Chi semina odio raccoglie tempesta. In questo caso però la tempesta ha solo la cremosità di una torta in faccia. Il filosofo francese Bernard-Henri Levy, noto sostenitore di ogni guerra di aggressione della Nato, e' stato duramente contestato a Belgrado, la capitale di uno dei paesi vittima delle campagne di odio di Levy e dei conseguenti bombardamenti della nato. Alcuni giovani attivisti di sinistra lo hanno accusato per le sue posizioni guerrafondaie e slavofobe. La contestazione, materializzatasi con una torta in faccia e striscioni di accusa, e' avvenuta al termine della proiezione del suo film 'Peshmerga' presentato nell'ambito del Festival del film documentario in corso a Belgrado. Appena Levy ha preso la parola in sala tre militanti della gioventù comunista gli hanno urlato “Assassino vai via da Belgrado” e “Questo bastardo era favorevole a bombardare la Jugoslavia otto anni prima dei raid della Nato”, prima di lanciargli una torta in faccia. Un altro attivista e' salito sul palco srotolando uno striscione con la scritta in inglese “Bernard Levy appoggia gli omicidi imperialistici”.
Non è la prima volta che Bernard Henry Levy viene colpito da torte in faccia. Era accaduto in Belgio esattamente due anni fa e nella stessa Francia. Una contestazione “mirata”, che evita di farne un martire ma segnala clamorosamente le sue responsabilità ideologiche nelle pagine più nere scritte dal neoimperialismo europeo in questi ultimi venticinque anni.
La torta in faccia ricevuta da Bhl a Namur, Belgio, nel maggio del 2015
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa
Gianni Sartori
AIUTO! Vicenza è in mano nemica!
(Gianni Sartori)
Vicenza ancora città del Palladio? Piuttosto della Ederle e delle sue succursali (Dal Molin, Pluto, Fontega...).
Quindi, perché mai le scuole vicentine dovrebbero preoccuparsi di far conoscere le antiche glorie architettoniche e artistiche locali (banalità come la “Rotonda”, la Basilica o il Teatro Olimpico…ormai obsoleti, diciamolo) quando è possibile attingere direttamente alle moderne realizzazioni dell'imperialismo, comunque travestito?
Questa sembra essere l'ultima (per ora) novità in questa città di collaborazionisti. Alcuni studenti del Liceo Quadri dovrebbero (uso il condizionale, spero ancora sia una bufala) partecipare a non meglio precisate attività della caserma Ederle.
Sorvoliamo pure sul fatto che la Scuola, universalmente intesa, dovrebbe educare alla Pace, alla convivenza, alla solidarietà (tanto sbandierate, magari a sproposito) ma proprio alla Ederle dovevano andare per lo stage? Ma di che cosa poi? Di inglese?
Al momento la cosa sembra non aver suscitato particolari reazioni tra le “autorità”, sia civili che religiose. Forse più in nome del quieto vivere (lo sport preferito a livello locale) che della “convivenza con gli ospiti statunitensi” . “Gli amici americani” li chiama Zaia.
Unico a esprimere la sua indignazione, finora, Daniele Ferrarin,
consigliere comunale pentastellato. Si è detto “stupito e sconcertato dalla scelta fatta dai dirigenti dell'Istituto vicentino che hanno individuato nella caserma americana il luogo idoneo per far maturare l'esperienza lavorativa di giovani studenti”.
E' lecito infatti chiedersi quale contributo possa dare alla crescita umana, culturale, professionale… di un ragazzo la frequentazione e conoscenza di luoghi dove, comunque la si voglia girare, si pianificano azioni militari offensive (dal “bombardamento etico” alla “guerra umanitaria”, all'esportazione della “Democrazia”). Azioni che poi, direttamente o indirettamente (“effetti collaterali”) provocano comunque la morte di civili innocenti.
Certo, dopo la sostanziale sconfitta del grande movimento contro la nuova base realizzata al Dal Molin, la deriva è stata inarrestabile.
D'altra parte, lo ricordava lo stesso Ferrarin, Vicenza in caso di conflitto potrebbe trovarsi nello spiacevole condizione di obiettivo strategico preferenziale da parte di coloro che la Nato considera nemici.
E forse a questa eventualità che si vorrebbe preparare le giovani generazioni vicentine?
Gianni Sartori