevano finalmente accolto la richiesta di riaprire il caso ed è così emerso che i proiettili trovati sul luogo del delitto erano incompatibili con l’arma sequestrata nell’abitazione di Hinton. Un elemento a discarico fondamentale che però era sfuggito all’inchiesta che aveva mandato Hinton nel braccio della morte. L’avvocato dell’uomo, Bryan Stevenson, ha sottolineato come la sua condanna sia stata determinata sia dalla mancanza di risorse economiche per una migliore assistenza legale sia dal colore della pelle: “La razza, la povertà, un avvocato incapace e l’indifferenza all’innocenza mostrata della procura fanno di questa vicenda un caso esemplare di ingiustizia”.
“Il sole brilla”, ha detto un emozionato Hinton all’uscita dal tribunale. “Avevano tutta l’intenzione di giustiziarmi per qualcosa che non ho commesso … non sarei dovuto stare per quasi 30 anni nel braccio della morte”.
Hinton è la 152esima persona condannata a morte a risultare innocente negli Stati Uniti a partire dal 1973, e la seconda nel 2015, stando al Centro di informazione sulla pena capitale. E può ritenersi, paradossalmente, fortunato, perché seppure dopo quasi 30 anni di ingiusta carcerazione l’uomo ha ritrovato la libertà. Molti, moltissimi casi analoghi si sono invece conclusi con la condanna a morte del condannato innocente.

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