Neanche i successi elettorali risolvono tutti i problemi, come si vede adesso nel caso della Alternative für Deutschland (AfD). Il partito populista di destra tedesca, fondato nel febbraio 2013 a Berlino, che dopo il 4,7% alle elezioni nazionali del Bundestag ha perso soltanto per poco il superamento della soglia di 5 per cento e quindi l’ingresso nel parlamento, poteva festeggiare consensi significativi e l’ottenimento di tanti seggi nei consigli regionali (Landtage) a tutte le ultime cinque elezioni a livello dei Land. Il 31 agosto 2014 in Sassonia con il 9,7% (14 seggi) nonché due settimane dopo il 14 settembre 2014 nel Brandenburgo con il 12,2% (11 seggi) e in Turingia con il 10,6% (altri 11 seggi). Sebbene il sostegno è più forte nell’Est della Germania, anche sul terreno sfavorevole delle grande città anseatiche dell’Ovest, ha rivelato una certa base di massa per l’AfD. Il 15 febbraio 2015 ad Amburgo ha ricevuto il 6,1% (8 seggi) ed il 10 maggio 2015 a Brema il 5,5% (4 deputati).
Ciò nonostante il partito è minacciato in questo momento da una scissione tra l’ala neoliberista, euroscettica e “seria” (per la borghesia), che fa capo al segretario del partito e professore universitario Bernd Lucke e l’ala di destra, più xenofoba, se non apertemente razzista, vicina al movimento anti-islamico della estrema destra PEGIDA, guidata dai deputati Frauke Petry ed Alexander Gauland. Nella sostanza si tratta anche di una spaccatura tra Ovest (Lucke e compagnia) ed Est (Petry e camerati).
Per questa ragione è stato rinviato dopo tante liti il congresso nazionale previsto per l’inizio di giugno al 4 e 5 luglio ad Essen (Renania Westfalia). E si tratterà di nuovo di una “assemblea plenaria” di tutti gli iscritti (attualmente 20 mila) invece di un congresso a delegate – l’ultimo una cosa voluta dall’ala di destra perché più forte nelle strutture / nei direttivi locali, mentre Bernd Lucke può contare su un sostegno diffuso tra gli iscritti individuali soprattutto se il congresso si svolge in una regione dell’Ovest della Germania come adesso deciso. In ogni caso è chiaro che quel “Parteitag” vedrà uno scontro frontale tra Lucke e Petri sulla presidenza del partito con una probabile scissione degli sconfitti dopo.
La situazione viene analizzata in un’interessante intervista per il quotidiano della sinistra alternativa tedesca “junge Welt” (www.jungewelt.de) del 20 maggio 2015 dall’esperto Sebastian Friedrich, autore del libro “Der Aufstieg der AfD” (“L’ascesa della AfD”), pubblicato l’inizio dell’anno alla edizione Bertz & Fischer. Qui di seguito il testo dell’intervista:
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“Lucke vuole senza mezzi termini la scissione”
Sembra che la lite tra le ali abbia spaccato in modo definitivo il partito populista di destra. Un colloquio con Sebastian Friedrich. Intervista a cura di John Lütten
Nella lite tra le ali dentro l’AfD c’era una escalation. Dopo voci su un possibile fuoruscita della portavoce nazionale (il titolo volutamente modesto per il segretario; n.d.t.) lui ha adesso fondato una propria corrente chiamato “Weckruf 2015” (“Chiamata di sveglia 2015”), che vuole unire i militanti moderati e liberali del partito, che pensano a lasciare l’organizzazione. Lucke prepara la scissione dell’AfD?
Si, Lucke ed i suoi seguaci lo vogliono senza mezzi termini. Il “Weckruf” è l’ultimo tentativo delle forze nazionali e neoliberisti dentro l’AfD di crearsi una maggioranza. Se il 13 giugno a Kassel si terrà un congresso a delegati (rinviato dopo sul 4 / 5 luglio ad Essen e come assemblea plenataria; n.d.t.) ci sarà certo una catena di votazioni aperte per la direzione nazionale e soprattutto per il posto del segretario. Nel caso che l’ala di Lucke resta con le briciole ci sarà molto presto un nuovo partito.
Ironicamente Lucke è adesso vittima del suo stesso agire. È stato lui a collocare prima delle elezioni federali per il Bundestag 2013 il partito strategicamente verso la destra. Per lui si trattava di integrare l’ambito attorno a Thilo Sarrazin (un ex dirigente della banca centrale tedesca Bundesbank e publicista islamofobica e socialdarwinista nei contronti dei migrant e dei disoccupati che vivono del sussidio Hartz IV, ma fino a oggi iscritto al partito socialdemocratico SPD!; n.d.t.), per ottenere più voti. Adesso non è in grado di liberarsi da queste anime.
L’esponente della destra estrema nell’AfD e portavoce (vuol dire: segretario; n.d.t.) regionale a Turingia, Björn Höcke, ha accusato a Lucke di modellare il partito nel senso di Angela Merkel e fare dall’AfD una “FDP o CDU 2.0”. Quali reazioni sono da aspettare ora dell’ala di destra del partito?
AfD ha due ali di destra. La corrente völkisch (sciovinistico nella tradizione biologista dei nazisti; n.d.t.) si affolla attorno a Höcke, la corrente nazional-conservatrice attorno a Frauke Petry, Alexander Gauland, Marcus Pretzell, Konrad Adam e Beatrix von Storch. Dopo tutti gli eventi non credo che i nazional-conservatori seguono Lucke. Cercheranno ancora lo scontro sperando di raccogliere la maggioranza del partito. Per questo hanno bisogno della corrente völkisch.
Posto che Luke ed i firmatari dell’appello “Weckruf 2015” escano dal partito, possono avere poi ancora un peso nella politica tedesca?
A mio avviso è improbabile. La piccolo borghesia nazional-liberista su quale puntano Lucke e (l’ex presidente della Federazione della Industria Tedesca BDI, ora deputato AfD nel parlamento europeo; n.d.t.) Hans-Olaf Henkel, rifletterà bene, se vale la pena di assumersi il rischio di sostenere un tale partito. Ci sono indizi che cresce il numero di quelli che vedono nella FDP di nuovo la loro patria politica / il loro punto di riferimento politico. Questa clientela ha voltata le spalle all’AfD nella forma attuale. Alla “Giornata dell’imprenditore famigliare” di quest’anno sono stati invitati esponenti quasi di tutti i partiti – salvo l’AfD. È un fatto notevole, perché un anno fa era Lucke a fare l’intervento principale di quella “Giornata”.
Quale sarebbe l’aspetto della AfD senza Bernd Lucke? L’ala di destra riescerebbe di stabilzzarsi e radicalizzarsi – per esempio nelle nuove Land dell’Est di Germania – per diventare un partito di destra e movimentista?
Una AfD senza l’ala nazional-liberista si sviluppa presumibilmente verso un partito populista di destra classico, puntando sui voti di protesta. Avrebbe certamente buone probabilità di consolidarsi ed inserirsi come partito, che riecse ad entrare – secondo le congiunture politiche – qua e là in un parlamento regionale (Landtag). Ma giacché non rappresenta gli interessi di una maggiore frazione di classe è piuttosto improbabile che diventa dal prodotto di una spaccatura a destra più di un partito che ottiene alle urne massimalmente tra tre e sette percento dei consensi.
Lei vede l’AfD come un partito, che rappresenta il ceto medio in discesa. Che cosa ci dicono i dissidi dentro l’AfD sulla sua condizione? Non è capace di agire in modo compatto per la mobilitazione la borghesia alla destra della CDU?
Evidentemente no. La spaccatura corre attualmente tra la destra economica e quella culturale. Per la prima è importante una politica chauvinista ancora più accentuata per lo Standort Deutschland (sede di produzione Germania) nel senso di imprese che sono orientati sul mercato nazionale e gli altri stanno propagando più o meno apertamente razzismo, omofobia ed un quadro della famiglia molto reazionaria. Il pericolo della AfD originaria stava in prima linea nell’essere in procinto di creare una alleanza tra neoliberisti e conservatori di destra. Quel tentativo per ora è fallito.
* Traduzione: Raoul Rigault, redattore del De Junge Welt
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