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‘Radicalizzare lo scontro, diventare 100 milioni’. Concluso il congresso FSM

Durban – Si è concluso sabato il 17° congresso del WFTU, con una grande manifestazione che ha attraversato le strade di Durban e che ha visto sfilare decine di organizzazioni provenienti da tutto il mondo.

Un congresso intenso, partecipato e democratico sempre accompagnato dalle danze e dagli inni della grande lotta di liberazione, dal colonialismo e dall’aparthaid, del continente africano. 113 gli interventi che hanno contribuito a definire quella che sarà l‘azione della Federazione Sindacale Mondiale nei prossimi anni. Il procedere della crisi economica, le sempre più frequenti azioni di rapina e destabilizzazione imperialista, le migrazioni e la trasformazione della classe operaia internazionale sono stati i grandi temi affrontati dai delegati. I sindacati di classe del mondo sembrano non volersi trovare disarmati di fronte alle contraddizioni prodotte dall’attuale congiuntura politica ed economica internazionale. Riconoscendo il passaggio epocale che il sistema capitalistico sta producendo in questi anni, e l’attacco generale alle condizioni di vita ma anche alle libertà democratiche delle masse lavoratrici in ogni angolo del pianeta, si è posta la necessità di radicalizzare il livello dello scontro.

Dopo la sua riconferma al ruolo di segretario generale, il greco Georgios Mavrikos si è incaricato di sintetizzare il programma di lavoro per l'organizzazione nei prossimi anni.

Centrale sarà l’allargamento della Federazione Sindacale Mondiale con l'obbiettivo di arrivare a 100 milioni di lavoratori aderenti entro il prossimo congresso. Per raggiungere questa soglia oltre a continuare l’opera di affiliazione al WFTU di altre organizzazioni diviene necessario articolare e riorganizzare l’intervento della federazione. “Lavorando settore per settore, area geografica per area geografica, il Wftu deve allargarsi, chiarire le sue linee di intervento, focalizzare gli obiettivi su cui portare lo scontro contro le barbarie del capitalismo”. Così il segretario ha aperto il passaggio dell’intervento conclusivo che ha proposto l’allargamento del consiglio presidenziale da 35 a 47 membri allo scopo di rappresentare al meglio tutte le realtà aderenti (per l’Europa sono stati eletti rappresentanti della USB italiana, della CGT francese, della CGTB portoghese, del PAME greco, del PEO cipriota), e ha affrontato la necessità della riorganizzazione degli uffici continentali del sindacato internazionale partendo dell’apertura di un ufficio euroasiatico, oggi possibile grazie all’ingresso nella FSM di importanti organizzazioni della Federazione Russa e alla crescita della federazione sindacale in Europa. Stesso obbiettivo di allargamento e centralizzazione dell’organizzazione da raggiungere in Asia, America Latina e in Africa, continente strategico nella tendenza alla competizione imperialistica per blocchi e che negli ultimi anni ha visto una forte affermazione di importanti centrali sindacali. A  conferma del ruolo centrale che la federazione affida al continente africano è stato eletto presidente del WFTU il sudafricano Michael Makwayiba, segretario del NEHAWU, il sindacato dei dipendenti pubblici del Sud Africa, e già vice presidente della TUI PS&A, la federazione internazionale del servizio pubblico.

Altro passaggio focale, sottolineato nell'intervento conclusivo di Mavrikos, è stato dedicato alla necessità di aumentare la capacità dei sindacati aderenti di orientare politicamente i lavoratori attraverso una radicalizzazione e generalizzazione dello scontro che riconosca come proprio non solo il piano della trattativa sindacale, ma anche il confronto diretto con le istituzioni del potere imperialista. Era già apparso chiaro in decine di interventi che il ruolo che oggi viene affidato alle organizzazioni sindacali è molto più ampio di quello della sola difesa economica dei lavoratori. Solo per citarne alcuni tra quelli che affermavano un ruolo anche politico del sindacato sottolineiamo il lavoro fatto dai compagni brasiliani impegnati nel contrastare il golpe istituzionale, le decine di interventi dei sindacalisti africani che lottano quotidianamente contro un intero sistema pilotato dalle multinazionali e che hanno denunciato la neocolonizzazione a cui viene oggi sottoposta l'Africa, e l’intervento del delegato dell’RMT britannico, il potente sindacato delle ferrovie inglesi e della metro di Londra, tra i protagonisti della battaglia referendaria conclusasi con la vittoria della Brexit attraverso la promozione del LEXIT, un coordinamento di forze di sinistra favorevoli all’uscita della Gran Bretagna dalla UE. Ne consegue che nessuna strada può essere percorsa con quei sindacati gialli che riconoscono e tutelano i rapporti di potere esistenti con gli organismi nazionali e internazionali rappresentativi delle forze imperialiste.

Il sindacato che è emerso dal 17° congresso della Federazione sindacale mondiale è un soggetto capace di mettersi al centro dei movimenti e delle rivendicazioni popolari che parlano di difesa della democrazia, di contrasto alle guerre imperialiste e alle organizzazioni internazionale come la NATO, il Fondo monetario internazionale e la UE, Sempre partendo dai luoghi di lavoro ma organizzando anche tutti quei settori che esclusi dal modello di sviluppo capitalistico o essendo posti da questo in condizioni di precarietà non possono aderire ad un sindacato nelle forme storicamente conosciute.

Quello di Durban è stato un congresso importante che segna un cambio di passo e che mette le organizzazioni sindacali di classe nella condizione di sviluppare la lotta non solo all’interno dei confini nazionali ma in relazione e in collaborazione con le organizzazioni di altri paesi. Una possibilità importante per chi è costretto a confrontarsi quotidianamente con un capitale internazionale che porta avanti ogni giorno, senza confini, la guerra ai lavoratori.

 

da Durban, Redazione Contropiano

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