C'è da attendersi qualche novità nel panorama internazionale, con la sconfitta dei conservatori alle elezioni presidenziali del 9 maggio scorso in Corea del Sud? Dopo la vittoria del liberale Moon Jae-in con un largo margine di vantaggio sugli avversari, non perde tempo il suo Partito Democratico e per celebrare il ritorno al potere dopo dieci anni di leadership conservatrice chiede l'avvio di audizioni parlamentari sull'installazione del sistema “antimissile” americano THAAD. Il PD ha chiesto al governo di sospendere lo schieramento, in attesa della ratifica parlamentare; questo, nonostante il componente chiave radar del THAAD, scrive l'agenzia Yonhap, sia già stato dislocato a Seongju, 296 km a sud di Seoul. Si debbono "chiarire gli aspetti riguardanti la legittimità procedurale del dispiegamento, l'installazione illegale di apparecchiature THAAD ed eventuali accordi segreti con gli USA sulla condivisione dei costi", è detto in una dichiarazione rilasciata dall'apposita commissione del PD.
Il presidente Moon Jae-in e il PD chiedevano da tempo di rinviare l'installazione del THAAD; la controversia si era poi inasprita dopo le dichiarazioni di Donald Trump secondo cui egli "aveva informato Seoul dell'opportunità di pagare" 1 miliardo di $ per il sistema “antimissile”. Seoul aveva ribattuto che gli accordi prevedono che Washington si faccia carico finanziariamente di dislocazione, messa a punto e manutenzione del sistema, mentre Seoul avrebbe fornito il territorio. Resta comunque a vedere, scrive Yonhap, se il PD riesca a ottenere il consenso parlamentare sulla questione, dato che dispone di una maggioranza relativa di soli 120 seggi, sui 299 dell'Assemblea Nazionale, contro i partiti conservatori (94 e 20 seggi rispettivamente per il Partito della Libertà e per il Partito Bareun, una costola dell'ex partito di governo Saenuri, divisosi sulla questione dell'impeachment alla dimissionata presidente Park Geun-hye), Partito Popolare, Partito della Giustizia, alcuni dei quali continuano a sostenere il dispiegamento del THAAD.
La presa di distanze sul quale è stata naturalmente messa in evidenza a Pyongyang: il Rodong Sinmun nota come si intensifichino al Sud le manifestazioni di protesta contro l'installazione. I partecipanti sollecitano il governo a stabilire un termine per la soluzione della questione; chiedono di portare alla luce i termini dell'installazione e i costi di funzionamento e punire i responsabili per abuso di potere.
Così, in fatto di piccoli passi di avvicinamento, accanto alla questa presa di posizione su un tema, l'installazione del THAAD, che da un paio d'anni costituisce uno dei più aspri punti d'attrito tra Washington e Pyongyang – con ripetute prese di posizione da parte di Mosca e Pechino contro la decisione USA – Seoul lancia anche altri segnali di distensione nei confronti del Nord: la Federazione Mondiale di Taekwondo (WTF), guidata dal sudcoreano Choue Chung-won, ha invitato una squadra dimostrativa nordcoreana, affiliata alla Federazione Internazionale di Taekwondo (ITF), con a capo il nordcoreano Ri Yong-son, ai campionati mondiali in programma a Muju (240 km a sud di Seoul) i prossimi 24-30 giugno.
E' ovviamente ancora presto per dire se tutto ciò porterà ad autentici cambiamenti sia all'interno, sia fuori dei confini della penisola coreana. Ad appena tre giorni dall'elezione, Moon sembra dar segni di cambiamento: all'esterno, con passi conciliativi e maggior flessibilità nei confronti del Nord e un diverso approccio, "più equo ed equilibrato", con gli Stati Uniti, anche rafforzando il potenziale militare nazionale; Moon ha anche dichiarato che invierà presto emissari in USA, Russia, Cina e Giappone per coordinare le azioni sulle principali questioni bilaterali. All'interno: il neopresidente sembra dar timidi accenni di lotta alla corruzione e alle élite affaristico-familiari, come scrive Yonhap, maggiore tassazione per il grande business, promesse di sovvenzioni per posti di lavoro per i giovani e incremento del welfare. La vittoria di Moon è infatti in larga parte dovuta anche alla crisi economica, che ha visto la crescita media annua del 4,9% registrata nel decennio delle amministrazioni liberal di Kim Dae-jung e Roh Moo-hyun, dal 1998 al 2007, ridotta al 2,8% del decennio conservatore di Lee Myung-bak e Park Geun-hye, dal 2008-2016.
Dal Nord, prima ancora dell'elezione di Moon, ma quando ormai la sua vittoria era data per sicura, Pyongyang invitava già a riportare le relazioni interstatali su un piano di dialogo, dopo dieci anni in cui "le tragiche relazioni tra Corea del Nord e del Sud” scriveva lo scorso 8 maggio il Rodong Sinmun, “erano state caratterizzate dalla rivalità politica e militare, per colpa dei gruppi conservatori” di Seoul. "Il desiderio di pace del nostro popolo è stato sconvolto dai gruppi conservatori, maniaci fedeli del confronto"; tale periodo “dovrebbe essere chiuso e si dovrebbe inaugurare una nuova era di unificazione”. Le attese di Pyongyang vengono anche dal fatto che l'ex presidente liberale Kim Dae-jung e il suo successore, Roh Moo-hyun (di cui Moon era assistente), ricorda la Yonhap, avevano perseguito una politica di impegno nei confronti della Corea del Nord, con larghi progetti riconciliazione, andati però disattesi nel successivo decennio conservatore.
Proprio ieri, il vice Ministro degli esteri della RDPC, Han Song Ryol, era comunque tornato a puntare il dito su “quei gruppi conservatori del Sud che, d'accordo con Washington”, avevano infiltrato al Nord “nuclei terroristici incaricati di agire contro la leadership suprema della RDPC mediante l'uso di sostanze biochimiche”. Dal momento che “è chiaro a chiunque che il regime terroristico” non avrà fine “finché gli imperialisti statunitensi e i gruppi tradizionali del burattino sudcoreano proseguiranno nella loro politica ostile verso la RDPC” ha detto Han, “continuerà anche la guerra in stile coreano contro il terrorismo di stato” di Washington e Seoul. Fintanto che ci saranno “gruppi di assassini come la CIA e il sudcoreano NIS, è impossibile aspettarsi che il mondo sia libero dal terrorismo”, ma se la politica USA di “massima pressione politica, economica e militare su Pyongyang, volta a eliminare la leadership della RDPC” continuerà su quella strada, “avrà conseguenze catastrofiche per gli stessi USA”, ha detto Han. E però il Rodong Sinmun ha smentito le voci circolate sui media statunitense secondo cui Pyongyang avrebbe intenzione di usare “come moneta di scambio nelle trattative con Washington” i cittadini USA di origine coreana fermati in Corea del Nord lo scorso 6 maggio e di cui si sospettano legami i gruppi diversivi organizzati da CIA e NSI.
Dunque, per quanto si guardi con attenzione al possibile nuovo corso di Seoul, al Nord si continua a tenere alta la vigilanza. Anche ieri, la KCNA ricordava come Washington avesse giorni fa annunciato un'esercitazione segreta, prevista a giugno, per l'evacuazione di civili americani residenti in Corea del Sud. Pyongyang nota come, sebbene tali esercitazioni non siano una novità, questa volta l'annuncio sia stato fatto con largo anticipo e come quindi ciò possa costituire il segnale di un piano di attacco. E' dunque naturale, scrive oggi Pae Kum Hui su Rodong Sinmun, che la RDPC conduca test nucleari e con missili balistici per la propria difesa, essendo costantemente esposta alla minaccia nucleare USA. Nonostante siano mutati i leader della Casa Bianca, da Truman a Trump, rimane immutata l'amministrazione statunitense, nel suo schema di attacco nucleare preventivo contro la RDPC.
Al Sud, notano comunque come un nuovo approccio nelle relazioni tra Sud e Nord possa togliere d'impaccio anche le ulteriori mosse di Donald Trump, in altre occasioni già dimostratosi pronto a “scelte pragmatiche”; soprattutto dopo che sembrano volatilizzarsi i suoi piani per spingere Pechino a far pressioni sulla Corea del Nord. A ogni buon conto, Pyongyang non mostra affatto di voler abbassare la guardia.
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