Una bella notizia finalmente.
Sotto pressione per l’ampia mobilitazione internazionale suscitata dallo sciopero della fame di Leyla Guven e di centinaia di altri prigionieri politici, le autorità di Ankara (consapevoli di non potersi permettere – almeno qui e ora – “una Bobby Sands curda”) hanno rimesso in libertà la deputata di HDP prigioniera. Tuttavia, le accuse contro di lei rimangono sul tappeto.
Fra le prime reazioni, quella del PCF (Parti communiste francais). Nel comunicato di ieri, 25 gennaio si legge: «Leyla Guven viene liberata dopo 79 giorni di sciopero della fame. Il movimento di cui lei aveva preso l’iniziativa, seguita da oltre 250 prigionieri politici curdi, intendeva ottenere la fine dell’isolamento del leader curdo A. Ocalan. Arrestata ingiustamente per il suo impegno democratico, come altri parlamentari, sindaci e militanti di HDP, Leyla Guven rimane profondamente segnata da questa prova, ma lei ha dimostrato che era possibile piegare la tirannia di Recep Tayyip Erdogan.
La lotta continua nel solco tracciato da Leyla Guven. Lei incarna questa mirabile lotta di emancipazione del popolo curdo per far prevalere la giustizia, la democrazia e la pace in Turchia e anche in Rojava, minacciato dalla barbarie del regime turco e dei suoi alleati jiadisti. Le diverse forma di mobilitazione, dallo sciopero della fame di Strasburgo a quella dei comunisti in tutto il Paese (in riferimento alla Francia NDR) deve spingerci ad ampliare la lotta».
E il comunicato conclude segnalando che oggi, 25 gennaio «la responsabile dei rapporti internazionale del PCF, Lydia Samarbakhsh e Sylvie Jan, presidente di France-Kurdistan, sono presenti al tribunale di Diyarbakir in questo giorno di vittoria per esprimere il sostegno incondizionato del PCF al popolo curdo e a tutti i democratici della Turchia».
Ovviamente la liberazione di Leyla Guven non rappresenta la soluzione del problema che stava all’origine della sua radicale, estrema protesta: la fine dell’isolamento carcerario imposto all’esponente curdo Abdullah Ocalan.
Ugualmente, rimangono aperte altre due questioni fondamentali:
– la liberazione di tutti i prigionieri politici
– la ripresa dei colloqui-trattative di pace fra le autorità turche e il PKK,
Per questo il popolo curdo mantiene la sua mobilitazione a sostegno delle richieste avanzate dai militanti ancora in sciopero della fame
Tra le manifestazioni previste in Europa per il 25 gennaio vanno segnalate quella di Place Schuman a Bruxelles (ore 14), di Atene (Piazza dell’Accademia, ore 18), di Monaco (davanti a Arnulfstrasse Mercedes, ore 18,30), di Parigi (Place de Chatelet, ore 14).
Per domani, 26 gennaio, sono previste altre manifestazioni a Mannhein (Paradeplatz, ore 14), Francoforte (Stazione centrale, ore 14), Hannover (di fronte alla stazione centrale, ore 14), Kiel (sempre davanti alla stazione, ore 16), Friburgo (Alte Synagogen Square, ore 16), Stuttgart (via Lautenschlager, ore 14), Norimberga (Chiesa di Lorenz, ore 16),
Dusseldorf (di fronte alla stazione centrale, DGB Haus, ore 13,30), Berlino (via Bernauer, ore 15), Karlsruhe (Stephans Square, alle 15), Brema (davanti alla stazione centrale, alle 13), Darmstadt (Luizenplatz, ore 14), Oldenburg (raduno di bambini, Marktplatz, ore 14,30), Vienna (Museumsqaurter Vienne, ore 16,30), Graz (Griesplatz, ore 15), Bregenz (in riva al lago, alle 15), Copenaghen (Vesterbros Torv – DR Emil Holms Kanal, alle13), Amsterdam (Waterrlooplein 1011 PG Amsterdam, ore 13).
Altre iniziative in Svizzera (a Bale e a Berna, rispettivamente in Claramarkt, ore 16 e davanti al Parlamento, ore 14).
A San Gallo e a Lugano, davanti alla rispettiva stazione, entrambe alle ore 16. Ad Aarau alle 17.
In Svezia, a Stoccolma (Norabantoget, ore 13,30) e a Goteborg (Gotapatsen, ore 13,30).
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