La polizia turca è intervenuta ieri con estrema violenza durante la sfilata convocata da numerose organizzazioni in occasione del Gay Pride di Istanbul. Con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua i reparti antisommossa hanno cercato di disperdere migliaia di manifestanti radunati pacificamente nel centro della metropoli sul Bosforo, in Piazza Taksim.
I manifestanti scandivano slogan denunciando il carattere autoritario del regime guidato dal presidente islamista e conservatore Recep Tayyip Erdogan. Gli agenti, numerosi e in tenuta antisommossa, hanno caricato la folla sparando anche proiettili di gomma.
La marcia in programma per le 17 di ieri pomeriggio, a causa dell’aggressione da parte delle forze di sicurezza non è neanche riuscita a partire, nonostante gli organizzatori avessero ottenuto l’autorizzazione a manifestare da parte delle autorità.
I reparti antisommossa hanno immediatamente bloccato tutte le entrate di Istiklal, il lungo viale commmerciale che sfocia in Piazza Taksim, aggredendo migliaia di manifestanti dalle vie laterali. Per sfuggire alle cariche molte persone si sono rifugiate dentro negozi e bar, altre hanno resistito agli idranti e ai gas restando comunque in strada. Molti i feriti e gli intossicati, alcuni dei quali portati in ospedale a bordo di diverse ambulanze, e gli organizzatori denunciano anche alcuni fermati e arrestati.
Al corteo erano presenti alcuni deputati e dirigenti del Partito Democratico dei Popoli (Hdp) sia del Partito Repubblicano del Popolo (Chp) oltre a numerosi militanti delle organizzazioni della sinistra radicale. In piazza anche numerosi attori e artisti anche noti, che non hanno però frenato la furia dei giovanissimi poliziotti dei reparti antisommossa lanciati dal governo contro la folla.
Oltre agli agenti di polizia, anche un gruppo di uomini in abiti civili, nazionalisti di destra ed esponenti dei gruppi islamisti reazionari, hanno attaccato i manifestanti e anche alcuni dei giornalisti presenti, alcuni dei quali sono stati feriti.
Questo in attesa che domani il parlamento turco si riunisca per eleggere il suo nuovo ‘speaker’ dopo il voto politico del 7 giugno scorso. La procedura, a scrutinio segreto, prevede due votazioni in cui viene richiesta la maggioranza dei due terzi. Se nessuno dovesse farcela, mercoledì ci sarà un terzo scrutinio a maggioranza assoluta e un’eventuale ultima tornata in cui sarà eletto il candidato più votato. L’Akp di Recep Tayyip Erdogan, che ha la maggioranza relativa, punta sull’ex ministro della Difesa Ismet Yilmaz, 53 anni. I socialdemocratici del Chp, seconda forza in parlamento, propongono Deniz Baykal, 76 anni, storico leader del partito e ‘speaker’ ad interim nella sessione inaugurale di martedì come deputato più anziano. I nazionalisti di destra del Mhp candidano Ekmeleddin Ihsanoglu, il 71enne ex segretario generale dell’Organizzazione della cooperazione islamica che fu candidato comune di Mhp e Chp contro Erdogan alle presidenziali di agosto.
Il partito di sinistra Hdp punta invece su Dengir Mir Mehmet Firat, 71 anni, tra i fondatori dell’Akp, partito che ha abbandonato per unirsi alla formazione guidata da Selahattin Demirtas e formata da partiti curdi e da gruppi della sinistra turca.
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