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Trump aumenta la spesa militare, e tutti fanno lo stesso

Intervista realizzata da Radio Città Aperta.

 

Buongiorno, Manlio Dinucci. C'è questa notizia che circola da ieri, sulla decisione Usa di incrementare addirittura del 9-10% le spese militari, a discapito di altre voci tra cui le politiche ambientali e glòi aiuti ai paesi meno sviluppati. Cosa significa e cosa può rappresentare, come conseguenze?

Direi intanto facciamo un po’ di conti. Trump ha annunciato la sua intenzione – poi bisogna vedere se ci riesce – di aumentare di 54 miliardi di dollari la spesa militare statuitense per l’anno fiscale 2018 che inizia, ricordo, il 1° ottobre di quest’anno. Però, rileva il New Yord Times proprio stamani, va ricordato che nel budget di previsione dell’amministrazione Obama c’era già la cifra di 35miliardi di dollari di aumento della spesa militare, quindi si conferma che Trump dà un’accelerazione ad un processo già in atto. Ora quale è la spesa militare statunitense? Secondo i dati ufficiali della Nato – questa è l’ultima cifra disponibile – nel 2016 ammonta a 664 miliardi di dollari, corrispondenti al 3,6 % del Pil statunitense. Propio su questo gli Stati uniti pressano gli alleati, compresi noi quindi, per aumentare la spesa militare almeno al 2% del Pil. Quindi in tutti i paesi della Nato. Per ora, diciamo, hanno raggiunto questo obiettivo la Grecia, l’Estonia, la Polonia e la Danimarca. Ma mi pare che la Grecia, con la crisi che ha, spende, secondo i dati Nato, il 2,4% del proprio Pil per il miitare. Però qui, appunto, bisogna stare attenti perché c’è il trucco: cioè la spesa militare deriva dalle casse pubbliche, cioè da denaro pubblico, quindi il rapporto tra spesa militare e Pil è notevolmente sfalsato. Bisogna rapportarla alla spesa statale in quanto è denaro pubblico. Ora se noi andiamo a vedere la spesa militare statuitense – non di Trump ma quella dell’amministrazione Obama che ora Trump vuole aumentare – oltre al budget propriamente detto del Pentagono (questi 664 miliardi di dollari) troviamo altre voci di carattere militare. Per esempio le armi nucleari; che non gravano sul bilancio del Dipartimento della difesa, ma su quello del Dipartimento dell’energia. E quindi quando trovate 12 miliardi di dollari annui per le armi nucleari non le trovate nel bilancio del Pentagono. Lo stesso va fatto per aggiungere gli aiuti militari all’estero, che sono chiaramente uno strumento militare. E si parla di circa 50 miliardi di dollari annui, che si somma al bilancio del Pentagono. Poi c’è ovviamente la grossa vocedei militari a riposo, una spesa che supera i 160 miliardi annui e quindi c’è la voce, ovviamente segreta, dei servizi segreti. Una cifra così, induttiva, parla di circa 50 miliardi annui. Ma è la punta dell’iceberg. Quindi se noi facciamo i conti tra la spesa militare complessiva statunitense e la spesa federale, ripeto, il Pil, noi vediamo che gli Stati uniti spendono qualcosa che arriva a circa un dollaro su quattro, direttamente o indirettamente, a scopo militare. C'è questa sensazione giusta, di reazione, perché non si può essere contenti che abbia vinto Trump; ma tutto questo l’aveva detto nella campagna elettorale e ora mantiene la promessa. Quindi vuole aumentare il bilancio militare più di quanto aveva annunciato l’amministrazione Obama. Però stiamo attenti, guardiamo in casa nostra. Anche la spesa militare italiana, dopo un certo periodo di relativo calo, ha cominciato a riaumentare. Oggi, secondo i dati ufficiali della Nato, l’Italia spende 55 milioni di euro al giorno per il militare. Se andiamo ad altri calcoli, fatti ad esempio da Milex, comprese altre voci, si arriva a 64 milioni di euro al giorno. Dato che l’Italia sicuramente è intenzionata ad arrivare al 2% del Pil per la spesa militare, bisogna entrare nell’ordine di idee che la spesa militare italiana arriverà, tra non molto, a 100 milioni di euro al giorno. Altri paesi europei stanno facendo la stessa cosa. Se guardiamo la Gran Bretagna, la Francia, la Germania, c’è una tendenza generale… Con questo ho concluso. Il messaggio è questo: d’accordo, puntiamo il dito su Trump, ma non dimentichiamo la tendenza comlessiva e, soprattutto, puntiamo il dito sul governo italiano ….

 

La tendenza, per concludere, è quella: tutti i paesi stanno investendo maggiormente in spese militari e non è comunque un buon segno in generale, questo…

No, perché poi se si va a vedere naturalmente Cina, Russia, Arabia Saudita, India, Giappone, tutti sono in aumento. E’ una tendenza pericolosissima, ovviamente, è un po’ la cartina di tornasole della situazione mondiale. Ora però non entriamo in altro campo, rimaniamo alla spesa miitare.

 

Grazie Manlio Dinucci, buona giornata, buon lavoro.

Anche a voi.

 

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