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Belgio. Migliaia in piazza contro il governo antipopolare. Un messaggio anche per l’Italia

Dopo quattro grandi assemblee, quattro scioperi ed altre azioni di lotta, oggi decine di migliaia di manifestanti stanno sfilando per le strade di Bruxelles. Il corteo è partito dalla Gare du Nord della capitale belga.
Sotto lo slogan “altro che briciole per noi”, i sindacati continuano ad opporsi alle misure del governo Michel, in particolare contro le misure previdenziali che hanno alzato l’età pensionabile. Ma soprattutto il governo belga ha messo fine alla concertazione con i sindacati, decidendo unilateralmente le misure di austerity da imporre. Nonostante quattro scioperi, i sindacati non sono riusciti a portare a casa dei risultati, cosa che ha alimentato una strumentale campagna stampa sulla “inutilità” delle manifestazioni e degli scioperi. Marc Calice, Segretario Generale della FGTB, respinge però questa ipotesi. “Possiamo sempre dire che è inutile, ma se non ci muoviamo, non cambierà nulla. La resistenza continua “, avverte i, sindacalista.

Il governo ha ridotto l’accesso alle quote di inserimento per i giovani,scegliendo così di punire migliaia di giovani per i loro percorsi di vita e costringendoli a scegliere tra prestazioni e l’istruzione. “Ha imposto un congelamento dei salari, la conseguenza è stata la perdita di 25.000 euro sul futuro professionale, ha imposto l’aumento dell’età pensionabile da 65 a 67 anni,;ha attaccato i nostri servizi pubblici e la nostra salute!” dicono i manifestanti.
In un anno, il governo non ha fatto nulla per ottenere il denaro dove si trova davvero cioè nelle tasche del 1% della popolazione che possiede quasi il 60% della ricchezza, nè per ottenerlo dalle grandi aziende che non pagano le tasse in Belgio, ma fanno miliardi di euro di profitto e non creano posti di lavoro.

Quanto sta accadendo in Belgio, un paese dell’Unione Europea che in quanto a debito pubblico se la batte con l’Italia, sembra coincidere pienamente con le scelte del governo Renzi e della Confindustria di mettere fine alla concertazione e ai contratti nazionali di lavoro, riducendo i sindacati ad una mera funzione di servizio attraverso gli enti bilaterali.

Il clima che si respira nelle relazioni sindacali a livello di Unione Europea, dà così il segno dei rapporti di classe che le oligarchie intendono imporre senza fare prigionieri. Un motivo di più per rompere la gabbia della Ue e dell’Eurozona e far saltare il tavolo.

 

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