La soglia viene alzata a 400.000 dollari, in un cambio di marcia per raggiungere un accordo.
Lo speaker della Camera, il repubblicano John Boehner, ritiene ancora la proposta “non bilanciata” ma apre al compromesso possibile: «è un passo nella giusta direzione».
Il piano di Obama, presentato nelle ultime ore a Boehner nel terzo faccia a faccia, prevede in dieci anni un aumento delle entrate fiscali per 1.200 miliardi di dollari e un taglio delle spese per 1.200 miliardi, una cifra superiore a quanto voleva inizialmente Obama. In particolare, nei 1.200 miliardi di dollari di tagli rientrano 400 miliardi di risparmi da una revisione dei programmi di assistenza sanitaria, nel solco di quanto in tutto l’occidente si va facendo. Ci sono anche tagli per la difesa, ma di dimensioni assai più bassi: 100 miliardi, molto meno quindi dei 55 miliardi di dollari di riduzioni l’anno che scatterebbero a partire da gennaio senza un’intesa. E’ più che evidenre, dunque, che il “compromesso” – in qualche misura inevitabile, visti i rapporti di forza al Congresso – avviene tutto a vantaggio dei repubblicani (e dei ricchi): meno spese per la sanità, mantenimento per quelle militari (con una “limatura” più limitata del previsti).
Il presidente chiede anche l’aumento del tetto del debito per i prossimi due anni. Va ricordato infatti che secondo le regole della politica di bilancio Usa, il limite del debito pubblico va stabilito dal Congresso anno dopo annio, e va quindi contrattato tra i due schieramenti. L’assenza di accordo tra le due parti lascia il tetto del debito al livello previsto per l’anno precedente e comporta, come conseguenza, il “tagli lineare” a tutte le voci di spesa. Questa dinamica è la base del “fiscal cliff” (precipizio fiscale) per evitare il quale si sta “contrattando” tra amministrazione Obama e opposizione repubblicana.
La proposta di Obama comporta tagli da 2.400 miliardi di dollari in dieci avanti: la nuova offerta separa la Casa Bianca da Boehner di soli 200 miliardi di dollari. Negli ultimi giorni, infatti, lo speaker della camera ha aperto a maggiori entrate fiscali, non escludendo aumenti delle tasse per i più ricchi.
L’accordo sembra ora a portata di mano e, se verrà raggiunto nei prossimi giorni, il Senato potrebbe esaminarlo dopo le festività di Natale, il 26 dicembre.
«Ci auguriamo di poter continuare a trattare così da raggiungere un accordo che sia realmente bilanciato e inizi a risolvere i nostri problemi di spesa» afferma il portavoce di Boehner. Per raggiungere un accordo ed evitare che scattino i tagli automatici alla spesa e gli aumenti delle tasse per il 98% degli americani ci sono ancora 13 giorni.
Il pericolo che un accordo non fosse raggiunto, e che quindi, scattassero i tagli automatici, deprimendo di colpo la dinamica della crescita economica statunitense, è (o meglio era) una delle principali preoccupazioni in tutti gli scenariu disegnati dagli economisti per il 2013.
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