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Turchia, scarcerati i giornalisti di Cumhuriyet

Sono stati scarcerati Can Dundar ed Erdem Gul, direttore e caporedattore di Cumhuriyet. “Ci dispiace avervi fatto aspettare tanto”, ha detto Dundar ai giornalisti riuniti appena fuori dal carcere. “Lo sapete, oggi è il compleanno del presidente Erdogan. Siamo felici di celebrarlo con questa decisione” di essere rilasciati, ha aggiunto con ironia il direttore di uno dei quotidiani più seguiti del paese.
Poco dopo le 3 di notte, dopo 92 giorni trascorsi nella prigione di Silivri a Istanbul, Can Dundar è tornato in libertà accolto da una folla di amici e sostenitori. I due erano stati arrestati per un scoop che proprio non è piaciuto al regime: foto e video di un camion dei servizi segreti di Ankara, il Mit, carico di armi pronte a passare la frontiera con la Siria e destinate ai jihadisti. Quelli che combattono il governo di Damasco anche per conto degli interessi di Ankara, ma che spargono il terrore attraverso sanguinosi attentati in suolo turco. Poco dopo la pubblicazione dello scottante servizio da parte del giornale, avvenuta alla fine di maggio, cioè a pochi giorni dalle cruciali elezioni legislative del 7 giugno 2015, Erdogan in persona tacciò i giornalisti di ‘tradimento’ promise pubblicamente che i responsabili delle ‘calunnie’ avrebbero pagato un caro prezzo. E così fu.
Ma dopo più di tre mesi trascorsi in quasi completo isolamento, ieri il tribunale di sorveglianza ha dovuto ordinare la scarcerazione di Dundar e Gul sulla base di una sentenza della Corte Costituzionale che aveva definito la loro detenzione – iniziata il 26 novembre scorso – una grave “violazione dei diritti” dei due giornalisti. In particolare la massima Corte, con un voto a maggioranza di 12 contro 3, ha stabilito che sono stati violati i «diritti individuali, la libertà di espressione e di stampa» dei due reporter, citando gli articoli 19, 26 e 28 della Carta costituzionale, pure assai restrittiva in tema di diritti civili e politici. 
“È una decisione storica che apre la strada non solo per noi ma per tutti i nostri colleghi in termini di libertà di stampa e di espressione. Noi siamo liberi ma più di 30 colleghi sono ancora dietro le sbarre – ha ricordato Dundar – Non proviamo rancore ma siamo determinati a combattere. Continueremo a difenderci e le nostre voci saranno più forti”.
Comunque Dundar e Gul, sono stati rinviati a giudizio dal tribunale di Istanbul con accuse che vanno dallo «spionaggio» alla «propaganda terroristica» e rischiano, se giudicati colpevoli, una condanna all’ergastolo. La prossima udienza del processo è fissata al 25 marzo.
Durante la prigionia Dundar ha scritto una lettera aperta ai leader dei paesi dell’Unione Europea e una missiva al premier italiano Matteo Renzi, attaccando pesantemente il cinismo e l’ipocrisia di Bruxelles.

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