La Tass riprende stamani un lancio dell'agenzia giapponese Kyodo, secondo cui già agli inizi di aprile fonti ufficiali del Dipartimento di stato USA avrebbero informato il governo giapponese dell'intenzione di attaccare la Corea del Nord, se la Cina non eserciterà una seria pressione su Pyongyang, affinché questa faccia marcia indietro sul proprio programma nucleare.
Il governo giapponese, scrive Kyodo, è pienamente consapevole del fatto che, per l'amministrazione USA, l'opzione militare contro la RDPC costituisce una scelta reale.
In tale situazione, Tokyo avrebbe espresso la preoccupazione che Giappone e Corea del Sud possano diventare il bersaglio di colpi di risposta da parte di Pyongyang. Il governo giapponese avrebbe informato gli Stati Uniti che il Giappone tende non a una soluzione militare, bensì a garantire lo status non nucleare della penisola coreana, attraverso mezzi diplomatici. Il Ministro degli esteri giapponese Fumio Kishida avrebbe ribadito tale posizione al Segretario di stato USA Rex Tillerson anche nel corso del G7 a Lucca. Secondo Kishida, il Giappone farebbe affidamento sulla Cina, quale principale partner economico della RDPC, per esercitare pressioni su Pyongyang, in particolare cessando le forniture petrolifere.
Mentre la squadra navale guidata dalla portaerei atomica “Carl Vinson” si sta sempre più avvicinando alle coste coreane e una squadra russa, con in testa l'incrociatore lanciamissili “Varjag”, ha già attraccato alle banchine del porto sudcoreano di Busan, è di ieri la notizia riportata da rusvesna.su secondo cui, per ogni evenienza, la Cina sta spostando 150.000 soldati nelle province di Heilongjiang e Jilin, al confine nord della RDPC.
Come sempre, le novità, quando ci sono, raramente sono buone.
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