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Il processo di indipendenza della Catalogna. Il tour italiano

Catalunya ara!

Dal 19 al 23 giugno ospiteremo in diverse città alcuni compagni e compagne indipendentisti provenienti dalla Catalogna, Icar Iranzo militante della SEPC (Sindacato studentesco dei Paesi Catalani) e, a Bologna e Roma, Mireia Vehi deputata della CUP  (Candidatura d’Unitat Popular), il fronte della sinistra indipendentista catalana.

Il programma delle iniziative:

lunedì 19/6 TORINO
ore 21 in Cavallerizza Reale (Via Giuseppe Verdi, 9)
con Noi Restiamo e Icar Iranzo della SEPC

martedì 20/6 GENOVA
ore 17:30 in Piazza dei Truogoli Santa Brigida
con Icar Iranzo della SEPC
con Genova City Strike, Noi Restiamo

mercoledì 21/6 BOLOGNA
Sala Benjamin, via del Pratello 53 ore 18:30
con Mireia Vehi deputata della CUP al Parlament Catalano e
Icar Iranzo della SEPC
Noi Restiamo, Zenti Arrubia, Rete dei Comunisti
 

giovedì 22/6 ROMA
ore al CSOA Cortocircuito (via Serafini 57 – Roma), ore 18:00
con Mireia Vehi deputata della CUP al Parlament Catalano
Icar Iranzo della SEPC
Collettivo Militant, CUMA, CSOA Cortocircuito, Noi Restiamo, Rete dei Comunisti

Riportiamo di seguito un intervento scritto dai compagni della SEPC, l’organizzazione studentesca catalana che sarà con noi nei prossimi giorni, che riassume le tappe politiche del processo di indipendenza della Catalogna, fino al prossimo importante appuntamento referendario del 1 ottobre.

Il processo di indipendenza della Catalogna

L’inizio del processo di indipendenza catalana è avvenuto nel 2010 ed è stato determinato da due elementi fondamentali: l’organizzazione di diversi movimenti sociali che, già a partire dal 2009, hanno avviato le consultazioni popolari sull’indipendenza e hanno facilitato l’agglutinarsi delle forze popolari attorno alle aspirazioni sovraniste tanto da far arrivare il movimento pro-indipendenza in posizione di avanguardia nel panorama politico. Il giorno 11 settembre circa un milione e mezzo di persone si sono riversate nelle strade e nelle piazze catalane e hanno dato vita ad una grande manifestazione rivendicativa dopo che, la Corte Costituzionale spagnola, fortemente influenzata dalle istituzioni politiche centrali, ha emesso una sentenza volta a sopprimere parti significative dello Statuto della Catalogna (una legge regionale con il più alto status autonomo approvata grazie ad un referendum nel 2006).

Il processo di indipendenza catalana ha innescato cambiamenti significativi nella società catalana, mettendo al centro del dibattito politico la questione della sovranità di una parte dei Paesi Catalani. Per questo da lì in poi lo stato Spagnolo ha sempre più assunto quella funzione di soggetto oppressore al fine di imporre la propria linea di tendenza rimarcando una ricentralizzazione e assicurando così l’establishment politico delle borghesie spagnole e delle elite europee. La società catalana si è mobilitata in maniera costante per chiedere una risposta ai propri rappresentanti politici. Una risposta che deve essere di rottura con uno Stato spagnolo irriformabile perchè visto come un’organizzazione privata che riduce i diritti democratici e sociali peggiorando le condizioni di vita del popolo catalano. Davanti a questo tsunami di mobilitazione popolare si è scatenato un terremoto politico che ha modificato profondmaente e spostato nettamente a sinistra la panoramica della rappresentanza parlamentare catalana.

Negli ultimi 5 anni si sono susseguite molte iniziative civili fino al 9 novembre 2014, giorno della consultazione popolare non vincolante sull’indipendenza della Catalogna. Chiamata dal governo catalano, per la consulatazione hanno votato 2.305.290 persone (quasi il 40% dei cittadini). I risultati sono stati chiari e determinati per il Si all’indipendenza, nonostante si fosse compreso che questo tipo di consultazione non vincolante fosse una grave sottomissione ai tentativi spagnoli di proibire l’autodeterminazione proprio attraverso l’impugnazione legale di un referendum vincolante.

Nel 2015 si sono svolte le elezioni politiche, a cui si sono presentate due diverse coalizioni JxS (Junts pel Sí: un gruppo trasversale formato dai liberali nazionalisti e dal centro-destra, dal centro-sinistra indipendente e da alcuni indipendenti provenienti dal movimento civile pro-indipendente) e la CUP (Candidatura d’Unitat Popular: partito e fronte di massa del Movimento catalano per la Liberazione Nazionale che si dichiara pubblicamente socialista e femminista). Le coalizioni hanno concordato un punto fondamentale nei loro programmi elettorali: condurre la Catalogna verso l’indipendenza e chiedere l’elezione di un’Assemblea Costituente. I seggi eletti delle due coalizioni, sommati, conquistano la maggioranza assoluta e il parlamento ha un chiaro mandato popolare per portare avanti una rottura democratica con lo Stato spagnolo e per iniziare a costruire le strutture statali necessarie per sostenere una Repubblica indipendente. Viene approvata la proposta di un referendum vincolante al quale il governo spagnolo del PP (Partido Popolare, il partito di destra conservatore) con il sostegno esplicito dei neoliberali di Ciudadanos e il sostegno implicito di PSOE (l’altro grande Partito nel sistema elettorale bipartitista spagnolo, insieme al PP) ha dimostrato chiaramente la propria opposizione. Oltre a far saltare qualsiasi tentativo nel piano di trattativa, il sistema di potere dello stato spagnolo ha messo in campo una strategia parallela che si è concretizzata in un attacco repressivo contro i rappresentanti indipendentisti democraticamente eletti e contro i movimenti popolari. L’utilizzo della giustizia come strumento politico fa sì che la Corte costituzionale sospenda ripetutamente le leggi approvate nel Parlamento catalano (leggi di stampo progressista che assicuravano il diritto alla casa, l’uguaglianza di genere, la lotta alla povertà energetica, l’aumento di tasse alle banche). Anche l’Audiencia Nacional -tribunale creato durante il regime Franchista- è uno degli strumenti repressivi preferiti e utilizzati contro i movimenti popolari che minacciano l’unità dello Stato spagnolo, sia nei paesi catalani che in altre nazioni come il Paese Basco. Infine lo stesso ex presidente del governo catalano Artur Mas e due ex ministri sono stati condannati a due anni di interdizione nell’esercizio politico con l’accusa di aver favorito l’organizzazione della consultazione popolare non vincolante del novembre 2014.

Le condanne dei principali leader eletti e la ripetuta sospensione delle nostre leggi sono un attacco definitivo alla nostra sovranità, alle nostre istituzioni e al nucleo principale della democrazia. Oggi, il governo spagnolo potrebbe sospendere l’autonomia catalana e le nostre istituzioni politiche, trasferendo il controllo politico della Catalogna a Madrid; organizzare comandi militari e di polizia per impedire che il referendum unilaterale vincolante avvenga, attraverso la chiusura dei seggi e bloccare l’accesso al voto. Inoltre è già stata inviata una relazione alla Commissione di Venezia (parte del Consiglio europeo) con l’intento di giustificare la necessità di dichiarare lo stato di eccezione in caso di rottura imminente dell’unità spagnola.

Il popolo catalano è e sarà pronto a rispondere a tutto questo: il movimento popolare e le organizzazioni civiche che guidano le masse stanno pianificando di occupare le infrastrutture o le scuole dei seggi a tempo indeterminato e di tenere azioni di resistenza passiva, promuovendo nuovamente massicce dimostrazioni verso uno sciopero generale e mettendo in campo tutto ciò che si renderà necessario.

 

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