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E ora anche la Germania pensa a costruire l’atomica

Tempi di crisi, di rotture; alcune lente, altre velocissime. Dopo dieci anni di crisi economica globale, che hanno avuto il loro epicentro negli usa e in Europa, "la politica" non appare più in grado di gestire alcunché. "Il mercato" ha da tempo spossessato gli Stati di buona parte dei loro strumenti strategici per concentrarli in istituzioni sovranazionali inattingili alla volontà delle popolazioni, am permeabilissime alle istanze del grande capitale, soprattutto finanziario.

In un quadro di crisi degli assetti geostrategici – in particolare dopo il voto per la Brexit e l'elezione di Trump alla presidenza Usa – le vecchie alleanze sembrano molto meno solide. Quasi improvvisamente.

Inevitabile, in questo quadro, che le potenze regionali si scoprano militarmente deboli, davanti a "protettori" storici improvvisamente interessati da tutt'altri scenari.

Ma se in un paese chiamato Germania si comincia a discutere pubblicamente della "necessità" di costruire armamenti nucleari "indipendenti", dopo 70 anni di tabù assoluto, è il caso di prendere atto che qualcosa di enorme si è rotto.

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Il riarmo delle testate nucleari tedesche potrebbe trasformarsi in una tragedia nazionale

 

Il riarmo delle testate atomiche oggi, per la Germania, potrebbe mettere a rischio anche l'ordine mondiale.

Da “Foreignpolicy.com”, Rudolph Herzog, 10 marzo 2017

Traduzione e cura di Francesco Spataro

 

Dal 1945 ad oggi, nessuno si è più preoccupato dei passi compiuti dalla Germania circa la bomba atomica, ma questo atteggiamento è destinato a cambiare. I commentatori tedeschi, stanno dibattendo da alcuni giorni, se il Paese si debba dotare di nuovo di armi nucleari oppure no. Il più importante quotidiano berlinese, “Der Tagespiel”, ha dato il via alla discussione sulla sua piattaforma online, due mesi dopo le elezioni USA, pubblicando un cosiddetto “articolo d’opinione”, in cui si sosteneva che il Presidente Donald Trump aveva intenzione di chiudere di scatto l’ombrello nucleare della NATO, e che l'unico modo di controbattere le minacce russe percepite era dunque quello di rendersi più indipendenti.

Ma la via a questa “indipendenza”, richiederebbe, un deterrente nucleare tedesco. “Ne va dei nostri interessi fondamentali,” sostiene il politologo Maximilian Terhalle; e continua: “Le circostanze così vitali potrebbero voler dire che Berlino, non dovrebbe ricevere alcun consenso, sulla materia, da parte degli altri 27 membri della Unione Europea.”

Proprio a febbraio, “Die Ziet”, rispettabile settimanale del Paese, ha compiuto un supplemento di indagine, con un articolo che terminava con un duro e spiacevole avvertimento: la Germania potrebbe ignorare il cambiamento dei tempi, oppure investire velocemente nella “Force de Frappe”, o “Forza d'urto”, la forza di dissuasione nucleare francese.

Infranto un tabù di lunga data e con i vari Dottor Stranamore che si aggirano furtivamente fra i mass media nazionali, non c’è voluto molto tempo, prima che qualcuno condannasse queste dichiarazioni. Ottfried Nassauer, a capo del Centro Informazioni per la Sicurezza Transatlantica con sede a Berlino, in un pezzo su “Der Freitag”, un popolare settimanale, ha fatto risalire il concetto di un ordigno atomico tedesco a “un'ala conservatrice, nazionalista e di estrema destra… che soffre di manie di grandezza o si vuole solo divertire ad aprire il vaso di Pandora.” In realtà, alcune di quelle persone, che sono saltate fuori evocando una bomba tedesca (mascherandola debolmente con il termine “Eurobomba”), sembra non abbiano aspettato altro, per sbattere l’idea fra la popolazione.

Con tutto questo dibattito in pieno svolgimento, dovrebbe tornarci alla mente il perché tutto ciò sia un'idea ridicola, e terribilmente pericolosa.

Tanto per cominciare, la Germania è firmataria del Trattato di non proliferazione nucleare, o NPT, e sarebbe quindi illegale, per il Paese, acquisire la bomba. Se una Nazione così influente, all’improvviso si chiamasse fuori da un accordo ancora in vigore e che per quasi mezzo secolo è stato efficace, minerebbe la credibilità del NPT stesso, e sarebbe un esempio estremamente negativo. Altri Paesi potrebbero seguire velocemente questa pratica, scegliendo l’opzione di rinuncia per acquisire la bomba. Nonostante l’Iran sia un ovvio candidato, vicini amici degli Stati Uniti potrebbero sostenere che le garanzie di sicurezza dell’America non sono più affidabili. Vengono alla mente, Giappone, Corea del Sud, Taiwan, ed anche l’Arabia Saudita; paesi situati in zone problematiche, difficili, vicine sia al paria nucleare nordcoreano e alla polveriera del Mar Cinese Meridionale, che all’orrore senza fine dei conflitti che stanno espandendosi in Medio Oriente.

Come un qualsiasi stato “nucleare canaglia”, la Germania si troverebbe anche a perdere molta della sua credibilità nel “potere dolce”, di persuasione e convincimento, conquistato con così tanta fatica.

Ma mentre questi sono argomenti razionali, c’è un altro aspetto del dibattito sulla Germania che va considerato, e che è considerevolmente più sconvolgente di queste particolarità tecniche legali: l’amnesia autoinflitta dei cittadini sulle possibilità di una catastrofe nucleare.

I commentatori che strepitano e reclamano una bomba di produzione tedesca, sembrano aver dormito per la maggior parte del XX secolo, quando il Paese era in prima linea parlando di sterminio nucleare. Quell’esperienza ha reso la Germania depositaria di una conoscenza, guadagnata duramente, sui pericoli di questi armamenti; ma alcuni tedeschi sembrano intenzionati a svuotare questo cassetto dei ricordi.

Richiamiamo alla mente alcuni degli strabilianti progetti ed incidenti, che sono accaduti fuori e dentro la Germania, al culmine del periodo nucleare.

Oggi, gli USA e la Russia hanno ancora una riserva di ordigni nucleari pari a 14.000 testate; durante la Guerra Fredda, questo numero, già enorme, era anche molto più alto ed alcuni degli ordigni più pericolosi erano proprio puntati su obiettivi tedeschi. Per la maggior parte della Guerra Fredda, gli strateghi militari Americani furono convinti che i vertici politici dell’Unione Sovietica, stavano complottando per invadere l’Europa Occidentale con i loro eserciti tradizionali. Per scoraggiare il nemico al di là della Cortina di ferro, e bilanciare eserciti NATO relativamente più piccoli, l’Amministrazione USA, sotto il Presidente Dwight Eisenhower, decise di optare per la teoria del “chi più spende, meno spende.” Questo voleva dire, che le testate nucleari erano piazzate in Europa Occidentale per garantire una massiccia ritorsione, se l’Unione Sovietica avesse deciso di inviare i carri armati, per infiltrarsi al di là del confine.

Nel 1956, il SAC, il Comando Aereo Strategico, (incaricato della detenzione e dell’impiego dell'arsenale nucleare strategico N.d.T.), stabilì che in caso di attacco venissero sganciate ben 91 testate nucleari solo su Berlino Est, alcune delle quali destinate esplicitamente a distruggere la “popolazione”, anche se questo violava i trattati internazionali. La sponda sovietica aveva ammassato una potenza nucleare simile, seguendo la fredda logica della corsa agli armamenti.

Prima dell’avvento dei missili balistici intercontinentali entrambe le parti sganciarono in aria delle bombe 24/7 (bombe a frammentazione N.d.T.), ciascuna armata con una carica esplosiva nucleare. Questa situazione aumentò significativamente le tensioni, e portò ad una serie di incidenti imbarazzanti, come quello tristemente noto come Incidente di Palomares del 1966, nel quale un bombardiere USA B52 si schiantò vicino ad un villaggio spagnolo, perdendo il suo carico, fatto di quattro bombe all’idrogeno. “Hanno iniziato a tremarmi le ginocchia, quando ho visto la testata di uno di questi ordigni”, ha dichiarato uno dei tecnici che recuperarono le bombe in un’intervista per il mio libro “Breve storia di una follia nucleare”.

La sostituzione delle squadre specializzate in allarme bomba, con missili nucleari, alla fine, invece di tranquillizzare la popolazione, ha semmai aumentato la probabilità di un Armageddon (il biblico giorno del giudizio finale, N.d.T.). Il fatto che fossero stati posizionati al largo delle spiagge statunitensi ha poi quasi condotto ad uno scontro nucleare planetario, durante la crisi dei missili a Cuba. Ad un certo punto, una flotta USA iniziò a calare bombe di profondità contro un sottomarino russo, che stava facendo strascico, a largo dei Caraibi. Il capitano russo, Valentin Savistski, ordinò immediatamente di preparare la difesa, con i siluri nucleari, ma aveva comunque bisogno del permesso degli altri due comandanti dell’unità per distruggere l’ordigno; uno di loro acconsentì all’istante, l’altro, tale Vasili Arkhipov, li persuase a non contrattaccare, e anzi a calmarsi un poco.

Non sarebbe stata l'unica volta in cui la III Guerra Mondiale fu evitata per la reazione ragionevole di un uomo con la testa sulle spalle. Nel 1983, la valutazione dell’ufficiale sovietico Stanislav Petrov, su un segnale radio da loro ricevuto come pericoloso era in realtà un falso allarme, ancora una volta salvò il mondo dalla catastrofe.

La Germania, comunque, è stata la Nazione che si è avvicinata molto probabilmente più di ogni altro paese all'aspetto più pericoloso della corsa agli armamenti: lo stazionamento di missili a corto e medio raggio, più notoriamente noti come Pershing II, che in 15 minuti, sono in grado di colpire Mosca. Un'instabilità così diffusa, una sensazione di vivere sempre sulle spine, portava entrambi i Paesi a pensare che nessuna delle parti in causa avrebbe mai avuto tempo sufficiente per una reazione razionale. Non sorprende che questo abbia portato ad innumerevoli situazioni di tensione, durante le quali le superpotenze credevano, erroneamente, di essere sotto attacco. La sola cosa certa era che la Germania fosse il piano di scontro più probabile per un conflitto nucleare.

Durante la Guerra Fredda, molte delle aree di confine fra la Germania Est e quella Ovest furono minate con ordigni nucleari. Se l'Armata Rossa avesse attaccato, gli USA avrebbero potuto in pochi attimi trasformare gran parte della regione ad est del fiume Reno, in una terra di nessuno. Tutta questa apocalittica massa di macerie, avrebbe sicuramente dissuaso l'eventuale avanzata dei Sovietici. Nessun governo tedesco ebbe mai il coraggio di dare informazioni su questo progetto fino al 1974, quando Helmut Schmidt divenne Cancelliere.

Non pensiamo agli ordigni, ormai un numero incalcolabile, bensì al fatto che in Germania, sia Est che Ovest, continuarono ad essere ammassate un gran numero di armi nucleari “tattiche”, testate con cariche esplosive minime, che potevano essere disattivate anche da ufficiali di basso grado; uno di questi, denominato Davy Crockett, dal nome del leggendario trapper mito del Far West, era di dimensioni così ridotte che si poteva incastrare sopra ad un fucile dotato di un rinculo minimo ed essere sparato anche da un singolo uomo.

Tra gli strateghi militari Americani, c’è sempre stata una pericolosa tendenza a credere che un conflitto nucleare potesse, in qualche modo, essere limitato all'interno dei confini della sola Germania. Henry Kissinger, più realistico, suggerì neanche tanto velatamente che un conflitto nucleare, anche se su scala ridotta, sarebbe stato possibile anche fuori da quei confini. Ha così dichiarato, una volta: “Se saremo costretti ad una guerra, causata da un'aggressione sovietica, tenteremo in ogni modo di contenere le perdite; non vorremmo usare più forza di quella necessaria a difendere la salvezza del mondo libero.” Anche nell'ottimistica visione di Kissinger dell'Armageddon, le cosiddette “perdite contenute” avrebbero significato comunque una vasta porzione di Germania.

L'altro schieramento non credeva alla verosimiglianza di quei limiti. “Se gli Americani avessero lanciato anche solo un piccolo ordigno l'Unione Sovietica avrebbe di sicuro contrattaccato, scatenando ben presto una guerra nucleare generalizzata.” Queste le dichiarazioni del Generale Evgeni Maslin, ex-capo dell'unità per la salvaguardia nucleare dell'URSS, durante un'intervista da me raccolta. Se anche gli USA fossero sopravvissuti ad uno scontro di questo genere, la Germania non sarebbe stata più come prima.

La Germania ha avuto una lettera “x” (una sorta di marchio) dipinta su di sé, da sempre. I tedeschi, sebbene in gran parte ne ignorino i dettagli terribili, ne sono ben consci; dalla fine degli anni ’70 in poi, si formò un movimento per la pace molto forte che culminò con manifestazioni di massa, come il raduno del 1986, dove più di 200.000 persone bloccarono un sito dove la Nato intendeva installare 96 missili nucleari Cruise. I dimostranti si resero conto che la cosa, illogica nella strategia NATO, si fondava sul fatto che il Paese poteva essere salvato dalla catastrofe nucleare soltanto se si fosse reso conto che, in caso di non installazione delle rampe missilistiche, sarebbe stato distrutto. Così la Germania, si accorse della barbarie presente nella logica degli armamenti nucleari: come ogni giro di vite, può irrigidire o peggiorare l'escalation; quando uno scudo è più grande, induce ad usare una spada più affilata. Secondo una recente ricerca, l'85% dei tedeschi sostiene che gli ordigni nucleari USA devono essere rimossi dal proprio territorio.

Rimane la questione, un poco retorica, se tutto questo porterà a prendere una posizione; una spia, in questo senso, potrebbe essere rappresentata dalla chiusura dell'impianto per l'arricchimento dell'uranio da parte dell’URENCO (compagnia britannica di carburanti che si occupa anche di arricchimento dell'uranio, N.d.T.), che sembra essere imminente. In una Germania che presumibilmente si sta armando, riprendersi questa struttura potrebbe essere di vitale importanza, se si vuole investire in una infrastruttura nucleare.

Sebbene tutto questo ragionamento, per ora, sembra essere distante, potrebbe diventare preoccupante però, più avanti nel tempo, anche per il resto del mondo. Ricordiamoci che questa disputa si sta tenendo in un Paese che, per ben due volte, ha dato fuoco alle micce, nei decenni scorsi. Dopo la devastante esperienza del Terzo Reich, la Germania ha lavorato sodo per riconquistarsi un senso di credibilità morale, chiedendo comprensione e perdono alle sue vittime e cercando una qualche redenzione. Data la sua storia, è un vero miracolo che oggi il Paese sia così rispettato al mondo. (Al contrario, il Giappone, è ancora considerato un Paese emarginato, un paria, dalla maggior parte dei paesi confinanti, a causa dei suoi comportamenti, durante il periodo della guerra). Se la Germania si armerà con il nucleare, metterà decisamente a repentaglio le sue sorprendenti conquiste.

In un mondo, post-Brexit o post-Trump, molti cittadini del pianeta stanno riponendo le loro speranze, e molte aspettative, verso la Cancelliera Merkel e il suo Governo, per sostenere principi morali e portare a soluzione problemi come l'unità della UE, o la crisi dei rifugiati. Queste sono le sfide più grandi. Per essere alla loro altezza, la Germania deve attaccarsi ai suoi principi, come ogni nazione pacifica, e lavorare sodo per la cancellazione degli armamenti nucleari. Dovrebbe affrancarsi da percorsi pericolosi; in caso contrario, verrebbe inflitto un danno enorme, non solo all'ordine mondiale, ma anche alla Germania stessa.

 

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1 Commento


  • Francisco

    Quindi c'è ancora qualcuno convinto che la Germania non abbia già da tempo l'atomica in qualche scantinato?

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