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Il neo-nazismo invisibile e i Regeni ucraini /3

L’ultima parte della narrazione sul Majdan, che spiega come dalle illusioni dei manifestanti siano nati mostri. Qui e qui le puntate precedenti.

Un altro punto fondamentale da analizzare è il ruolo dell’estrema destra e dei neo-nazisti nel Majdan e nei rivolgimenti successivi, fino a oggi. La forte partecipazione di queste forze al Majdan chiaramente non va molto d’accordo con la versione edulcorata dei fatti precedentemente presentata. Di fronte a questo piccolo problema logico, gran parte dei grandi media hanno reagito più o meno in questo modo: “non vedo, non sento, e non parlo”.

Dato che la realtà dei fatti cozzava violentemente con la versione ideologica e interessata che si voleva presentarne, la soluzione adottata è stata quella di passare sotto silenzio certi fatti, negarli, manipolarli o a volte falsificarli sfacciatamente. La ricca produzione di Ishchenko e della sua squadra di sociologi dimostra infatti che elementi di estrema destra, compresi neo-nazisti, non solo sono stati presenti nelle proteste del Majdan, ma hanno avuto un ruolo determinante nel suo svolgimento fino a farlo finire in tragedia.1

Per capire il contesto dell’estrema destra e del neo-nazismo ucraino, bisogna capirne le radici. Durante l’epoca sovietica, qualunque pulsione politica nazionalista in Ucraina non poteva che essere violentemente repressa. Ma il sentimento nazionalista o separatista era talmente forte che durante la Seconda Guerra Mondiale i nazionalisti ucraini di Stepan Bandera strinsero una vera e propria “alleanza omicida” con il Terzo Reich,2 nell’illusione di poter così ottenere un’indipendenza almeno formale (naturalmente le loro speranze andarono deluse perché l’ideologia nazionalsocialista considerava tutti gli slavi e tutti i popoli dell’Urss degli esseri inferiori, pertanto il Terzo Reich si guardò bene dal soddisfare le illusioni dei banderisti).

Dopo decenni di repressione, l’indipendenza dell’Ucraina nel 1991, se da un lato soddisfò il desiderio di indipendenza di molti ucraini, dall’altro lasciò via libera alla proliferazione di gruppi dell’estrema destra nazionalista, quando non apertamente neo-nazista. È bene che il lettore consideri che questi gruppi erano presenti e attivi ben prima del Majdan, premurandosi di organizzare aggressioni contro persone e iniziative politicamente sgradite.3

Pertanto, il Majdan era per questi gruppi l’occasione che aspettavano. Ha permesso loro un macabro salto di qualità, si può dire dalla coscienza all’auto-coscienza, nonché un salto importante dal punto di vista strettamente militare, cioè da bastoni e coltelli alle armi da fuoco. In tutti i succitati studi Ishchenko precisa che l’estrema destra e i neo-nazisti non sono stati la maggioranza nelle proteste del Majdan, ma sono stati i meglio organizzati politicamente e militarmente, hanno saputo approfittare dell’occasione presentatasi che probabilmente aspettavano, sono stati i più violenti e pronti a utilizzare la loro violenza per scopi politici. Per capire il ruolo avuto da queste forze durante il Majdan il concetto gramsciano di “egemonia” è assolutamente calzante: sono riusciti a esercitare una certa egemonia sul movimento, pur senza esserne la maggioranza.

Il “salto di qualità” del quale si è parlato ha avuto delle conseguenze che sono andate ben al di là del Majdan. Infatti, questi mostri generati da un apprendista stregone non hanno deposto le armi col cambio di regime Yanukovych-Poroshenko, ma hanno iniziato ad avere un ruolo sempre più attivo nella vita del paese, organizzandosi in veri e propri “battaglioni” che se da un lato sono stati utilizzati nella guerra civile, dall’altro spadroneggiano in alcune aree dell’Ucraina formalmente pacifiche, ponendo seri problemi di ordine pubblico e provocando qualche imbarazzo al nuovo regime filo-occidentale, dato che a volte mettono in seria discussione il monopolio statale della violenza.4

Come già accennato sopra, la cosa più incredibile è che un fenomeno così grave sia stato ignorato, quando non apertamente negato e falsificato da grande parte della stampa e da certi ambienti politici “liberali”. In generale è opportuno sottolineare che il termine “liberale” andrebbe demistificato,5 ma in questa sede basta considerare che molti liberali si sono macchiati di crimini molto gravi contro la realtà dei fatti, tanto da far parlare Ishchenko di un vero e proprio “negazionismo liberale”.6

“Negazionismo” è un termine forte, dato che viene solitamente usato per persone che negano dei fenomeni abbastanza evidenti, ma è appunto ciò che si è verificato nel nostro caso. Non si saprebbe come definire in altro modo persone che negano l’evidenza di fotografie come quella sottostante (fig. 1), che rappresenta miliziani del battaglione Azov in bella mostra che fanno il saluto romano tra le bandiere della Nato, del proprio battaglione e di una bandiera con la svastica.

Simile documentazione fotografica è abbondante e ampiamente disponibile, anche perché i nazionalisti ucraini non si vergognano affatto delle loro idee e pubblicano in continuazione foto simili sui loro blog e sui social network (una rapida carrellata, oltre ai saluti col braccio teso e le bandiere con la svastica, includerebbe tatuaggi nazisti e croci di ferro). Eppure, alcuni commenti sulla stampa italiana ci hanno rassicurato dicendoci che non dovevamo farci intimorire da simboli “vagamente nazisti”, mentre storici rinomati ci hanno tranquillizzato dicendo che si trattava solo di qualche “intemperanza” nazionalista (e chi si permette di criticarla è evidentemente un servo dell’”imperialismo russo”).7

Fig. 1. Fonte: https://02varvara.wordpress.com/2015/05/09/plotnitsky-sez-ukrainian-nationalists-followed-the-same-script-as-the-german-nazis-did/.

Infine, dati i legami personali che ho con l’Ucraina, non posso esimermi dal fare un appello. Come ho già accennato, anche se le violenze dell’estrema destra ucraina erano presenti anche prima del Majdan, dopo hanno subito un macabro salto di qualità. Lo stesso sociologo Volodymyr Ishchenko è stato minacciato per la sua coraggiosa attività di ricerca, così come lo è stato il giovane storico Maksim Kazakov. Uno studente di storia politicamente sgradito è stato invece accoltellato alle gambe da un gruppo di assalitori, e deve forse la vita alla loro “magnanimità”, visto che avrebbero potuto ucciderlo.

Una delle espressioni più recenti del pericolo neo-nazista in Ucraina è stata l’aggressione subita da un gruppo di donne durante una manifestazione l’8 marzo scorso.8

Giustamente, a due anni di distanza noi italiani piangiamo ancora Giulio Regeni, torturato e ucciso a causa della sua attività di ricerca tra i sindacati egiziani. Facciamo bene a piangere il nostro compatriota, ma c’è un paese alle porte dell’Europa dove studiosi, studenti e attivisti coraggiosi sono sotto il costante pericolo dei mostri generati dal Majdan. Nessuno parla di loro, sono delle macchie sgradevoli che sporcano la patina della “rivoluzione per la libertà” filo-europea, che purtroppo non ha portato più libertà ma il suo contrario.

Se davvero abbiamo a cuore la libertà di espressione e la libertà di ricerca, si meritano la nostra solidarietà e il nostro aiuto.

1 Volodymyr Ishchenko, “Denial of the Obvious: the Far Right in the Maidan Protests and their Danger Today”, http://www.criticatac.ro/lefteast/denial-of-the-obvious/, consultato il 02/06/2018. Volodymyr Ishchenko, “Far right participation in the Ukrainian Maidan protests: an attempt of systematic estimation,” European Politics and Society, March 15, 2016, http://dx.doi.org/10.1080/23745118.2016.1154646, consultato il 02/06/2018. Volodymyr Ishchenko, “Why is There Nationalist Radicalization in Post-Maidan Ukraine?,” PONARS Eurasia Policy Memo (April 2018).

Volodymyr Ishchenko, “Nationalist Radicalization Trends in Post-Euromaidan Ukraine,” PONARS Eurasia Policy Memo No. 529 (May 2018).

2 B.F. Sabrin, ed., Alliance for Murder: the Nazi-Ukrainian Nationalist Partnership in Genocide (Boston: Da Capo Press, 1991).

3 Ringrazio il sociologo ucraino V.A. per le preziose informazioni fornite in materia.

4 Vedi l’ottimo documentario girato nel 2016 dal giornalista francese Paul Moreira per l’emittente francese Canal +, “Les masques de la révolution,” https://www.youtube.com/watch?v=GiG0DHfZaEY, consultato il 02/06/2018. L’azione di questo giornalista coraggioso non è piaciuta alle autorità ucraine, tanto che hanno formalmente protestato per questo documentario con il governo francese, ma fortunatamente non ci sono state conseguenze per il giornalista.

5 Cosa che Domenico Losurdo ha contribuito a fare col suo libro Controstoria del liberalismo (Roma-Bari: Laterza, 2005).

6 Ishchenko, Denial.

7 Ettore Cinnella, Ucraina: Il genocidio dimenticato 1932-1933 (Pisa: Della Porta, 2015).

8 Aliona Liasheva, “A Story of One Banner,” http://www.criticatac.ro/lefteast/a-story-of-one-banner/, consultato il 02/06/2018.

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