“Michel Aoun è una pedina nelle mani di Nasrallah (Segretario Generale Hezbollah, ndr) e l’esercito libanese è completamente succube di Hezbollah” con queste parole il ministro della difesa israeliano, l’ultra-nazionalista Avigdor Lieberman, ha risposto alle recenti dichiarazioni del presidente della repubblica libanese. Il ministro di Tel Aviv si riferiva, infatti, alla posizione del capo dello stato Aoun che, la scorsa settimana, ha messo in guardia Israele contro “qualsiasi violazione della sovranità libanese”. Prima della partenza per il suo viaggio in Egitto, il presidente del paese dei cedri ha affermato che, in caso di conflitto, “l’esercito libanese combatterà al fianco della Resistenza Libanese rappresentata da Hezbollah, grande risorsa difensiva per il paese contro il nemico israeliano”.
Lieberman si è congratulato pubblicamente con Riyadh per la dura presa di posizione contro Beirut. L’Arabia Saudita, infatti, appoggiata da Emirati Arabi e Bahrein, ha respinto, in questi giorni, una mozione presentata dal Libano alla Lega Araba relativa alla politica “aggressiva e provocatoria” di Tel Aviv lungo il confine libanese. Il rappresentante saudita ha, inoltre, aggiunto che questi paesi “sono contrari nel sostenere Beirut”, in polemica con le posizioni ufficiali libanesi pro-Hezbollah.
Le pressioni esercitate dai paesi del Golfo, comunque, non si sono limitate alla sola seduta della Lega Araba. Il quotidiano libanese Al Akhbar riferisce, ad esempio, che l’ambasciatore di Beirut ad Abu Dhabi è stato convocato per “una richiesta di chiarimenti circa la posizione del presidente libanese ed una protesta formale contro le sue dichiarazioni pro-Hezbollah”. Le rimostranze sono state accompagnate anche dalla successiva “sospensione dei preparativi della visita di Aoun (definito fiancheggiatore del terrorismo) negli Emirati Arabi”, sostiene sempre il quotidiano.
Altrettanto pesanti sono state le ritorsioni a livello diplomatico da parte di Riyadh. Secondo fonti saudite, riportate dal quotidiano An Nahar, il monarca Salman Ben Abdelaziz Al Saud avrebbe “annullato la propria visita ufficiale a Beirut”, prevista prima del prossimo vertice della Lega Araba che si terrà in Giordania tra il 23 ed il 27 Marzo. L’incontro era stato deciso al termine della prima visita ufficiale, il 9 Gennaio 2017, del neo presidente Aoun a Riyadh ed aveva l’obiettivo di rilanciare gli accordi bilaterali tra i due paesi. Gli ambienti politici sauditi, infatti, si erano convinti che Aoun, dopo l’elezione a presidente, avrebbe preso le distanze dal movimento sciita, illusi, molto probabilmente, anche dall’accordo politico che aveva portato alla nomina di Saad Hariri, ex pupillo di Riyadh, come primo ministro.
L’illusione, comunque, è durata poco. Dopo le recenti e ripetute provocazioni israeliane lungo il confine libanese e le successive dichiarazioni del capo di stato libanese, in effetti, i sauditi si sono resi conto che l’alleanza politica tra Aoun e Nasrallah è rimasta solida.
La retromarcia del monarca saudita è legata anche ad altre rivelazione di An Nahar. Fonti del quotidiano riportano, inoltre, la notizia relativa agli “sforzi libanesi per far rientrare la Siria nella Lega Araba”, dopo la sua sospensione nel 2011 all’inizio della guerra civile. Beirut starebbe mediando, infatti, tra l’Egitto e la Giordania da una parte e l’asse Iran-Siria dall’altra, proprio per far riottenere legittimità internazionale a Bashar Al Assad. Un tentativo, quello libanese, visto come diametralmente opposto rispetto alla politica di delegittimazione portata avanti dalla petro-monarchia saudita nei confronti di Damasco e Teheran.
Tensioni e frizioni che hanno confermato, però, i saldi legami e l’alleanza geo-politica tra Arabia Saudita ed Israele. Sono molto significativi gli elogi dello stesso Lieberman nei confronti del capo della diplomazia saudita, Adel Joubeir. “Le relazioni tra Riyadh e Tel Aviv sono stabili e riguardano una cooperazione congiunta contro i nostri nemici comuni (Iran, Siria e Hezbollah, ndr) a tal punto che lo stato saudita si impegna ad incoraggiare tutti i paesi arabi per normalizzare le loro relazioni diplomatiche con Israele”. Ovviamente sempre con il sostegno del neo presidente USA, Donald Trump.
Stefano Mauro
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