L’UPTER (università per la terza età) di Roma è una associazione che molto ha fatto, e fa, per la promozione e lo sviluppo della cultura e della scienza, in special modo per quei cittadini che ormai sono in pensione e possono finalmente dedicare il loro tempo ad approfondire materie che in gioventù non hanno potuto conoscere con pienezza, ovvero che si affacciano a materie e discipline per loro nuove.
Da una associazione di così alto prestigio sociale ed accademico mi sarei aspettato una ben maggiore correttezza storica e politica rispetto alle tematiche riguardanti Israele e la Palestina; infatti, nell’opuscolo che illustra le sue attività per il corrente anno, consultabile anche sul sito dell’UPTER, nella sezione viaggi (l’UPTER infatti organizza viaggi a scopo culturale in Italia e nel mondo) c’è la presentazione di un viaggio in Israele, in cui in pochissime righe compare una serie di “inesattezze” che ci auguriamo siano volute, perché, se dettate da “ignoranza della questione”, sarebbero ancor più gravi.
Il viaggio viene appunto brevemente pubblicizzato come un viaggio che cura particolarmente l’aspetto religioso; ma ci sono tre affermazioni che francamente mi hanno sconcertato, come mi ha sconcertato la fotografia della moschea di Al Aqsa a corredo del breve testo: cosa c’entra con Israele?
La prima affermazione sconcertante è la seguente: “Visitare Israele vuol dire soprattutto scoprire il popolo ebraico che, esule, ha saputo creare uno stato dal niente, vuol confrontarsi con la modernità di Tel Aviv e l’antichità di Gerusalemme”; lo stato di Israele non è stato creato “dal niente”, è stato creato dagli ebrei sionisti, emigrati a più riprese in Palestina, in larga parte illegalmente, che hanno effettuato, subito dopo la fine della II guerra mondiale, e sulla scia dell’orrore per l’Olocausto, una vera e propria pulizia etnica nei confronti del popolo palestinese, distruggendo oltre 400 villaggi, uccidendo migliaia di uomini, donne, vecchi e bambini e cacciando oltre 800.000 persone dalle loro terre e dalle loro case, persone costrette ad essere profughe negli altri stati della regione, dove i loro discendenti, nel frattempo diventati oltre 5.000.000, ancora vivono, in condizioni spesso sub-umane nei campi profughi dell’ONU, in attesa che il diritto internazionale li faccia rientrare nelle loro case e nelle loro terre, come previsto dalla risoluzione 194 dell’ONU.
Israele non nasce “dal niente”, nasce dal furto della terra e dell’acqua al popolo palestinese, nasce in spregio alla risoluzione dell’ONU che stabiliva che accanto allo stato di Israele doveva nascere lo stato di Palestina; lo stato di Israele non nasce “dal niente” ma nasce dal terrorismo sionista dell’attentato all’Hotel King David, dall’omicidio del conte Folke Bernadotte, dall’attentato dinamitardo che distrusse l’ambasciata della Gran Bretagna a Roma.
Il parallelismo tra Tel Aviv e Gerusalemme, seppur travestito da confronto tra moderno ed antico, appare un goffo tentativo di far rientrare quest’ultima nel territorio di Israele, mentre Gerusalemme per la comunità internazionale e per l’ONU ha uno status speciale, e la sua parte est dovrà essere la capitale dello Stato di Palestina.
Seconda sconcertante affermazione: “Tra straordinari monumenti dettati dalla fede si snodano le varie appartenenze religiose, e ciascuna vive il suo credo rispettando a suo modo, fors’anche tollerando, gli altri”; ma di quale tolleranza parliamo? Fino all’invasione sionista della Palestina, su quella terra l’ebraismo, il cristianesimo e l’islamismo vivevano in pace, fraternità e reciproca tolleranza, oggi non più. Israele, in special modo nella spianata delle moschee, cerca di limitare l’espressione della religiosità musulmana, si appropria di siti sacri all’Islam adducendo non facilmente dimostrabili preesistenze di luoghi di culto ebraici.
Anche nei confronti dei cristiani, non turisti ma palestinesi residenti, vi sono segnali di intolleranza da parte di estremisti religiosi ebraici; non da ultimo la manovra che il governo di Israele sta tentando di portare a termine per proclamare Israele “Stato degli ebrei” non fa certamente presagire buone cose per le religioni cristiana e musulmana e per i loro fedeli che vivono stabilmente in quei luoghi.
E per terminare, a proposito di tolleranza religiosa, lo Stato di Israele non ha sottoscritto alcun accordo con il Vaticano relativamente a garanzie, tutele ed obblighi reciproci per le scuole e gli ospedali cattolici e per i luoghi sacri e di culto, cosa che invece l’Autorità Nazionale Palestinese ha fatto, con la firma dei patti in Vaticano tra il Presidente Abu Mazen ed il Papa.
Per ultimo l’affermazione più sconcertante: “Non è facile vivere qui, ma è il centro della religiosità, e, religiosi o no, bisogna ammettere che la storia della moderna civiltà comincia qui, con il messaggio rivoluzionario di questo uomo chiamato Cristo”; questo con Israele, ovviamente, non c’entra nulla, ma da una università un’affermazione di questo genere non ce la aspettavamo proprio.
Con tutto il rispetto per la religione cristiana, credo che la storia della modernità abbia altri inizi che il messaggio del cristianesimo, certamente per l’epoca innovativo e di rottura, ma abbia le sue radici già nel mondo greco e romano, senza calcolare poi l’oscurantismo della Chiesa cattolica nei confronti del progresso tecnico e scientifico; la modernità nasce dall’anelito dell’uomo al progresso culturale, scientifico e tecnico, e non certo da concetti e/o messaggi metafisici e religiosi.
Ci auguriamo che la professoressa che accompagnerà i partecipanti al viaggio si soffermi anche su temi meno religiosi, ma pur sempre di estremo valore culturale e scientifico, e ricordi anche quello che è successo e come le vittime di un tempo si siano mutate in spietati carnefici nei confronti di chi non ha avuto nulla a che fare con le loro passate sofferenze; anche perché – mi si passi la battuta – per un viaggio di solo segno religioso non c’è bisogno dell’UPTER: l’Opera Romana Pellegrinaggi ne organizza di veramente ottimi.
Ovviamente, se l’UPTER vorrà organizzare dei corsi sulla tematica medio-orientale e sul conflitto Israele-Palestina saremo lieti di dare il nostro contributo.
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