Dal 2010 (anno della rivolta di Tivoli Gardens a Kingston) al 2017, che raggiunse il picco degli omicidi ordinari ed extra-giudiziari, le città giamaicane – in proporzione al ridotto numero dei loro abitanti – si erano piazzate nella top-list mondiale della violenza urbana, superando le metropoli brasiliane.
JCF (Jamaica Constabulary Force, la polizia) ha sterminato pressoché impunita per decenni circa 5.000 persone, oltre un terzo risultate poi estranee ai fatti contestati. Adesso, il quadro è cambiato radicalmente: dal 2018 al 2019 diversi poliziotti-killer sono finiti dietro le sbarre.
Un percorso striato di sangue
La Giamaica è una piccola isola caraibica (non raggiunge i 3 milioni di abitanti).
Eppure non solo è meta del turismo internazionale – tour operator italiani possiedono hotel e uffici – ma soprattutto è un punto strategico sotto il profilo investimenti di multinazionali e governi.
Stati Uniti e Spagna possiedono quaggiù succursali di catene all-inclusive come IberoStar, Fiesta, Bahia Principe, Royalton, Holiday Inn, ect.
La Cina ha costruito, e gestisce con pedaggi stellari, l’autostrada più lunga dei Caraibi, e la Campari ha comprato il 90% delle quote della distilleria Appleton, che produce il rhum n° 1 delle Indie Occidentali.
La classe dirigente locale protegge il business lasciando briglia sciolta a polizia e security privata, che d’altra parte deve fronteggiare una criminalità agguerrita.
Nel 2010, Obama ordinò al governo giamaicano di arrestare Dudu Coke, un narco-trafficante che aveva riempito di cocaina gli States.
Costui si rifugiò all’interno del suo feudo – il ghetto di Tivoli – dove era adorato come un dio, protetto dai suoi soldati, la gang di Shower Posse.
Ai tentennamenti del premier di allora, compromesso con il boss, la segretaria della National Security USA Janet Napolitano rispose intimando all’esercito locale, spalleggiato da reparti speciali statunitensi, di entrare con la forza nel ghetto e arrestarlo. La fanteria del Don oppose una resistenza feroce, ammazzando una mezza dozzina di governativi, e fu la carneficina: i mortai dell’esercito cannoneggiarono per una settimana il quartiere, falciando senza distinzione membri della gang e civili; alla fine, si contarono 75 cadaveri, ma altri vennero occultati, e le cifre reali non si seppero mai. Tivoli.webloc
Ovviamente, nessuno pagò per gli eccessi. Dudu intanto se l’era già squagliata prima che i mortai parlassero, per essere poi arrestato a un posto di blocco.
Negli anni successivi, la violenza su radicalizzò: gli omicidi delle gang, tra rapine e faide interne, raggiunsero picchi oscillanti tra le 1500/2000 vittime annue.
La polizia dal canto suo, con esecuzioni a sangue freddo e passanti falciati per errore, viaggiava su una media di 300 omicidi. Gli agenti si accanivano sugli abitanti dei ghetti, considerandoli complici in blocco, e sui ladri di polli.
Le alte sfere della criminalità raramente cadevano, potendo contare, così come succede in Brasile, su una solida rete di corruzione all’interno delle autorità, che consentiva loro di farla franca.
Marzo 2012 registrò il record di stragi firmate JFC: 37 caduti, tutta gente ordinaria, nei ghetti di Denham Town e Cassava Piece: adolescenti, studentesse delle medie ammazzate davanti alla scuola, anziani che giocavano a domino, madri che tornavano dal lavoro. global.webloc
La furia cieca degli agenti non risparmiò nessuno quegli anni, quasi 1.000 vittime tra il 2011 e il 2013. L’odio in uniforme si sfogava anche sugli street people, i clochard. Uno di loro, insano di mente, fu ammazzato come un cane a Ocho Rios, davanti alla folla plaudente, e il video dell’esecuzione finì su YouTube.
Un ragazzino di 14 anni, si beccò due colpi, uno nell’inguine e l’altro in testa, spappolandogli il cranio. Già nel 1999, la polizia si era distinta in imprese del genere: una notte, a Montego Bay, i loro cellulari prelevarono dalle strade 80 barboni, scaricandoli in aperta campagna dentro un sito di rifiuti tossici della bauxite, per farli morire di fame.
Un giornalista del Mirror, avvertito da una soffiata, salvò tutti.
Secondo Indecom, l’agenzia indipendente che indaga sui crimini polizieschi in Giamaica, le Forze Speciali erano solite giustiziare i sospetti sul posto, sovente evitando l’arresto; la media locale di 300 police killngs annui su una popolazione di meno di tre milioni comparata a quella del Sud-Africa che si aggira sulla stessa cifra, ma su 55 milioni di abitanti, è raccapricciante.
Stesse cifre cine-brivido sul fronte opposto: a Montego Bay, che ha superato Kingston nella classifica, nel 2017 le bande hanno ucciso 255 persone, su un totale di 111.000 abitanti, sorpassando la media pro-capite dello Stato di Rio, 6731 vittime (incluse quelle uccise dalla polizia) ma su 17 milioni di persone.
In pratica, un tasso di 40 vittime ogni 100.000 abitanti, ben lontano dalle 230 x 100.000 di Montego Bay: una singola cittadina giamacana, ha registrato in proporzione più morti violente di un intero stato brasiliano. rio.webloc
N.B. Il punto focale dei crimini extra-giudiziali, è il rifiuto da parte degli agenti giamaicani di indossare le Body Worn Cameras, microcamere che dovrebbero essere in dotazione delle forze dell’ordine durante le operazioni speciali.
Codeste consentirebbero di registrare video nel corso di sparatorie o presunte tali, accertando così fin dall’inizio delle indagini l’effettiva dinamica degli incidenti.
Una cospicua quantità di BWC fu consegnata alla polizia giamaicana nel 2016, rimanendo però inutilizzata.
Su trenta operazioni delle Forze Speciali nel 2017, che han causato la morte di 41 persone, le pattuglie non hanno mai sfruttato la nuova tecnologia a disposizione.
Lo stesso avviene in Brasile, dove la BOPE, unità speciale d’intervento, pur dotata di armamenti ultra moderni, rifiuta le microcamere che la inchioderebbe alle proprie responsabilità.
Indecom alla riscossa
A gennaio 2018, fu uccisa una guardia giurata mia conoscente, Quincy Frater, durante un raid delle Forze Speciali a Ocho Rios. Quincy.webloc
La polizia entrò in casa, e alle sue proteste, gli sparò a sangue freddo.
La Scientifica cercò di depistare le indagini, mettendo una pistola per terra, incolpandolo di averla puntata sugli agenti. La famiglia approvò il mio intervento, e, con l’aiuto dell’Avvocato di Stato, esaminai la scena del delitto.
Seguendo lo splatter del sangue, appurammo che l’uomo fu colpito a morte quando era già a terra ferito. L’agenzia Indecom venne tacitata per motivi politici, e il delitto rimase impunito, come altri precedenti. Art.21.webloc
Da allora però, il corso degli eventi in Giamaica è cambiato radicalmente: innanzi tutto, un alto ufficiale dell’esercito è diventato capo della polizia, epurando i vertici corrotti, e ridando a Indecom l’autorità che le era stata sottratta.
E le teste dei poliziotti-killer ora cominciano a cadere: da settembre 2018 a maggio 2019, non solo le Corti negano la libertà su cauzione agli agenti incriminati, procedura che prima era la norma, ma iniziano ad affibbiar loro pene pesantissime. Ha fatto scalpore la sentenza del 25 gennaio, che ha registrato ben 3 ergastoli per omicidio volontario e istigazione all’omicidio, a carico di un agente serial killer che ne aveva fatti fuori tre.
Considerando che in Giamaica non esiste in pratica il ricorso in appello, tali condanne vanno considerate definitive.
Non era mai successo prima che JCF subisse una batosta del genere.
E paradossalmente, alla fine del 2018 si è registrato un calo degli omicidi in generale del 22%: 1.287 contro 1.641 del 2017. 2018.webloc
A riprova che le esecuzioni a freddo non sono un deterrente del crimine, bensì l’avallo a uno stato permanente di Far-West.
(Foto e testi © Flavio Bacchetta)
Pubblicazione originale: https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/06/01/giamaica-finalmente-un-duro-colpo-per-i-killer-in-divisa/5202015/
https://www.amazon.it/Paradisi-infernali-Quello-guide-raccontano/dp/8899878455
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