Dentro la vera e propria gabbia rappresentata dall’Unione Europea non c’è spazio per una alternativa all’austerità, alla dittatura del capitale, all’estensione della precarietà e della povertà e alla perdita di diritti economici e sociali per gli strati medio-bassi della popolazione. Soprattutto in quei paesi che il nucleo dominante dell’Ue ha scelto come periferia interna. Il Portogallo tra questi dimostra quanto fallaci siano le strategie dei partiti di sinistra che pur avendo punti di vista frontalmente opposte alle politiche imposte dalla troika negli ultimi anni, responsabili di un vero e proprio massacro sociale, una volta giunti al governo non fanno altro che riprodurle, al massimo in una versione più soft, meno truce, più razionale. Ma senza rompere la gabbia dell’Unione Europea e con la sudditanza ai vincoli imposti dall’establishment continentale, nessuna vera politica alternativa è possibile, nessun cambiamento reale di segno rispetto al passato è a disposizione di governi sotto controllo e sotto tutela, limitati da una perdita sempre maggiore e definitiva di potestà e autorità. “Questo orçamento mostra come sia effettivamente possibile distribuire meglio lo sforzo di consolidamento del bilancio ma mostra anche che all’interno delle regole europee non c’è possibilità di avere una politica che promuova in modo deciso l’occupazione perché nei fatti l’austerità di sinistra può dare un contributo minimo per la risoluzione della crisi sociale in Portogallo” afferma l’economista portoghese Ricardo Paes Mamede in una interessante intervista realizzata da Goffredo Adinolfi e pubblicata sul quotidiano Il Manifesto lo scorso 28 febbraio.
Anche apprezzando lo sforzo di parziale redistribuzione della ricchezza e dei sacrifici compiuto dal governo che comunque vede la preminenza dei socialisti, appare più che evidente che in Portogallo come negli altri Piigd senza una rottura determinata con l’impianto complessivo della governance europea, con i trattati e con l’Eurozona, non c’è alcuna possibilità di via d’uscita da una crisi che i vincoli imposti dal pilota automatico di Bruxelles e Francoforte vogliono perenne.
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La finanziaria portoghese? «È una sorta di austerità redistributiva»
Intervista. Per l’economista Ricardo Paes Mamede la manovra del governo portoghese è «il meglio possibile». Le regole europee sul deficit non consentono interventi per creare lavoro ma si è cercato di aumentare i consumi
Giovedì della scorsa settimana il governo guidato da Antonio Costa e appoggiato da Bloco de Esquerda (Be), Partido Comunista Português (Pcp) e Partido Socialista (Ps) ha approvato l’Orçamento do Estado 2016 (OE2016 — legge di bilancio). La commissione europea, pur con qualche titubanza, ha approvato e il testo è stato depositato all’Assembleia da Republica per l’approvazione. Ne abbiamo parlato con Ricardo Paes Mamede, docente di politica economica e integrazione europea presso il dipartimento di Economia Politica all’Istituto Universitario di Lisbona (Iul) e autore del libro O que fazer com este país (2015).
Finalmente, con qualche mese di ritardo, l’Orçamento do Estado 2016 (OE2016) è in dirittura di arrivo: che valutazione dare del governo delle sinistre guidato da Antonio Costa?
Lo sforzo di distribuire meglio la ricchezza è certamente l’aspetto più positivo dell’Orçamento. Questa è stata la preoccupazione centrale dell’accordo fatto tra i partiti di sinistra e questo risultato è stato ottenuto essenzialmente attraverso due vie: politica fiscale e aumento del salario minimo. L’aspetto meno positivo ha a che vedere con il fatto che si stia continuando sulla strada della riduzione severa del deficit di bilancio che passa dal 3,1% a 2,2% del Pil in un momento in cui la disoccupazione è ancora molto alta (molto di più di non quanto i dati ufficiali non mostrino).
Ne é valsa la pena?
Tenendo in considerazione l’alternativa ne è valsa sicuramente la pena ma è comunque insufficiente date le condizioni in cui il paese si trova.
La destra e i media cercano di fare passare l’idea che l’aumento di imposte contenuto nell’OE2016 pregiudicherà le classi medie e le imprese.
La destra e la grande parte dei media hanno avuto una reazione che è quasi risibile. Hanno cominciato a criticare la legge di bilancio perché ritenevano i valori in essa contenuti non affidabili, dopodiché hanno detto che non rispettava le regole europee, poi hanno cercato di dire che gli aspetti redistributivi fossero quasi del tutto assenti e infine hanno sostenuto che la strategia dell’Orçamento — aumentare i consumi — non avrebbe funzionato nella pratica. Questo atteggiamento pretestuoso lascia intendere che a destra si guardi con grande nervosismo alle nuove strategie austeritarie.
L’OE2016 rispetta i criteri imposti dall’Unione europea, quindi vuol dire che l’austerità può anche avere una interpretazione di sinistra?
In parte è vero, ma ci sono comunque dei limiti, ovvero questo orçamento mostra come sia effettivamente possibile distribuire meglio lo sforzo di consolidamento del bilancio ma mostra anche che all’interno delle regole europee non c’è possibilità di avere una politica che promuova in modo deciso l’occupazione perché nei fatti l’austerità di sinistra può dare un contributo minimo per la risoluzione della crisi sociale in Portogallo.
Contrariamente a quanto si poteva pensare, la commissione, dopo avere richiesto numerose misure compensative, ha comunque avallato il bilancio del governo Costa, è segno che qualche cosa anche a Bruxelles stia cambiando?
No, io non credo ci siano stati dei grandi cambiamenti, la commissione europea ha avuto in tutto questo processo un atteggiamento estremamente aggressivo con il governo portoghese e le cose non sono andate anche peggio solo perché la posizione negoziale della commissione europea non è delle migliori in questo momento. Sarebbe un errore pensare che la commissione abbia avuto un atteggiamento transigente. A Bruxelles c’è grande preoccupazione per quel che riguarda sia gli esiti del referendum britannico che sul problema dei rifugiati. Inoltre la Commissione europea ha dovuto tenere conto degli errori commessi durante il periodo di aggiustamento. Uno dei più importanti emerso nel contesto di negoziazione dell’Orçamento è stato il fatto di avere considerato come permanenti misure che in realtà erano solo temporanee, come ad esempio il taglio dei salari della funzione pubblica, la cosa ha creato non pochi problemi a Mário Centeno il ministro delle Finanze.
Alcune critiche sono arrivate anche da sinistra, nello specifico è stato detto che le misure favoriscono principalmente la classe media …
Io credo che la grande maggioranza delle persone e delle organizzazioni di sinistra vedano questo Orçamento come il minore dei mali possibile. È in parte vero che il tipo di misure adottate beneficerà principalmente la classe media ma questo succede anche perché è stata proprio la classe media a essere la più penalizzata durante il periodo di aggiustamento. Però occorre considerare che ci sono anche misure importanti che hanno l’obiettivo di sostenere i redditi più bassi: l’aumento del salario minimo, l’aumento dei trasferimenti sociali e l’alterazione dei benefici fiscali diretti ai dipendenti. Per cui non è del tutto vero che l’OE2016 penalizzi le classi più basse a favore delle classi medie. Detto questo va comunque sottolineato che per ridurre gli elevatissimi livelli di disuguaglianza che esistono in Portogallo occorrerebbe fare molto di più.
Uno degli aspetti essenziali che sta emergendo con forza soprattutto negli ultimi mesi è quello relativo al salvataggio delle banche da parte dello stato che secondo alcuni calcoli, ammonterebbe a circa 40 miliardi di euro…
Sostanzialmente due sono i motivi che hanno portato al fallimento di 4 banche, tra cui una era la terza più grande del paese: da una parte ci sono stati certamente casi di cattiva gestione ma i 15 anni di crescita economica mediocre sono stati sicuramente il fattore che più ha determinato l’accumularsi di un’enorme quantità di crediti inesigibili. È un fenomeno differente rispetto a quello dei subprime o di altri attivi tossici. Qui il dissesto dipende semplicemente dal fatto che in un paese che è da molti anni in crisi anche la sua attività bancaria finisce coll’essere penalizzata.
È possibile calcolare quanto lo stato dovrà spendere ancora per le conseguenze dei fallimenti bancari?
No, è molto difficile perché c’è il sospetto che nei bilanci delle banche i crediti inesigibili non siano ancora stati del tutto contabilizzati e che pur di mantenere i ratio di solvibilità si sia omesso di contabilizzare situazioni in cui difficilmente si rientrerà dei crediti, ma a quanto ammontino queste disparità è tutt’ora un’incognita.
Il governo Costa potrebbe quindi dovere ridurre ulteriormente le aspettative…
È uno dei molti rischi che il governo deve e dovrà affrontare, a questo occorre aggiungere l’evoluzione molto incerta dell’economia internazionale, della politica monetaria europea e dalla risposta che l’economia portoghese darà agli stimoli contenuti dall’OE2016.
Quali sono stati i risultati di 4 anni di Troika?
Il programma di aggiustamento portoghese aveva tre obiettivi fondamentali: creare sostenibilità nei conti pubblici, migliorare la competitività dell’economia e stabilizzare il sistema finanziario. Oggi quel che capiamo è che il successo nei due primi assi — conti pubblici e competitività — è molto questionabile e per quel che riguarda la stabilità del sistema bancario sembrerebbe che sia ancora tutto da fare.
Dici che l’OE2016 ha numerosi aspetti positivi ma che tuttavia è ampiamente insufficiente per risolvere i problemi strutturali…
Nel contesto attuale portoghese è tecnicamente impossibile simultaneamente creare lavoro, pagare il debito nei termini previsti e adempiere alle regole di bilancio europee, è quello che chiamo il triangolo delle impossibilità della politica fiscale. L’opzione della troika e del governo anteriore è stata quella di concentrarsi sul rispetto delle regole di bilancio e sul pagamento del debito pubblico lasciando che la disoccupazione crescesse. Un governo che voglia creare lavoro dovrà abdicare di adempiere a uno dei due altri obiettivi a meno che le condizioni di pagamento del debito vengano alterate o vengano alterate le regole dell’unione europea, fare queste tre cose allo stesso tempo non è possibile…
… quindi?
Quindi o prendiamo l’iniziativa di rinegoziare il debito o quella di non rispettare le regole di bilancio assoggettandoci alle enormi pressioni da parte delle leadership europee così come si è visto anche per il caso greco oppure dovremmo rinunciare alla crescita e vedere l’economia portoghese passare per altri 15 anni di stagnazione con effetti drammatici sull’occupazione e sull’emigrazione.
Uno dei tre assi, il rapporto debito pubblico/Pil, è passato in questi ultimi 4 anni da 100 a 130% è sostenibile?
Il Portogallo paga ogni anno circa il 4,5% del Pil in tassi di interesse sul debito. Questo significa che affinché il bilancio sia in equilibrio le spese statali debbano essere annualmente decurtate di un’ampia fetta. Nei fatti non c’è nessun paese che sia riuscito a pagare tanto senza che vi fosse una consistente crescita economica…
…ma dopo l’aggiustamento non ci sarebbe dovuta essere la crescita?
Il Portogallo non riesce a crescere anche perché non avendo nessun controllo sulla sua moneta non può promuovere le esportazioni e questo in un contesto in cui si deve anche mantenere una politica di contenimento del bilancio. Per questo motivo la ristrutturazione del debito diventa un aspetto fondamentale e credo che in realtà tutti lo riconoscano senza volerlo dire apertamente.
Per ristrutturazione del debito cosa intendi: riduzione dello stock o dilazione dei pagamenti?
Dal mio punto di vista è poco rilevante come ci si arrivi, l’obiettivo è quello di ridurre significativamente il montante degli interessi che è necessario pagare ogni anno. L’economia portoghese non può reggere se il 4,5 del Pil deve essere destinato a pagare gli interessi del debito. Questo è un suicidio lento e quindi la soluzione – riduzione dello stock o dilazione — deve essere trovata indipendentemente da quale essa sia.
Pensi sia possibile ristrutturare il debito? C’è una sensibilità in questo senso o l’alternativa è l’ uscita dall’euro?
L’uscita dall’euro o una situazione di confronto aperto unilaterale di un paese di fronte alla Ue è uno scenario molto improbabile, questo per due motivi: primo perché la forza negoziale di un paese della dimensione del Portogallo è molto limitata. Poi perché i costi di una uscita dall’Euro sono molto più visibili all’opinione pubblica di non quanto lo siano quelli determinati dall’attuale contesto austeritario. Non mi sentirei di escludere del tutto la possibilità che il Portogallo in breve entri in una rotta di collisione che porti a un abbandono della moneta unica. In ogni caso i problemi fondamentali provocati dalla disfunzionalità della zona euro continueranno e determineranno un aumento delle tensioni politiche nella comunità europea i cui risultati sono di difficile previsione.
Qual é la logica sottostante una politica economica suicida?
Il Portogallo ha tre tipi di disequilibrio macroeconomici fondamentali: finanza pubblica, debito esterno ed elevati livelli di disoccupazione. Non è possibile risolverli tutti e tre allo stesso tempo. L’Fmi privilegia la diminuzione del debito estero ancora più che non il debito pubblico. Nella prospettiva dell’Fmi il debito estero si riduce attraverso la svalorizzazione interna che ha un duplice effetto: da una parte permette guadagnare competitività/prezzo nelle esportazioni e dall’altro lato porta a una riduzione delle importazioni perché il consumo e l’investimento interno diminuiscono.
Con quali conseguenze?
Gli effetti di queste politiche sono devastanti non solo sull’occupazione, dato che creano una condizione di recessione permanente, ma anche sui conti pubblici perché l’impatto del commercio esterno sulle finanze pubbliche è molto ridotto. Lo stato guadagna di più quando i prodotti delle imprese vengono venduti internamente, attraverso le imposte sul consumo, di non quando vengano venduti all’estero. Quindi l’opzione per correggere il debito esterno mette in causa la prosecuzione degli altri due obiettivi — crescita dell’occupazione e finanza pubblica.
Se le conseguenze delle politiche austeritarie sono chiare a tutti dal tuo punto di vista perché si perpetra l’errore?
Non è possibile avere economie con strutture produttive così differenti come quelle che ci sono nella zona europea e al contempo vivere con le stesse regole di politica monetaria a meno che non succeda una delle due cose: o c’è un’enorme trasferimento di risorse come quelle che ci sono ad esempio dal nord al sud Italia o allora attraverso un impoverimento accelerato e duraturo delle economie che hanno strutture produttive meno competitive. La maggior parte delle istituzioni internazionali considera irrealizzabile la prima ipotesi e probabilmente non hanno del tutto torto. La soluzione più semplice quindi è quella di promuovere flessibilizzazione e misure di svalorizzazione interna delle economie più deboli.
La coalizione di Pcp, Ps e Be ha mostrato in queste settimane grande compattezza, cosa ci si può aspettare in futuro?
Il fatto di avere oggi in Portogallo una destra convintamente neoliberista è la maggiore assicurazione di vita per questo governo perché nessuno dei partiti di sinistra vuole essere visto come il responsabile di un ritorno a politiche estremamente aggressive per la popolazione che la destra continua a promuovere. Quindi, nonostante Be e Pcp sottolineino la loro posizione di critica rispetto al compromesso del Ps con le regole di bilancio europee, fino a che sarà possibile ottenere politiche più favorevoli ai lavoratori e all’insieme della popolazione io non prevedo ci sarà una rottura della coalizione che ha permesso la formazione di questo governo.
Come è percepita dall’opinione pubblica la nuova legge di bilancio: entusiasmo, contrarietà o indifferenza?
Per il momento non riscontro né una grande contrarietà né un grande entusiasmo io credo ci siano buoni motivi perché non ci sia né una cosa né l’altra perché quello che abbiamo è il minore dei mali e il minore dei mali non ha mai suscitato mai molti odi né molti amori.
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