Giornate intense per il presidente Usa Donald Trump, che potrebbero anche essere decisive per definire come proseguirà il suo mandato, in quale clima politico ed a quali condizioni.
Dopo l’intervento protezionistico con lo stop imposto all’acquisto di Qualcomm da parte di Broadcomm (parliamo di hi-tech e telecomunicazioni ad altissimo livello) e la dichiarazione di apertura della “guerra dei dazi”, si trova a gestire la probabile sconfitta repubblicana nelle elezioni in Pennsylvania e nel frattempo decide un cambio pesantissimo alla Segreteria di Stato. Fuori Rex Tillerson, dentro Mike Pompeo, attuale direttore della CIA.
Vicende che sembrano indipendenti e scollegate tra loro, ma che in realtà rappresentano bene l’attuale situazione dell’Amministrazione USA, che non sta passando momenti particolarmente brillanti.
In Pennsylvania, importante stato della federazione, si è votato per assegnare un seggio di deputato vacante: il candidato democratico Conor Lamb ha battuto, se pur di misura, il repubblicano Rick Saccone.
In un altro momento una competizione di questo tipo sarebbe passata quasi inosservata, ma la contingenza la rende politicamente molto significativa: la circoscrizione in cui si vota, infatti, include anche Pittsburgh, importante centro industriale, in particolare per la produzione di acciaio. Una delle aree interessate dall’intervento protezionistico di Trump nei confronti delle economie estere “aggressive”, in particolare Germania (e quindi Ue) e Cina. La stessa Cina che è il primo competitor nella corsa al mercato del 5G, e alla quale Trump ha chiesto formalmente di ridurre il deficit con gli USA cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni: aumentare l’importazione di automobili, aerei e servizi finanziari per abbattere di 100 miliardi la differenza tra acquisti americani dalla Cina ed acquisti cinesi dagli Stati Uniti.
Una richiesta che sa un po’ di ultimatum, e che indica una tensione: gli Stati Uniti sono in deficit di egemonia, ed è evidente che il tentativo di recuperare terreno passi attraverso atteggiamenti aggressivi.
Non stupisce quindi la nomina del falco Larry Kudlow a consigliere economico di Trump: tra le prime dichiarazioni di Kudlow, colpisce il passaggio sulla Cina: “Merita i dazi”.
Sempre in questo senso va letta la decisione di sostituire l’attuale Segretario di Stato Rex Tillerson, considerato “uomo dell’establishment”, con Mike Pompeo attuale direttore della CIA (che sarà a sua volta sostituito da Gina Haspel).
In un tweet Trump ha provato a spiegare la decisione: “Ho deciso da solo, ora Tillerson sarà più felice. Con Rex Tillerson non ci trovavamo d’accordo su alcune cose. Sull’accordo iraniano non la pensiamo allo stesso modo”.
Nei confronti dell’Iran infatti Tillerson ha sempre sostenuto l’utilità di un approccio morbido, mentre Trump ed i falchi dell’amministrazione spingono per una linea più dura.
E’ un ottimo esempio che chiarisce la linea politica di Trump: aggressività in politica estera per equilibrare una sempre maggiore difficoltà interna.
Oltre alle elezioni perse in Pennsylvania infatti c’è sempre l’inchiesta del Russiagate che – pur se ostentatamente ignorata d Trump – va avanti e potrebbe riservare sorprese.
L’avvicendamento di Tillerson con Pompeo ha già raccolto l’approvazione del primo ministro israeliano Netanyahu.
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