Cari tutti,
Scrivo questa lettera per condividere con voi la notizia che Israele mi ha espressamente vietato di andare ad Amman, Giordania, per accompagnare mia madre e stare con lei in occasione del serio intervento chirurgico a cui deve sottoporsi.
Mia madre, Wafieh Barghouti, ha 75 anni. Le è stato diagnosticato alcuni mesi fa un tumore che lei sta combattendo con coraggio, dignità e i suoi tanti commenti politici particolarmente pungenti su Facebook!
Sono mesi che ogni volta che devo andare ad Amman per stare con la mia madre durante le sessioni di chemioterapia, devo chiedere una ordinanza del tribunale per la sospensione temporanea del divieto a viaggiare che mi è stato imposto dalle autorità israeliane.
In risposta ad una richiesta urgente dei miei avvocati che informava dell’intervento chirurgico imminente di mia madre e della necessità che avevo di essere con lei, una corte israeliana ha sospeso temporaneamente il divieto a viaggiare dal 2 al 16 gennaio 2018.
Tuttavia, il Ministero israeliano dell’Interno, benché informato circa l’intervento, non ha rinnovato per quasi 3 settimane il mio documento israeliano di viaggio, senza cui non posso recarmi in Giordania.
In primo luogo, la mia avvocata ha inoltrato una domanda al Ministero per il rinnovo del documento di viaggio il 17 dicembre 2017, alla quale sono seguite tre lettere urgenti: il 27 dicembre 2017, il 2 gennaio 2018 e oggi, 4 gennaio 2018. Inoltre ha trasmesso al Ministero una copia di una lettera scritta dall’oncologo di mia madre che indica le date dell’intervento chirurgico e della terapia di sostegno.
Data la chiara evidenza della guerra totale del regime israeliano contro il movimento non violento del BDS per i diritti dei palestinesi e contro di me personalemente, non ho dubbi che questa sia un’altra forma ancora di “punizione” per il mio ruolo nel movimento come difensore dei diritti umani che lotta per la libertà, la giustizia e l’uguaglianza.
Impormi un divieto a viaggiare, minacciarmi di “assassinio civile” e provare disperatamente, e ripetutamente, a sporcare la mia reputazione, sono poca cosa al confronto dei crimini di guerra e contro l’umanità (apartheid compreso) perpetrati dal regime israeliano di oppressione contro milioni di Palestinesi.
L’assedio di 2 milioni di palestinesi a Gaza, rifiutando loro diritti e libertà fondamentali…
Il rifiuto dell’applicazione del diritto al ritorno stipulato dall’ONU per milioni di rifugiati palestinesi…
Il furto senza fine di terra e la costruzione di insediamenti coloniali illegali in Cisgiordania occupata, in particolare dentro e intorno a Gerusalemme…
La pulizia etnica continua di intere comunità nel Naqab e nella valle del Giordano…
Le dozzine di leggi israeliane razziste e il brutale regime di apartheid che fa assomigliare la segregazione in Sudafrica ad un “picnic” in confronto, come ha dichiarato il portavoce del Parlamento dell’Africa del Sud…
L’omicidio efferato, nel dicembre 2017, di Ibrahim Abu Thurayyah, eroe palestinese amputato delle due gambe che è stato ammazzato nel ghetto del Gaza , mentre protestava con una bandiera palestinese, da un soldato israeliano la cui barbarie ci ricorda quella dei soldati tedeschi durante la soppressione della rivolta del ghetto de Varsavia…
La repressione attuata contro Ahed Tamimi, eroina palestinese di 16 anni, simbolo della nostra resistenza popolare, per avere schiaffeggiato l’occupazione in faccia, in senso letterale e figurato…
Tutti questi fatti rivelano non solo un oppressore brutale, ma anche un regime di oppressione in fallimento morale che passa all’attacco con crudeltà e disperazione assolute dopo essersi reso conto che la sua base di sostegno nel mondo si sta erodendo velocemente.
Facendo parte di questo grande popolo che resiste fermamente contro ogni previsione, ripeto che tutte le loro intimidazione e prepotenze non mi tratterranno mai dal fare quello che è giusto, continuando con il mio modesto contributo a partecipare alla lotta per la liberazione del mio popolo.
Come quasi tutti i palestinesi, non potrò mai accettare la schiavitu come destino e mai smetterò di combattere l’oppressione fino a quando non potremo vivere nella giustizia e nella dignità.
Madre, perdonami, non sarò fisicamente con te in questo momento difficile. Il nostro è un sacrificio insignificante in confronto con i molti sacrifici dolorosi della nostra gente. Ma sarò con te nello spirito e so che mi sostieni fermamente nel mio resistere alla loro prepotenza e nel gridare: “Vinceremo”.
Qualcuno si chiederà, “cosa possiamo fare per aiutare? Dovremo mandare delle lettere alle autorità per fare pressione?” Come la maggior parte di voi sa, la mia risposta è: niente da fuori può fare pressione sul regime israeliano di occupazione e di apartheid più del BDS. Il tempo dell’acquiscienza e degli appelli servili rivolti agli israeliani perché rispettino i nostri diritti devono terminare.
Per toglierci dal collo il peso degli stivali israeliani richiedo campagne BDS più creative, strategiche e durature, in modo da ottenere sanzioni internazionale efficaci simili a quelle imposte all’apartheid in Sudafrica. Soltanto allora la giustizia prevarrà.
Saluti,
Omar Barghouti
Traduzione di BDS Italia
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa