Mezzo passo indietro di Washington sulla questione del controllo dei porti russi in estremo oriente, in relazione all'inasprimento delle sanzioni USA contro la Corea del Nord. Il portavoce del Congresso americano, riporta Interfax, ha qualificato come “non rispondente al vero” l'informazione secondo cui il progetto di legge sulle sanzioni, già approvato dalla Camera dei rappresentanti, conterrebbe anche un paragrafo relativo al controllo sui porti e aeroporti russi, siriani, iraniani e cinesi, in applicazione delle risoluzioni ONU riguardanti la Corea del Nord. Tali porti e aeroporti, osserva però Interfax, sono chiaramente citati al paragrafo 205 del progetto di legge americano, in cui si prevede che il presidente USA ogni anno, per cinque anni, presenti al Congresso una relazione su porti e aeroporti che violino la risoluzione del Consiglio di Sicurezza sulla Corea del Nord: tra questi i porti russi dell'estremo oriente (Vladivostok, Nakhodka e Vanino), cinesi (Dalian e Dandong), iraniani (Abadan, Bushehr e Bandar Abbas) e siriani (Latakia e Tartous).
Ieri, all'apparire delle prime indiscrezioni, si erano avute aspre reazioni a Mosca. Il presidente della Commissione esteri del Senato russo, Konstantin Kosačëv aveva dichiarato che “tale disegno di legge, al pari della stragrande maggioranza di altri 'dolcetti' cucinati dal Congresso, non risponde al diritto internazionale. Nessun paese al mondo e nessuna organizzazione internazionale, a partire dall'ONU, ha investito gli USA del potere di controllare l'esecuzione di alcuna risoluzione del Consiglio di sicurezza”.
Inoltre, “gli americani, con diritti o non diritti, tentano di confermare la supremazia della loro legislazione su quella internazionale, la qual cosa costituisce la minaccia principale al diritto internazionale e il problema più urgente delle relazioni internazionali”. Un simile tipo di “operazioni militari è inconcepibile e significa una dichiarazione di guerra”. Sulla stessa linea anche il presidente della Commissione informazioni del Senato, Aleksej Puškov: “Una specie di azione legislativa di guerra; al di là del senso comune".
“Un pacchetto di sanzioni non adottate a livello internazionale, sulla base di risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, è illegittimo. In questo caso non è applicabile il principio di extraterritorialità”, ha detto la politologa Viktorija Panova, mentre Vladimir Khrustalev vede nel disegno di legge un passo verso il tipo di sanzioni adottate contro Cuba e Iran: gli USA creeranno problemi a tutti quegli stati che cooperino con Pyongyang. In effetti come ricorda RIA Novosti, nei primi due mesi del 2017 l'interscambio commerciale tra Russia e Corea del Nord è cresciuto del 73% rispetto allo stesso periodo del 2016; l'export russo verso la RDPC è stato di 19 milioni di $ (+149%).
A parere del biografo di Kim Il Sung, Andrej Dmitriev, l'azione americana ha due obiettivi; siccome i passi sin qui tentati non hanno dato risultati – né portaerei, né minacce, né i tentativi di spingere la Cina a far pressioni su Pyongyang – ora si tenta di “intimorire” Russia, Cina e Iran. A questo punto, secondo Dmitriev, Mosca dovrebbe addirittura togliere le sanzioni contro la RDPC: in fondo, i test missilistici nordcoreani non sono indirizzati contro la Russia. Il presidente della Commissione esteri della Duma, Leonid Slutskij ha qualificato il progetto come “scandaloso e contrario al diritto internazionale. "Coloro che propongono un tale disegno di legge hanno chiaramente eccessive ambizioni. Sono sicuro che la Russia non permetterà di interferire nei propri affari e controllare i porti in Estremo Oriente o in qualsiasi altra regione".
Il politologo Maksim Grigorev ha dichiarato a Radio Sputnik che è “abbastanza ridicolo un testo in cui si indica che è necessario controllare ciò che avviene nei porti russi e che però non enumera alcuna procedura per le ispezioni. Gli USA non sono affatto turbati dal fatto di richiedere ad altri paesi di rispettare la propria legislazione”. Secondo Grigorev si tratta solo dell'anticipo di ulteriori “dichiarazioni contro Russia, Cina e Siria; è improbabile che si tratti di reali passi politici, dal momento che gli USA, naturalmente, non hanno alcuna giurisdizione su altri paesi. Si tratta dell'inizio di una nuova campagna propagandistica".
Il presidente della Commissione difesa del Senato, Viktor Ozerov lo giudica assurdo, dato che Mosca sta osservando scrupolosamente la risoluzione ONU sulle sanzioni alla RDPC e "naturalmente la Russia non lascerà entrare nessuno, senza permesso, non solo nei propri porti, ma nemmeno nelle acque territoriali”. Non è chiaro "come gli Stati Uniti controlleranno i nostri porti. Siamo uno stato sovrano" ha detto Ozerov e "se l'attuale generazione di congressisti USA non l'ha ancora capito, ora ha un'occasione unica per farlo".
E' in questo quadro che la KCNA riporta che a Pyongyang è stato sventato un tentativo di assassinare Kim Jong Un da parte di agenti USA e sudcoreani. L'operazione avrebbe dovuto essere attuata lo scorso 15 aprile, in occasione dei festeggiamenti per il 105° anniversario della nascita di Kim Il Sung. Allo scopo, sin dal 2014 la CIA avrebbe reclutato, nell'estremo oriente russo, un cittadino nordcoreano, addestrandolo all'uso di sostanze biochimiche e radioattive.
Quella è d'altronde una delle opzioni di cui in USA si parla apertamente da tempo e che i Servizi segreti hanno proposto al presidente, insieme ad altre ipotesi aggressive di cui ha scritto a più riprese l'agenzia sudcoreana Yonhapnews: “attacchi preventivi” agli impianti nucleari nordcoreani, formazione di una brigata mista yankee-sudcoreana, di mille-duemila uomini, per l'eliminazione di Kim Jong Un e della leadership nordcoreana.
Ed è così che Kim, in occasione della visita ai reparti di artiglieria di stanza sugli isolotti di Jangjae e Mu, vicini ai confini sudoccidentali del paese, ha esortato i soldati nordcoreani a essere pronti a “spezzare la spina dorsale al nemico”, in caso di conflitto con la Corea del Sud.
Secondo Aleksandr Sitnikov, in ogni caso, Washington e Seoul difficilmente riuscirebbero ad avere la meglio sulla Corea del Nord: se la Corea del Sud conta tutto sulla propria “linea Maginot”, la RDPC è preparata alla guerra strada per strada. La sudcoreana Yonhapnews scrive che agli inizi di maggio, a conclusione delle manovre aeronavali congiunte USA-Corea del Sud, bombardieri strategici americani B-1B avrebbero sorvolato la RDPC. E' stato in quell'occasione che Pyongyang aveva ammonito di esser pronta a mandare a picco la portaerei “Carl Vinson”, che ormai da oltre un mese incrocia nelle acque antistanti la penisola coreana. Come che sia, scrive Sitnikov, bisogna tener conto che al milione e duecentomila soldati nordcoreani, la stessa Yonhapnews parla di altri seicentomila riservisti ben addestrati e di sei milioni di Guardie Rosse che prendono regolarmente parte alle esercitazioni.
Contrariamente alle speculazioni occidentali, questi 8 milioni di uomini sono addestrati alla difesa, su quattro diverse linee difensive, rafforzati da quattro brigate di fanteria d'élite che completano la guarnigione della capitale. I principali tipi di armamento tradizionale sono costituiti da corazzati, blindati e batterie razzi fabbricati su ammodernamento di esemplari russi e cinesi. In caso di conflitto, scrive Sitnikov, sia il Nord che il Sud sembrano contare soprattutto sui primi momenti: ambedue gli eserciti concentrano la maggior parte delle forze, soprattutto le artiglierie, in prossimità del confine.
Ovviamente, Seoul può contare in mare sulla supremazia yankee; di contro, conta su appena mezzo milione di soldati, oltre a 4,5 milioni di riservisti (soggetti a mobilitazione per 8 anni) e ai 28mila militari USA presenti in Corea del Sud e altri 50mila in Giappone.
Si può dire che tale potenziale nordcoreano rappresenti uno dei motivi, non tra i più secondari, di quella che sembra essere una certa “indecisione” yankee dall'attaccare direttamente la Corea del Nord; con Mosca e Pechino lì a due passi.
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