Avete presente l'agente segreto doppiogiochista dei vecchi film di guerra? Un classico è il Standartenführer SS del Reichssicherheitshauptamt Otto von Stierlitz: in realtà colonnello del NKVD sovietico Maksim Maksimovič Isaev, nel film “17 attimi di primavera”. Infiltrato in Germania fin dagli anni '30 e arrivato sino ai vertici dei Servizi di sicurezza nazisti, alla fine riesce a far saltare i colloqui per una pace separata tedesco-americana che la banda di Heinrich Himmler stava conducendo in Svizzera tra il febbraio e il marzo del 1945 con gli inviati di Allen Dulles.
Ogni agente doppiogiochista che si rispetti, si assicura la fiducia degli organi in cui è infiltrato, passando una miriade di informazioni di minima importanza, salvo poi, al momento giusto, rifilare la “sòla” che fa perdere la guerra al nemico.
Più o meno questo succede anche con certi protagonisti dell'avanspettacolo di prima serata delle televisioni italiche. Ovviamente, tanto di cappello alla squadra di giornalisti, esperti, redattori, che assicura l'enorme materiale informativo che consente al protagonista principale di dire la sua, con sapienza, maestria, ottimo spirito e quant'altro serva ad accattivarsi la simpatia del pubblico. Simpatia per alcuni versi e in determinati momenti anche ben meritata.
E poi arriva la “sòla”: come venerdì sera, allorché ci si rifila che la Corea del Nord non è altro che una spietata dittatura, una caserma controllata da un giovinastro più pazzo che capace; una dittatura che si differenzia da quella di Bashar Assad (anche lui spietato dittatore) per l'aggravante di avere connotati comunisti e che quel demente ha in mente di lanciare contro la più grande potenza mondiale. Solo un pazzo infatti, si sottintende, è così ottuso da voler muovere guerra agli Stati Uniti; un pazzo che fa fucilare le persone con la contraerea, allo stesso modo in cui nei film di Mel Brooks i re francesi, tra uno spulzellaggio e l'altro, si divertono nel tiro al piattello umano; un pazzo che minaccia nientemeno che la guerra nucleare!
E' infatti noto a tutti che sono le portaerei nordcoreane che incrociano a meno di 300 miglia dalle coste statunitensi; sono i bombardieri di Pyongyang che sorvolano le immediate vicinanze dei confini yankee; sono i cacciatorpediniere atomici “comunisti” che gettano le ancore nei porti caraibici, a un passo dagli USA; sono i sistemi missilistici di Kim Jong Un a esser dislocati in Messico, a un tiro di schioppo da California, Arizona o Texas, insieme a qualche decina di migliaia di poveri riservisti nordcoreani, costretti da quel pazzoide a prolungare la ferma per dieci anni lontani diecimila miglia da casa.
E quantunque nella “sòla” non ci si sia spinti fino a ripetere le parole del Segretario di Stato USA Rex Tillerson, secondo cui Washington potrebbe inserire di nuovo Pyongyang (lo ha fatto una prima volta dal 1987 al 2008) tra gli stati “sponsor del terrorismo”, si è però citata quasi alla lettera la rappresentante USA alle Nazioni Unite, Nikki Haley: “Noi non intendiamo cominciare la lotta, dunque voi cercate di non darla a noi”.
Insomma, se qualcuno è davvero intenzionato a muover guerra a un altro paese, non sono certo gli Stati Uniti, paese pacifico per eccellenza, che non dispone nemmeno di portaerei, sommergibili nucleari, sistemi cosiddetti antimissilistici, bombardieri sparsi nelle basi in ogni angolo della terra; è bensì la Corea del Nord a volere la guerra a tutti i costi. E allora l'italico von Stierlitz si incarica di ammannire quel povero ragazzo, raccomandandogli piuttosto, par di capire, che sarebbe meglio per lui farsi curare, invece che voler fare la guerra all'impero.
Già, perché sono sempre i “dittatori comunisti” che fanno le guerre ai pacifici democratici…
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