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Il Donbass senza tregua

Un’altra tragica perdita per le milizie della DNR. Nella tarda serata di ieri il sindaco di Gorlovka ha dato notizia della morte del comandante della brigata internazionale “Pjatnaška”, Oleg Mamiev (nome di battaglia “Mamaj”), rimasto gravemente ferito alla testa per lo scoppio di una granata nell’area di Avdeevka. Originario dell’Ossetia settentrionale, Mamiev era in Donbass dal 2014; inquadrato dapprima nel battaglione “Vostok”, si era distinto da subito per impegno sul campo e capacità militari, passando poi alla brigata “Pjatnaška”, dislocata in una delle aree

più esposte al fuoco ucraino, sulla direttrice di Donetsk, e assumendone presto il comando.
Mamiev faceva parte del Consiglio dei Comandanti e della Direzione dell’Unione dei volontari del Donbass.

L’offensiva ucraina nell’area di Gorlovka va avanti infatti già da una settimana e ha causato diverse vittime anche tra la popolazione civile, senza peraltro portare alcun beneficio militare alle forze di Kiev, che anzi hanno lasciato sul campo morti e feriti.
Due giorni fa, un reparto ucraino accerchiato a Čigari aveva addirittura diffuso un video, rivolto direttamente a Petro Porošenko, sbeffeggiando l’ordine di mantenere posizioni inutili e indifendibili.
Di contro, ieri, bombardamenti ucraini,avevano messo fuori uso gli impianti di depurazione di Golmovska, a nord di Zajtsevo, fonte principale del sistema idrico che rifornisce Gorlovka. Il giorno precedente, seguendo la stessa linea terroristica ai danni della popolazione civile, era stata bombardata con 40 razzi “Grad” e 10 proiettili di mortaio da 
82 mm la stazione di filtraggio dell’acqua di Dontesk.

Sempre ieri, pressapoco nella stessa area di Avdeevka, nel settore controllato però dalle forze di Kiev, secondo notizie diffuse dal comando operativo delle milizie della DNR, tre militari canadesi erano morti e due americani erano rimasti feriti, a bordo del mezzo di trasporto su cui viaggiavano, saltato su una mina. Secondo l’intelligence della DNR, i militari della NATO stavano ispezionando la linea di contatto sul campo, accompagnati da soldati ucraini, tre dei quali sarebbero pure rimasti feriti. Secondo l’agenzia news-front, il comando ucraino avrebbe indirizzato intenzionalmente il mezzo sul proprio campo minato: le vittime dovrebbero servire a Kiev a “dimostrare” l’aggressione da parte delle milizie della DNR e pretendere così la concessione a Kiev di maggiori aiuti militari da parte occidentale.

Non a caso, nella stessa giornata di ieri, il Ministro degli interni putschista, Arsen Avakov, parlava di una partita di 500 lanciagranate anticarro da 40mm RSRL-1 di fabbricazione USA, fornite alla Guardia nazionale ucraina.
Non è chiaro se siano in aggiunta o in sostituzione dei razzi anticarro FGM-148 “Javelin”, della cui fornitura si parla da tempo e che Petro Porošenko lo scorso 30 aprile dava già come acquisiti, mentre altre fonti scrivevano dei dubbi yankee a dotare le truppe ucraine di un’arma di carattere quasi strategico.

E’ in questo quadro che si sta ultimando la visita in Ucraina del rappresentante speciale di Washington, Kurt Volker, il quale, secondo rusvesna.su, con le proprie dichiarazioni, avrebbe assestato un serio colpo alla propaganda dei suoi stessi protetti, circa un “Donbass ucraino”. Volker avrebbe infatti dichiarato a “BBC Ucraina” che al conflitto prendono parte, da entrambe le parti, russi etnici: “la popolazione del Donbass” avrebbe detto Volker, è composta “per la maggior parte di russi etnici, che parlano la lingua russa”.
Lo stesso Volker, giunto nella parte del Donbass sotto controllo ucraino lo scorso 14 maggio, aveva candidamente dichiarato, ovviamente alla maniera yankee, che “gli ucraini non possono riacquisire il territorio preso dalla Russia. La Russia è estremamente forte”.

E a far da corollario al sanguinoso conflitto nel Donbass, le dichiarazioni del deputato alla Rada Anton Gerašenko (curatore del famigerato sito web “Mirotvorets”, che pubblica nomi e indirizzi degli oppositori ucraini e ha

divulgato i dati degli aviatori russi in Siria a uso e consumo dell’Isis) a proposito del ponte sullo stretto di Kerč, aperto ieri al traffico automobilistico. Paragonando la situazione nientemeno che a quella della guerra franco-prussiana del 1870, Gerašenko si dice sicuro che l’opera diverrà patrimonio ucraino, non appena Kiev “rientrerà in possesso della Crimea”.
Nel 1871, scrive il deputato golpista, “i tedeschi sottrassero alla Francia l’Alsazia e la Lorena e vi costruirono molte strade e ponti. Dopo la prima guerra mondiale essi dovettero restituire Alsazia e Lorena alla Francia e tutto ciò che avevano costruito passò ai francesi.
Qui sarà la stessa cosa”. Ma, d’oltreoceano, The Washington Examiner ha addirittura esortato Kiev a bombardare e distruggere il nuovo ponte. In tal caso, Kiev dovrebbe ereditare nient’altro che una vuota “linea Maginot”, inutile a francesi e tedeschi. Come dire, ancora alla maniera del grande Mao: “i reazionari sono degli stupidi…”.

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