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Russia. Pensioni e favori ai ricchi indeboliscono la “fiducia” in Putin

Risultato annullato, nel kafkiano secondo turno delle amministrative nel Territorio di Primor’e, per l’elezione del Governatore. La vicenda consumatasi durante lo spoglio delle schede, nella notte tra domenica e lunedì, è ormai nota perché ci si debba ancora attardare sui dettagli. In sostanza, scrutinate il 97,8% delle schede, il candidato del Partito Comunista della Federazione Russa (PCFR), Andrej Iščenko, era avanti di circa 28.000 voti sul Governatore uscente e candidato di “Russia Unita”, Andrej Tarasenko; improvvisamente, buttati fuori dai seggi i rappresentanti del PCFR, con il pretesto che avrebbero dichiarate nulle moltissime schede a favore di Tarasenko, si procede al riconteggio di quelle medesime schede e Tarasenko ottiene il 49,55% dei voti contro il 48,06% di Iščenko. Come avrebbe fatto? La Presidente della Commissione elettorale centrale, Ella Pamfilova, ha “rivelato” che 24.000 schede a favore Tarasenko sarebbero state non esattamente controllate da componenti di seggi “presi a caso” e “non competenti”.

Nel tira e molla delle accuse reciproche, ieri la Pamfilova ha proposto alla Commissione elettorale locale di dichiarare nulli i risultati e indire un ulteriore giro elettorale fra tre mesi. Iščenko insiste nella propria vittoria: ha dichiarato di non esser d’accordo con tale variante e di pretendere un’indagine giudiziaria approfondita sull’accaduto. Tarasenko, dopo aver cambiato opinione almeno tre o quattro volte, alla fine avrebbe acconsentito invece alla nuova consultazione. Dal Cremlino, dopo che inizialmente erano giunte posizioni non univoche sulla decisione della Commissione elettorale, si è poi optato per l’annullamento del voto.

Insomma, da tutte le parti si è parlato di brogli sfacciati. Brogli che, evidentemente, sono andati a favore del candidato governativo.

Ecco una sintesi di quanto trovato in rete: ovviamente, con tutte le cautele dovute nella “navigazione” e, per l’appunto, il territorio di Primor’e comprende il litorale che fa capo a Vladivostok. Dunque, a bordo del mercantile “Narval” (seggio 5824) l’equipaggio di 72 persone avrebbe dato 71 voti a Tarasenko. Il fatto è che il mercantile risulterebbe arenato dal 2015 e l’ultimo equipaggio pare fosse composto non di 72, ma di 27 uomini. Seggio 5859, peschereccio “Eglajne”: 21 su 21 per Tarasenko; ma il battello pare fosse stato disarmato sei mesi fa. Seggio 5876, peschereccio “Faro marin”: sembra che la compagnia armatrice sia stata liquidata un anno fa; l’equipaggio avrebbe comunque votato compatto per Tarasenko. E così per almeno altri quattro o cinque vascelli, con equipaggi reali di alcune volte inferiori al numero di marinai votanti. Chiaro che, “navigando” in altre acque, si legge che, semplicemente, numeri di seggi e nome di vascelli sarebbero stati confusi, col risultato di dichiarare in disarmo navi tuttora in servizio, con equipaggi effettivi e coscientemente votanti. Ma tant’è.

Questa è la situazione dopo la “vittoria a sorpresa” di Andrej Tarasenko, che si incunea perfettamente nella “risorsa di fiducia dei cittadini” verso il governo, che Vladimir Putin ha dichiarato esser confermata da un’affluenza media del 30%, giudicata dal Presidente “abbastanza alta”.

Una fiducia espressa d’altronde direttamente a Vladimir Vladimirovič da Christine Lagarde a nome del FMI, in particolare per quanto riguarda il “ritocco” all’età pensionabile, sanzionato dal Presidente alla vigilia del voto, che riduce, ha detto Lagarde, “l’effetto delle negative tendenze demografiche in atto nel paese”! In pochi arriveranno a riscuotere la pensione.

Un “ritocco” approvato non a caso praticamente in contemporanea con l’altro, dell’imposta sul reddito. Oggi in Russia esistono cinque diversi coefficienti di tassazione (dal 9 al 35%, su stipendi, dividendi, obbligazioni, vincite, ecc.), ma l’imposta fondamentale sui redditi è uguale per tutti e, in sincronia con l’aumento dell’età pensionabile – da 60 a 65 per gli uomini e da 55 a 60 per le donne – è stata portata dal 13 al 15%. Naturalmente, per tutti.

Di più: alla vigilia del voto Putin aveva proposto di ridurre la durata degli assegni per disoccupazione: tre o sei mesi per tutti, a eccezione dei lavoratori in età pre-pensionamento, per i quali rimane di 12 mesi. La risposta è stata un’affluenza alle urne “abbastanza alta” (!) e a poco sembrano esser serviti anche i richiami, come quelli rivolti ad esempio agli operai della “Avtovaz” di Togliattigrad, di andare a votare, attirandoli con la prospettiva di poter vincere una “Lada-Granta”. E chi è andato a votare, in tanti casi ha preso a schiaffi il partito presidenziale. Così che Sergej Obukhov, del PCFR, ha potuto dichiarare che dopo “queste elezioni, una nuova realtà politica ha preso forma. Tre governatori, nominati direttamente dal Presidente, non sono riusciti a vincere al primo turno. Ciò dimostra che si sta sgretolando il perno dell’attuale sistema politico: il consenso al Presidente Putin, grazie soprattutto al suo sostegno alla riforma pensionistica”.

Probabilmente non è solo quello. Il governo, scriveva nei giorni scorsi Inosmi.ru (una branca dell’ufficialissima RIANovosti, che riproduce articoli della stampa straniera) “non solo non impedisce ai ricchi di guadagnare, ma sostiene attivamente i loro interessi: strutture e imprese statali assegnano spesso senza concorso i maggiori contratti alle società dei vari Timčenko (Novatek, Banca di Russia, Transoil, Sibur), Rotenberg (banche, costruzioni, aeroporti, agraria), Lisin (l’uomo più ricco di Russia, secondo Forbes, con un patrimonio di 19,1 miliardi di dollari nei settori dell’acciaio e dei trasporti) e altri”.

A fronte di un impoverimento della massa della popolazione – aggravato certo dalla crisi, ma non per questo meno pesante – i vertici politici non fanno nulla per nascondere il proseguimento della politica eltsiniana e l’adozione di misure a favore del grande capitale. Secondo Forbes, ripreso da Inosmi.ru, il capitale complessivo dei 200 russi più ricchi è cresciuto nel 2017 di 25 miliardi di dollari, raggiungendo quota 485: più delle riserve auree e in valuta estera della Banca Centrale (433 miliardi) e dei risparmi dell’intera popolazione (circa 390 miliardi).

In base al rapporto annuale di The Wealth Report della Knight Frank, nel 2017 è cresciuto del 27%, rispetto al 2016, il numero di persone con patrimoni da 5 a 50 milioni di dollari, superando le 38.000 unità (ma erano quasi 60.000 prima del 2012) e di quelle con fortune da 50 a 500 milioni $, arrivate a quota 2.600 (erano oltre 4.000). Cresciuto del 22% nell’ultimo anno (circa 220 individui; erano 360 prima della crisi) il numero di persone con patrimoni stimati in oltre 500 milioni. Knight Frank valuta che i 38.000 russi con patrimoni oltre 5 milioni di dollari, detengano un totale di 1,2 trilioni di dollari (il 73,5% del PIL russo) essendo diventati nel 2017 più ricchi del 22-27%. In compenso, secondo la Banca centrale, anche nel 2017 è cresciuta del 35% la fuga all’estero dei capitali, raggiungendo una cifra tra i 25 e i 31 miliardi dollari e indirizzatasi tra l’altro verso i settori immobiliari di USA, Gran Bretagna e Cipro (il 58% dei super-ricchi ha doppio passaporto).

Per i più, ha evidentemente il sapore di una beffa l’altro “ritocco” annunciato in questi giorni: l’innalzamento della misura minima di salario al livello del minimo di sussistenza e che verrà portato a 11.280 rubli dal prossimo 1 gennaio, insieme all’assegno massimo di disoccupazione, che sarà di 8.000 rubli mensili, contro i 1.500 di quello minimo. Decisamente “poco”, rispetto all’olimpo dei vip delle copertine patinate, quali ad esempio, per citarne solo un paio, l’ex portaborse di Putin e attuale capo di “Rosneft”, Igor Sečin, quotato a 2.000.000 di rubli al giorno, o la moglie del portavoce presidenziale Dmitrij Peskov, l’ex pattinatrice Tatjana Navka, “appena” 28° nella classifica di Forbes sulle celebrità russe, con 3,4 milioni di dollari annuali.

Considerando i dati che emergono dal rapporto “Il futuro del lavoro 2018”, pubblicato dal World Economic Forum, secondo cui entro il 2020, con lo sviluppo delle tecnologie e dell’automazione, circa 75 milioni di russi potrebbero rimanere senza lavoro, quell’affluenza “abbastanza alta” rischia di essere ancora più “alta” nel futuro più prossimo.

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