Ieri all’Eliseo, Macron ha ricevuto una delegazione siriana, tra cui ufficiali militari curdi ma anche personalità legate alla coalizione arabo-curda delle Forze Democratiche Siriane (SDF). Con questo incontro – che ha mandato su tutte le furie la Turchia – la Francia ha inviato questi alleati “dell’occidente” un messaggio di sostegno politico di portata senza precedenti. Poiché le minacce turche contro le forze curde e i loro alleati nella Siria nordorientale non vacillano, l’incontro potrebbe segnare un punto di svolta nell’impegno di Parigi verso questa componente.
In una dichiarazione rilasciata alla fine della riunione, il governo francese ha riferito che Macron aveva “assicurato il sostegno della Francia, in particolare per la stabilizzazione della zona di sicurezza a nord-est della Siria, nel quadro di una governance inclusiva ed equilibrata, per prevenire il risorgere di Daesh in attesa di una soluzione politica al conflitto siriano” scrive oggi Le Monde.
L’SDF ha cacciato i jihadisti dell’IIS in una lunga campagna militare con il sostegno dei bombardamenti statunitensi e dell’intelligence occidentale. L’offensiva è culminata nell’ottobre 2017 con la cattura di Racca, l’ex “capitale” siriana dell’ISIS a maggioranza araba ed in cui però non vivono i curdi.
Il sostegno espresso da Parigi arriva in un momento in cui la postazioni delle SDF sembra più minacciate che mai dall’offensiva militare della Turchia scatenata a fine di gennaio.
Il 18 marzo, le truppe turche ei loro ausiliari dell’Esercito Libero Siriano (i cd “ribelli” anti Assad) hanno conquistato la maggior parte di Afrin, l’enclave kurda nel nord-ovest della Siria
Anche sul teatro del nord-est siriano il punto di vista di Ankara, è che le SDF siano solo un’estensione del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK).
“L’incontro è stato molto positivo. Il presidente Macron ha confermato il sostegno politico e militare della Francia in un momento critico “, ha detto Redur Khalil World, l’ufficio delle relazioni esterne delle SDF, che faceva parte della delegazione ricevuta all’Eliseo.
Dalla caduta di Afrin, il presidente turco Erdogan ha ripetutamente ribadito l’intenzione di Ankara di continuare la sua offensiva militare verso le aree nel nord-est del paese, dove però sono presenti anche i soldati statunitensi e di alcuni paesi europei. Le forze americane sono presenti nelle vicinanze della città, il cui controllo è stato oggetto di inutili negoziati tra turchi e americani.
I membri della delegazione guidata dai curdi della Siria e ricevuti giovedì al palazzo dell’Eliseo hanno assicurato che la Francia si è impegnata a garantire anche una presenza militare.
Questo sviluppo, di cui però il comunicato ufficiale dell’Eliseo non fa menzione, avrebbe dovuto indicare la determinazione di Parigi stoppare l’espansione delle forze turche nel nord del paese.
“La Francia rafforzerà la sua presenza militare a Manbij per assicurare tutte le aree protette dalla coalizione”, ha detto Khaled Issa, il rappresentante a Parigi della “Siria del Nord”, termine usato per designare il gruppo politico formato in aree controllate dalla SDF.
La Turchia ha respinto però ogni mediazione francese in vista di un dialogo tra Ankara e la coalizione arabo-curda siriana, i cui rappresentanti sono stati ricevuti ieri all’Eliseo. “Respingiamo ogni sforzo che punta a promuovere un dialogo, contatti o una mediazione tra la Turchia e questi gruppi terroristici”, ha dichiarato il portavoce della presidenza turca Ibrahim Kalin, dopo che Parigi ha lanciato un appello al dialogo tra la Turchia e le SDF.
“Quando a Istanbul il 4 aprile si incontreranno Erdogan, Putin e il presidente iraniano Hassan Rohani, si materializzerà probabilmente un serio tentativo di spartizione in zone di influenza della Siria: un Paese della Nato, la Turchia, prova dunque a mettersi d’accordo con il «nemico», ma nessuno osa dire una parola, né l’Alleanza Atlantica né gli americani” scrive oggi Alberto Negi su Il manifesto, “La Turchia ha cambiato campo ma non si può certificare perché ospita dozzine di basi Nato e i missili Usa puntati contro Mosca e Teheran”.
Un dettaglio rilevante di tutta questa girandola diplomatica e delle tensioni tra Francia, Turchia, SDF, Russia, Iran è che nessuno sembra voler tenere conto di un fattore decisivo per ogni assetto futuro della Siria: il governo siriano. Un dettaglio di cui sarà difficile non tenere conto.
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marco
Possiamo considerare l’interessamento dell’Eliseo come un rafforzamento della presenza militare francese e del progetto di Siria. Parigi è una potenza di tutto rispetto, ha interessi storici e diretti nella regione. Con tutta probabilità vuole giocare le sue carte nella partita che vede diversi attori mirare allo smembramento della Siria e a ridefinire i confini dell’area. L’accordo di Sikes Picot sembra non tenere più al suo interno i rapporti di forza.Questo per dire che Parigi gioca pro domo sua e che uno smembramento avviene per diretto e interesse Delle potenze imperialiste e Delle forze regionali più reazionarie I progetti statali che potranno prendere corpo ne saranno condizionati.Gli esempi storici d’altronde ci dicono che i movimenti che hanno mantenuto un indipendenza sono sono quelli che si sono liberati con le proprie forze .