Lasciatosi alle spalle la stretta di mano parigina del 2 ottobre con Vladimir Putin a beneficio dell’album fotografico di François Hollande, Porošenko ha già ritrovato il suo naturale equilibrio e, intervistato dalla BBC, non ha mancato di sentenziare che l’intenzione del presidente russo è quella di “minare l’ordine globale della sicurezza”. Dato che ora la questione ucraina rischia di passare in secondo piano, ecco che Porošenko veste i panni dello stratega mondiale e, sostituendo la leadership russa alla Spectre fleminghiana, dichiara che “Vladimir Putin vuole l’instabilità globale. Così come, esattamente 18 mesi fa, quando i soldati russi sono comparsi in Crimea ed esattamente 15 mesi fa, quando i soldati russi sono comparsi nel Donbass, così ora, quando sono comparsi in Siria”.
Questa volta Porošenko ci ha risparmiato “esattamente” le cifre dei militari russi nel Donbass; non più novemila, non più quarantamila o dodicimila o centomila, come aveva fatto in altre occasioni: sono comparsi e basta.
Dunque i russi erano in Crimea e nel Donbass e ora sono anche in Siria. Su quest’ultima presenza, peraltro limitata, al momento, agli aviatori e al personale di terra della base aerea, il 72% degli intervistati dal non ufficiale Centro Levada giustifica i bombardamenti russi sulle posizioni dell’Isis e il 63% anche quelli dell’aviazione francese. Il 47% vede nell’intervento russo la scelta governativa di sostenere Assad nella lotta all’Isis e all’opposizione. Il 28% è contrario alla partecipazione russa al conflitto siriano e appena l’8% pensa che la Russia debba unirsi alla coalizione occidentale contro l’Isis e il regime di Assad. Per altro, il 78% esprime la preoccupazione che l’intervento possa trasformarsi per la Russia in un nuovo Afghanistan, ma il 44% approva (il 33% è contrario) la decisione del Consiglio di Federazione di permettere l’invio di soldati all’estero. Da notare che meno di un mese fa, il 69% dei russi si era detto contrario al diretto appoggio militare alla Siria.
Detto questo, in giro per il mondo c’è chi non si limita a esprimere preoccupazioni o approvazioni per i voli dell’aviazione russa in Siria: dati personali alla mano, si dà veramente da fare per tagliare le gambe – in questo caso, non in senso figurato e non le gambe, bensì la gola – ai piloti russi impegnati sul fronte anti Isis.
Rispondendo prontamente all’appello lanciato appena un paio di giorni fa da Anton Geraščenko, ex consigliori del Ministro degli interni ucraino Arsen Avakov, il sito web “Mirotvorets” (“Mediatore di pace”!) ha iniziato a pubblicare foto, nomi, indirizzi e dati personali dei piloti russi, con tanto di numero del reparto e dislocamento. Forte dell’esperienza maturata in questo campo con gli assassinii del deputato del Partito delle regioni Oleg Kalašnikov e del giornalista Oles Buzina, uccisi rispettivamente il 15 e 16 aprile scorsi, proprio dopo che Mirotvorets aveva pubblicato i loro dati personali, indirizzi di casa e altre informazioni utili alla bisogna, il sottile Geraščenko (tra l’altro, uno dei padri ispiratori del sito web) ha pensato bene di allargare l’area di azione. Di per sé, Mirotvorets è stato creato per pubblicare i dati personali dei “nemici dell’Ucraina”, a cominciare dai miliziani del Donbass, giornalisti e politici ucraini scomodi. Come riportato da Vzgljad, Geraščenko ha scritto su Facebook che, con la pubblicazione dei nomi, l’Ucraina aiuterà i combattenti islamici e i loro confratelli in Russia a vendicarsi secondo i canoni della Sharia.
Il rappresentante del Comitato di indagine russo, Vladimir Markin ha clinicamente “diagnosticato l’iniziativa di Geraščenko” come quella di un “pidocchio fetente” per cui ha prescritto una “terapia di annientamento”; il Ministero della difesa ha invece proposto Geraščenko la decorazione con “l’ordine di Giuda”. “Il fatto che il consigliere del Ministro degli interni dell’Ucraina Geraščenko sia legato ai picchiatori fascisti di Pravyj sektor è noto da tempo. Ma il fatto che questo “grugno ben sazio della “rivoluzione della dignità” abbia deciso di riciclarsi come un “Mazepa 2.0″ per l’organizzazione terroristica internazionale Isis, credo abbia sorpreso molti. Non solo in Ucraina e in Europa. Ma anche in Medio Oriente. L’Ordine di Giuda di cinque chili istituito da Pietro I ha trovato alla fine il degno ospite”, ha detto il portavoce del Ministero della difesa Igor Konašenko, paragonando così Geraščenko all’ataman cosacco-ucraino che nel XVII secolo si schierò con la Svezia nella guerra contro la Russia di Pietro il grande.
Anche il leader ceceno Ramzan Kadyrov ha dato una risposta a effetto alle minacce di Geraščenko: “A chi cerca gli indirizzi, dichiaro che io sono il primo pilota dell’aviazione russa che ha bombardato le posizioni dello stato islamico. E ora sono al timone nei cieli siriano. Il mio indirizzo e numero di telefono sono noti”, ha detto Kadyrov. “In ogni caso, le minacce non rimarranno senza adeguata risposta. E la risposta sarà di quelle che si sentono; non mancano né forze né mezzi. Sono convinto che le dichiarazioni di Geraščenko siano state udite anche dai figli di coloro che sono stati uccisi o bruciati dai terroristi in Siria”.
Per l’osservatore militare della Tass, il colonnello a riposo Viktor Litovkin, che pure si dice non ancora completamente sicuro dell’autenticità delle informazioni, “chi ha autorizzato la pubblicazione dei dati dei militari russi e delle loro famiglie, sono autentici farabutti. Tra i banditi, li chiamano puntatori. Gli ucraini fanno ora da puntatori sui nostri piloti … e non cercano nemmeno di combattere con i piloti stessi, ma con le loro mogli e figli. Si forniscono gli indirizzi precisi dei loro familiari, affinché i militari si dolgano di aver indossato le spalline. E’ semplicemente disgustosa meschinità da parte dei politici ucraini e di coloro che lavorano al sito Mirotvorets”. In Ucraina, dice, “sono in molti ad essere coinvolti. Ad esempio i Servizi segreti, molti dei cui agenti sono da tempo al soldo di CIA e FBI e si sono venduti alla Nato”.
Qualche dubbio sull’autenticità della faccenda è espresso dal membro della Commissione difesa della Duma, Frants Klintsevič, che ha dichiarato a Vzgljad che “stanno pubblicando informazioni non reali. Per ora non dispongono di dati sulle famiglie dei piloti e fanno tutto in maniera approssimativa, tipica degli ucraini”. Ciononostante, egli giudica il fatto molto pericoloso: “più avanti, occorrerà effettivamente preoccuparsi della sicurezza delle famiglie degli aviatori”.
Quasi a incensare invece la mossa ucraina, la madrina di Euromajdan e aiutante del Segretario di stato USA, la solita Victoria Nuland del memorabile “fuck the EU”, chiede a Mosca di annullare una parte del debito di 3 miliardi di $ di Kiev e acconsentire alla proposta ucraina sulle condizioni di pagamento: la risposta negativa russa è stata altrettanto memorabile e non si è fatta attendere.
E in questo quadro, il sito MyInforms.com scrive che “l’abbandono dei precedenti accordi con la Russia sulla Siria e le pressioni occidentali sono tali che l’attuale regime di Kiev può illudersi di non esser tenuto ad attuare gli accordi di Minsk e poter continuare a dare sui nervi a Donetsk, Lugansk e Mosca, con sempre nuove richieste di concessioni unilaterali, in cambio della pace” nel Donbass. Kiev sta evidentemente forzando la mano affinché Washington non smetta di considerare quello ucraino un fronte importante quanto quello mediorientale, e continui a sponsorizzare non la pace, ma l’offensiva agli immediati confini russi. Temendo la pace, scrive MyInforms.com, che sanzionerebbe la fine del “partito della guerra” ucraino e probabilmente anche una consistente riduzione degli aiuti finanziari europei, Kiev tenta ogni carta per intromettersi anche nel gioco del conflitto siriano. Non per la Siria, evidentemente, ma per sé. Così che il Ministro degli interni ucraino, Pavel Klimkin, non ha trovato di meglio da fare che dichiarare, sulla scia del suo boss Porošenko, che i soldati russi sono davvero comparsi nel Donbass, e che non si arriverà alla pace finché vi rimarranno. Il problema è trovarli.
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