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La Ue minaccia Atene per il dialogo con Mosca

Il progetto di gasdotto russo-turco (TrukishStream) ha così successo nella parte orientale dell’Europa da spaventare i vertici dell’Unione Europea. Soprattutto perché la Grecia, aderendo, ha sollecitato identiche attenzioni da parte di altri paesi, prima comunque interessati ma “timidi” per paura di ritorsioni. Prima di tutti l’Ungheria (membro Ue, ma non nell’euro), accompagnata da paesi solo “candidati” come Serbia e Macedonia. La Russia, con grande oculatezza, si è offerta di finanziare le opere necessarie ad attraversa la Grecia e probabilmente ha fatto altrettanto con gli altri paesi. Troppo allettante l’idea di poter disporre di entrate commerciali senza dover anticipare soldi per l’infrastruttura. Specie in presenza di un partner-padrone come l’Unione Europea, che ti impedisce di avere una autonoma politica economica e persino un politica industriale.

A dar fiato all’insofferenza di Bruxelles per gli sviluppi della visita di Tsipras a Mosca è stato delegato il portavoce della Commissione (il “governo”, guidato da Jean-Claude Juncker), Margaritis Schinas: “Abbiamo sempre considerato la Grecia parte della famiglia europea e ci aspettiamo che mantenga l’unità dell’Europa”. In pratica, c’è paura che la “nuova era” nelle relazioni russo-elleniche, vista la situazion paurosa delle finanze greche e la contemporanea crisi est-ovest, possa “disunire” l’atteggiamento da tenere con Mosca.

Ma è il gasdotto al centro dell’attenzione di Bruxelles. Come ogni cosa che riguarda l’approvviggionamento energetico, è un problema di portata strategica e geostrategica. E quindi, secondo il portavoce della Commissine per l’elergia, Anna Kaisa Itkonen (altro esponente di quei paesi baltici ferocemente antirussi), le autorità di Bruxelles “stanno analizzando attentamente la situazione viste le informazioni ricevute” e “ci si sta concentrando sulla fattibilità regolamentare, giuridica e tecnica” del progetto. “Ci aspettiamo che tutte le parti rispettino le regole europee, in particolare per gli appalti pubblici e l’accesso al mercato, e che gli obblighi derivanti dai contratti già in essere siano rispettati”. Traduzione: se finanziano i russi, senza una gara europea aperta al capitale multinazionale, potremmo anche reagire con sanzioni contro la stessa Grecia.

Idem per quanto riguarda le società miste per l’export agroalimentare, tra Atene e Mosca, per aggirare il blocco determinato da sanzioni Usa-Ue e controsanzioni russe. Una dimostrazione pratica del fatto che l’Unione non prevede più alcuna autonomia di uno o più paesi nel tentare di superare la crisi che li strangola.

 

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